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AI Forum 2024: nel 2023 gli investimenti aumentano del 52%, per un totale di 760 milioni di euro. Gatti: "L'IA crea un divario tra le Pmi e le grandi aziende"
Nel contesto della sesta edizione dell’IA Forum, la tavola rotonda dal titolo ‘Idee e progetti per un’AI efficace, etica e sostenibile’ ha fornito spunti utili alle aziende per interpretare, conoscere e investire al meglio nell’IA e in particolare l’intelligenza artificiale generativa.
A introdurre il discorso è stato Nicola Gatti Ph.D. Full Professor in Computer Science and Artificial Intelligence, Politecnico di Milano, che ha riportato la visione delle aziende nel contesto italiano.
“Le grandi imprese hanno iniziato a investire in progetti di ricerca per l’ intelligenza artificiale, a differenza invece delle Pmi in cui si riscontrano percentuali basse. In Italia gli investimenti rivolti all’intelligenza artificiale nel 2023 sono cresciuti del 52%, parliamo di 760 milioni di euro. Si tratta di un incremento davvero importante”.
Gatti ha sottolineato che negli investimenti delle aziende l’IA generativa ha un peso del 5%, un dato che si può considerare di notevole importanza, soprattutto se si pensa che l’IA è un concetto di cui si parla nelle aziende dall’autunno del 2023.
“In termini numerici il 5% corrisponde a 38 milioni di euro concentrati in pochi mesi. Si tratta sempre di grandi imprese, infatti chi in passato aveva già avuto modo di studiare le applicazioni dell’IA all’interno delle proprie aziende, ora riesce ad adattarsi perfettamente alle nuove tecnologie. L’IA generativa sta creando un divario tra piccole e grandi imprese”, conclude Gatti.
A fargli eco è stata Marina Geymonat, Esperta di AI, divulgatrice e TEDx Speaker, che ha riscontrato nella sua esperienza la tendenza delle aziende a trovare e dare valori all’IA.
Secondo il parere di Geymonat la difficoltà di adozione dell’IA generativa da parte dei brand deriva dalla mancanza di desiderio di innovazione. Quest'ultimo concetto si basa sulla creatività, e non sul copiare le use case di aziende più grandi. Un’altra difficoltà la si può riscontrare nel voler sottostimare l’enorme impatto trasformativo dell' IA generativa sul funzionamento delle aziende che rischiano di cedere parte del proprio controllo a un sistema che non riusciremo mai a comprendere pienamente. Dobbiamo studiare l’intelligenza artificiale e adattarla alle nostre esigenze. Le aziende tendono a chiedere use case di successo, ma ogni realtà ha i propri processi e deve trovare il suo Golden use case. Una volta identificato, bisogna cominciare investendo poco e ragionando nel medio lungo periodo, cosa che in Italia non accade spesso”, conclude Geymonat.
L’IA ha anche a che fare con il tema della sostenibilità, e lo ha spiegato Michela Milano, Professoressa ordinaria Dipartimento di Informatica - Scienza e Ingegneria Direttrice, sottolineando che il connubio è duplice: ”Possiamo usare l’IA per risolvere problemi legati allo sviluppo sostenibile, ma questa tecnologia richiede un enorme consumo di energia, quindi essa stessa dev’essere migliorata per l’impatto ambientale, sociale ed economico”.
La formazione potrebbe essere un aspetto importante per la società, Michela Milano ritiene infatti che l’insegnamento rivolto a tutti i lavoratori potrebbe essere utile proprio per adottare in maniera etica e consapevole tecnologie basate sull’IA.
Nicola Gatti ritiene anche che ci sia un problema di adozione e di fiducia da parte delle aziende. “Attraverso l’ausilio di intelligenza artificiale, i brand devono comprendere che possono diventare maggiormente competitivi e performare meglio rispetto al passato”.
Lorenzo Rocca

