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I Giurati Italiani a Cannes: ‘Avanti tutta, giochiamocela’
Cannes è alle porte. Siamo pronti a combattere? La risposta
nelle parole di Maurizio Sala (nella
foto), presidente ADCI.
"Non abbiamo un 'Gandhi' che vada di sicuro in shortlist, nè progetti outstanding
di partenza, ma è un trend che si rinconferma da tempo, non sorprende
e non deprime più di tanto, quindi avanti fino in fondo'. Così Maurizio
Sala ha riassunto con sintesi ed efficacia la situazione dei progetti italiani
iscritti al Festival di Cannes, nel corso della tradizionale conferenza stampa
tenuta dai nostri giurati al Festival della Pubblicità nella sede dell'ADCI
in via della Moscova a Milano. Dispiacimento per l'esclusione dell'Italia
dalla giuria Press, ma, spiega Sala "Sono troppo poche le
campagne italiane iscritte in questa categoria al Festival".
A fare il punto sui lavori in gara si sono ritrovati Lele Panzeri (Outdoor) e Raffella Bertini (Cyber), mentre erano assenti giustificati Pietro Maestri (Film), Francesco Taddeucci (Radio).
Ogni anno in vista di Cannes tra i creativi e i
giornalisti si scatena la solita 'tiritera' sullo status della pubblicità
italiana, che puntualmente si dimostra essere un passo indietro rispetto ai
competitors internazionali con i quali andrà in battaglia sul campo patinato
della kroisette. Creatività made in Italy low profile e poco smartly e incapace
di un exploit in una sfida con il meglio dell'adv proveniente da tutto il mondo.
Per colpa di chi? "Delle agenzie, dei clienti, degli istituti di ricerca e forse
anche dei consumatori" dice Pietro Maestri, che rappresenta
l'Italia nella giuria televisiva a Cannes, e che scrive nel comunicato
diffuso ai giornalisti: "Troppi testimonial e controtestimonial, nazionali o
internazionali. Troppe barzellette e umorismo da avanspettacolo, troppi test e
controtest che appiattiscono e tagliano le punte creative. Si sa che pur di
piacere a tutti le piccole marche si allineano agli stili di comunicazione dei
grandi e creano solo dei cloni".
Una cruda analisi quella del direttore creativo Jwt, che non si
limita a una lucida critica e propone un buon 'energizzante' per il debole
sistema creativo italiano: "Servono due condizioni base: un cambiamento che
interessi tutti gli attori del mercato, e la disposizione, da parte di ognuno, a
rivedere il suo ruolo, i suoi comportamenti e le responsabilità all'interno del
sistema".
In altri casi a fare da zavorra al nostro prodotto
creativo è la classe dirigenziale italiana, un po' troppo attempata e poco
attenta ai nuovi trend del mercato e dei consumatori. La pensa così
Raffaella Bertini , giurato nei Cyber, che
spiega: "Guardando i lavori iscritti a Cannes nella categoria Cyber mi rendo conto
che anche in Italia stanno crescendo gli investimenti sul web, all'insegna di
una comunicazione integrata e interattiva, ma ancora siamo in una fase
iniziale rispetto al boom già in atto in altri Paesi come Inghilterra, Brasile, Corea
e Francia. Probabilmente la classe dirigenziale italiana e alcuni clienti
sono ancora troppo concentrati sui media classici, non hanno coraggio di
investire sui nuovi media e soprattutto sul web, il mezzo più diffuso tra i
nuovi consumatori, i giovani. Ai giovani navigatori è rivolto, infatti, il
progetto ideato da Jwt 'Manzo Scomparso' (foto in alto
a sinistra), uno dei lavori italiani più
interessanti iscritti a Cannes; mentre dando un'occhiata alle campagne straniere
si nota la tendenza dei clienti internazionali a un uso integrato dei media –
testo- audio-video -, mentre in Italia si fanno soprattutto adattamenti". "In
generale – ha concluso Bertini – ho visto tante idee brillanti e innovative e
nel giudizio terrò in considerazione il consiglio del presidente della giuria:
punterò sulla creatività e sulla qualità delle idee".
Lele Panzeri
, da parte sua, si è fatto
un'idea precisa e originale su come sta la creatività italiana definendola 'sublibile',
e la descrive facendo riferimento a un ipotetico cerchio della qualità percorribile da
destra, dove si passa da una creatività buona ad una sublime, o da
sinistra, scivolando da una creatività cattiva ad una orribile. "Mentre i
creativi di tutto il mondo cercano di concepire comunicazioni che arrivino all'eccellenza –
spiega Panzeri - quelli italiani hanno delle difficoltà, come provano gli scarsi risultati
ottenuti nei Festival Internazionali. Esiste uno spazio ancora inesplorato, dove il sublime
e l'orribile si mescolano, è la zona del sublibile. I creativi italiani
possono percorrere questa strada per raggiungere le zone superiori del cerchio della qualità:
passare da sinistra, perseguire l'orribile per poter sconfinare nel sublibile.
I giurati internazionali avranno di fronte una tendenza definita e riconoscibile e forse
accetteranno i lavori italiani con maggior indulgenza".
Due parole, in qualità di giurato nella categoria Outdoor, anche sui lavori
in gara: "Ho visto il livello dei progetti. L'Italia nell'outdoor ha volato
basso – ha detto il direttore creativo di La Scuola di Emanuele Pirella -. Siamo
arretrati nei progetti web e ancora di più nell'affissione, dove non ci sono
particolari acuti creativi. Il più brillante che ricordo, ad esempio, tra i
vincitori degli ADCI Awards, è 'Pantera' di Perlana, ma avendo partecipato
l'anno scorso, quest'anno non sarà iscritto a Cannes. In generale, ci sono buone
idee 'nell'ambient', come la mega affissione della Mini 'Yo Yo' a Milano (foto in alto
a destra)".Tra i progetti outdoor iscritti quest'anno al Festival, Panzeri vede di
buon occhio le grandi affissioni Mini 'Bull' e
'Puntini' firmati D'A,L,V,Bbdo, la creatività
Glassex (foto a sinistra), e i fumetti del Museo
Mart (foto sotto) realizzati da
Jwt; i soggetti Saab
di Leagas Delaney, le campagne di La7
firmate D'A,L,V,Bbdo, le creatività Nolita fatte da D'A,L,V,Bbdo, la nuova
affissione MotoGuzzi firmata Grey. La favorita tra questi? "L'affissione Glassex –
spiega Panzeri – ha un linguaggio originale e il messaggio è comprensibile solo
se si vede il prodotto".
Qualche possibilità di un timido exploit italiano
traspaiono anche nella categoria radio. Francesco Taddeucci si
sbilancia facendo i nomi di Aspirina (ora al RadioFestival),
Svelto (argento all'Adci), un paio di sociali come
Wwf e la campagna a difesa della Costituzione della
Margherita
. "Le radio iscritte dall'Italia sono solo 17 – commenta il giurato –
un numero basso se si considera che il Belgio ne ha iscritte
94 e le Filippine 24, ma la quantità non fa la differenza e il
gap creativo con gli altri Paesi nella radio non è così grande come
sulla stampa e la televisione. Sarebbe bello portare a casa un premio".
Premio o non premio? Molto dipende dalla quantità delle campagne iscritte, dalla velocità dei giudizi, dai metodi di valutazione, dall'ordine dei presentazione delle campagne ( le prime sono giudicate con meno rigore, si dice) e dalla personalità dei giurati. "Spesso a fare la differenza sono le finte campagne che girano su tutti i media prima del Festival – spiega Maurizio Sala – e che sono sempre più diffuse a Cannes, ma non è il caso dell'Italia. Quel che manca al nostro Paese per sbancare al Festival è una cultura di base, ovvero la capacità di leggere e interpretare, ad esempio, un gioco linguistico o una metafora visiva, per le quali serve una cultura della forma e del colore che possa consentire il salto di qualità dai format standard a idee vincenti". Cosa vincerà l'Italia? Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. Staremo a vedere.

