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Dentsu cresce nel primo semestre ma solo in Giappone e valuta la cessione delle attività internazionali, per le quali sono state avviate una ristrutturazione da 3.400 esuberi e una revisione delle strategie globali
Il colosso giapponese Dentsu sta vivendo un momento di profonda riflessione strategica. Mentre il mercato domestico continua a registrare risultati record, le operazioni internazionali soffrono una crisi che sembra sempre più difficile da invertire. L’azienda, storicamente simbolo della solidità del business pubblicitario in Giappone, si trova oggi a dover fare i conti con performance deludenti all’estero, ristrutturazioni dolorose e un contesto competitivo globale in rapido mutamento, segnato da fusioni, acquisizioni e ipotesi di vendita che stanno ridisegnando gli equilibri del settore.
Risultati internazionali negativi a fronte della crescita giapponese
Il contrasto tra l’andamento della divisione giapponese e quello delle operazioni globali è evidente: nei primi sei mesi del 2025, Dentsu ha registrato in patria una crescita organica del +5,3%, con ricavi netti e profitti operativi ai massimi storici. Un risultato che rappresenta il nono trimestre consecutivo di progressione. Il Giappone, insomma, si conferma motore del gruppo e garanzia di stabilità.
Sul fronte internazionale, invece, la situazione è ben diversa, con ricavi organici calati del -0,2% su base annua, tanto che le prospettive di crescita per l’intero 2025 sono state riviste al ribasso: da +1% a una previsione sostanzialmente piatta. A peggiorare lo scenario, nel 2024 il gruppo aveva già dovuto registrare una svalutazione da 1,38 miliardi di dollari nei confronti delle attività in America ed EMEA.
Questa difficoltà non è nuova. L’acquisizione di Aegis nel 2012, costata quasi 5 miliardi di dollari, doveva rappresentare il trampolino di lancio per una più solida presenza in Europa e negli Stati Uniti. Ma a più di dieci anni di distanza, l’investimento non ha dato i frutti sperati. La perdita di competitività, la frammentazione dei mercati e il turnover ai vertici internazionali – culminato con le dimissioni dell’ex CEO globale Wendy Clark nel 2022 – hanno accentuato la sensazione che la casa madre di Tokyo non fosse realmente integrata con il resto dell’industria pubblicitaria globale.
Le ristrutturazioni e i licenziamenti in corso
Per cercare di affrontare questa fase complessa, Dentsu ha avviato una profonda ristrutturazione. Nel febbraio 2024 l’azienda aveva già annunciato un piano straordinario di riduzione dei costi per rivedere e rilanciare la propria struttura, puntando soprattutto all’ottimizzazione degli organici e all’introduzione di nuovi sistemi IT per migliorare l’efficienza.
Le misure si sono tradotte in tagli drastici: nell’agosto 2025 la società ha confermato di aver ridotto dell’8% la propria forza lavoro internazionale, pari a circa 3.400 dipendenti. Una scelta dolorosa, accompagnata dalla sospensione del dividendo e da nuove svalutazioni di bilancio per oltre un miliardo di dollari. “Mi rammarico profondamente per questa situazione e porgo le mie sincere scuse a nome dell’azienda”, ha dichiarato l’amministratore delegato Hiroshi Igarashi (nella foto).
Secondo quanto annunciato dal Financial Times la settimana scorsa, Dentsu ha inoltre iniziato a valutare ipotesi di dismissione delle attività internazionali. Per esplorare opzioni che vanno dalla cessione di una quota di minoranza fino alla vendita completa, il gruppo ha incaricato Mitsubishi UFJ Morgan Stanley e Nomura Securities di sondare il mercato. Possibili acquirenti, secondo gli analisti, potrebbero essere grandi network indipendenti, fondi di private equity o player come Accenture Song, che negli ultimi anni ha costruito un forte posizionamento nel marketing digitale.
Si tratta di una svolta significativa, soprattutto se si considera che fino a poco tempo fa Igarashi aveva escluso con decisione qualsiasi ipotesi di vendita. Ma la pressione degli investitori e la necessità di riportare equilibrio tra i risultati in Giappone e all’estero hanno reso inevitabile la ricerca di “alternative strategiche”.
Le grandi manovre delle holding pubblicitarie
La possibile cessione di Dentsu International si inserisce in un contesto globale in forte fermento, che negli ultimi nove mesi ha visto diverse holding pubblicitarie avviare o completare operazioni destinate a cambiare la geografia del settore.
Lo scorso dicembre, Vivendi ha deciso di scorporare Havas, trasformandola in una società quotata indipendente, con l’obiettivo di dare maggiore autonomia e flessibilità al gruppo guidato da Yannick Bolloré. Quasi in contemporanea, Omnicom ha annunciato l’acquisizione di Interpublic, un’operazione che dovrebbe chiudersi entro la fine del 2025 e che darà vita a un gigante con capacità senza precedenti in termini di scala e copertura geografica.
Nel corso dell’estate si sono inoltre moltiplicati diversi altri rumor su 2 degli attori più osservati del mercato: WPP e S4 Capital. A luglio fonti britanniche hanno riferito di un possibile interesse di Accenture per acquisire WPP, anche se la società di consulenza non ha mai confermato ufficialmente le indiscrezioni. Sul fronte S4 Capital, fondata da Martin Sorrell, si è parlato prima di un approccio da parte di Stagwell, che non si è concretizzato, e più recentemente di una proposta da parte di MSQ Partners, smentita però dagli stessi interessati.
Tommaso Ridolfi