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Cavalcare l’onda delle emozioni: quattro donne e un 'mare di idee' in Casta Diva per traguardare la comunicazione verso nuovi canoni. All'evento Gerety Live 2025 'Surfing New Waves' la creatività rispolvera il coraggio di osare
È ormai sera, e la sede principale di Casta Diva a Milano si riempie dell’atmosfera di una industry della comunicazione che si ritrova per alimentare se stessa in una conversazione intima tra addetti ai lavori, uniti da una passione comune e dalla voglia di voler vivere e lavorare sulla cresta dell'onda.
Sul palco ci sono Giorgia Crepaldi, ADCI International Ambassador e Chief Growth Officer Casta Diva; Debora Magnavacca, Board Member & Executive Producer AKITA Films; Ginevra Capece Galeota, Creative Strategist Spotify e Ludovica Federighi, Head of FUSE nonché Head of Content & Entertainment di OMG. Quattro donne che la pubblicità e il mondo dei contenuti li vivono ogni giorno da prospettive diverse, ma con lo stesso ritmo nelle vene: quello del cambiamento. A guidarle, tra ironia e visione, Francesco Bozza, autore, conduttore e anima creativa di Bar Spot e VO e CCO di Grey Italia.
A inaugurare l'evento Gerety Live 2025 – Surfing New Waves, è stata Lucia Ongay, co-founder dei The Gerety Awards, il riconoscimento che celebra la creatività con uno sguardo contemporaneo e inclusivo, premiando le campagne e i talenti che ridefiniscono i canoni della comunicazione moderna. Con il suo accento argentino e la grinta di chi crede in un’idea, Ongay ha ricordato quanto sia importante “riconoscere il lavoro che ha un impatto sulle donne, perché l’80% delle decisioni d’acquisto nel mondo è nelle loro mani”. Una percentuale che non è un dettaglio. Da tener bene a memoria. Il messaggio è chiaro: serve uno sguardo nuovo, più empatico e meno prevedibile nelle comunicazioni.
Da lì, la serata è diventata una cavalcata tra onde. Non a caso il titolo dell'iniziativa è “Surfing New Waves”, una playlist e riflessioni sull'industria della comunicazione sempre più fluida e agitata dall'avvento dell'AI. Bozza mostra lo storico spot Guinness “Surfer” del 1999 — “Le cose belle capitano a chi sa aspettare”, dice il claim — e il parallelismo con la creatività è immediato: trovare il momento giusto per tuffarsi, senza farsi travolgere, puntando sul coraggio della creatività, che è sempre nuova per definizione; avanguardista alla ricerca della bellezza.
Le quattro ospiti femminile hanno scelto ciascuna una canzone simbolo che fosse rappresentativa del loro pensiero e visione di come la creatività deve essere animata oggi. Il dito cade sul tasto play.

La cultura come bussola in un mare di algoritmi
Quando Giorgia Crepaldi alza il volume di The Boss di James Brown, la sala sorride. “È la mia colonna sonora quando entro in acqua — racconta la surfista, nel senso letterale, praticante dello sport stesso — mi dà il coraggio di affrontare le onde.”
Per lei, surf e pubblicità hanno lo stesso respiro: equilibrio, intuito, tempismo. “La nostra industria è un mare che cambia continuamente. Quello che ci può salvare è la cultura,” dice. E aggiunge, quasi come un manifesto: “Oggi un algoritmo sceglie cosa ascoltiamo o guardiamo, ma la cultura vera nasce da slanci umani, da momenti che nessuna intelligenza artificiale può prevedere.” Essere inaspettati. Uno degli elementi 'emersi' dalle onde.
“We Are Family”: il coraggio di osare
In console è il turno di Debora Magnavacca, e in sala risuona We Are Family delle Sister Sledge. La produttrice di AKITA Films non parla di numeri o KPI, ma di emozioni. Racconta una scena quotidiana: una ragazza, amica del figlio, in panico per una festa e solo venti euro in tasca ma con il desiderio di essere all'altezza, di osare a essere 'la più bella', esprimersi appieno per essere guardata proprio come lei vuole essere vista. “Le ho detto: dimentica il budget, dimmi come vuoi sentirti.”
L’episodio rinnova la sua filosofia di lavoro: “Ogni giorno faccio la stessa cosa con i direttori creativi. Vogliono qualcosa di forte, ma non sempre ci sono i mezzi. Allora bisogna osare. Inventare. E soprattutto divertirsi. Il divertimento è un aspetto che abbiamo per troppo tempo escluso dal nostro lavoro. Deve risorgere.”
Poi sorride: “Abbiamo perso la gioia di divertirci. La paura è paralizzante. Ma come i surfisti, se sali sulla tavola con la paura, cadi. Serve più leggerezza, più squadra, più 'family'.”
Rosalía e la scintilla dell’imprevisto
L'estetica del ritmo cambia ancora, ma non la sostanza, con Ludovica Federighi che elegge l'ultimo singolo di Rosalía quale colonna sonora della sua visione creativa. “Quando ho sentito la sua ultima opera, uscita una settimana fa, ho pensato: sta cambiando qualcosa.”
Per Federighi, la cantante spagnola rappresenta la libertà di seguire la propria voce anche quando non sai se il mercato ti seguirà. “Rosalía ha preso tutto quello che amava e il suo vissuto fino a quel momento — la musica barocca, il trap, il canto lirico — e ha creato qualcosa che non esisteva. È arte pura. È la dimostrazione che quando segui la tua scintilla, la gente lo sente.” E la voce è quella del successo, della diffusione spontanea all'interno della società.
Poi lancia una provocazione dolce-amara: “Noi siamo un pò come i replicanti di Blade Runner: con una data di scadenza. Ma se recuperiamo la nostra parte più umana, quella che crea e non copia, possiamo rinascere. Siamo fatti per fare arte, non per pianificare algoritmi.”
“I’m Still Standing”: la curiosità che non invecchia

Ginevra Capece Galeota di Spotify chiude il quartetto sonoro scegliendo "I'm Still Standing" di Elton John e la sua energia senza tempo: “Quel pezzo è la mia storia. Sono ancora qui, in piedi dopo tante difficolta e cambiamenti.”
Dopo una lunga carriera in agenzia e dieci anni nelle piattaforme (Meta e ora Spotify), Ginevra ha imparato che la chiave è una sola: la curiosità. “Nel nostro mestiere non siamo più solo quelli che parlano: siamo quelli che ascoltano. Dobbiamo andare dove si trova l’audience, capire cosa muove davvero le persone, anticiparle, e avere il coraggio di cambiare pelle ogni volta.”
La sua ricetta è semplice ma potente: “Finché resti curioso, non invecchi mai. Né come creativo, né come essere umano.”
La parola che resta: coraggio
La musica si dissolve e anche il talk vede la riva, Bozza tira le fila, ma è Magnavacca a trovare la chiusura che emerge: “La rotta chiave è non avere paura. È così che ci rigeneriamo.” E nella frase si specchia tutto il senso della serata: la creatività come surf, la cultura come onda (forza), la curiosità come equilibrio per trovare la giusta via all'interno delle possibilità infinite che si muovono attorno a noi. L'AI uno strumento (tavola) da manovrare. Perché è certo e banale dirlo: il mondo cambia, ma chi sa ascoltare, rischiare e rialzarsi, quello sì, resta sempre in piedi. Almeno così si dice... ed è bello e facile pensarlo, è romantico, edificante. Consolatorio. Ma forse è ancora più gratificante provare a osare senza paura di sbagliare. Meglio un sano errore che un rimpianto. Incoscienza? La giusta dose... meglio se in eccesso. Perché alla fine, diciamocelo: ad essere noiosi sono capaci tutti. Chi vuole esserlo? Peggio ancora è sapere di essere noiosi e non agire per darsi una fine. Si sconfina nella maleducazione.
...da una dichiarazione di Nico Rosberg, ex campione del mondo di Formula 1: “Cosa mi manca? La vittoria. È un'esplosione di emozioni che il venture capital non può replicare.” Il budget non è garanzia di appagamento dell'anima. Chi ha mai vinto senza accarezzare il rischio giocando? “Coraggio, coraggio, questo è un mondo selvaggio...” from Lorenzo Cherubini.
Davide Riva

