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Teads “Diversity Day”: l'evento che svela come le pubblicità digitali sono in grado di diffondere nella società i valori di inclusività, eguaglianza e diversità

L'incontro andato in scena ieri pomeriggio ha preso avvio con l'esposizione della ricerca realizzata da Kantar dal titolo “La comunicazione digitale responsabile: la percezione degli addetti ai lavori”. È stata poi la volta dei numerosi tavoli di confronto che hanno visto protagonisti molti rappresentanti di diverse importanti realtà che hanno portato la propria testimonianza circa le varie iniziative aziendali messe in campo per rendere Diversity & Inclusion elementi fondanti la missione aziendale.

I temi della Diversity & Inclusion sono stati i protagonisti del primo “Diversity Day”, l'evento organizzato da Teads Italia con l'obiettivo di esplorare come l'utilizzo consapevole di strategie media per la distribuzione di pubblicità digitali sia un elemento fondamentale per amplificare ed educare la società a messaggi e valori di inclusività, eguaglianza e diversità.

“Noi di Teads, essendo responsabili nel veicolare la marca con la comunicazione digitale, abbiamo voluto monitotare il settore per acquisire informazioni utili al nostro miglioramento e a quello di tutta la industry.” – ha sottolineato Antonella La Carpia, VP Global Marketing Teads – Per questo abbiamo deciso di commissionare a Kantar una ricerca dal titolo “La comunicazione digitale responsabile: la percezione degli addetti ai lavori” realizzata andando a domandare e sondare questi temi direttamente ai marketer, agenzie, centri media.”

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Lo studio con il quale si sono aperti i lavori è stato raccontato da  Morris Valzania, Client Associate Director (in foto), Media Lead, KANTAR. Le due tematiche che più emergono dal report sono la brand safety, definita come “avere la giusta comunicazione nel giusto contesto” e l'aspetto ambientale, composto sia dalla componente green dell'impronta ecologica, sia dall'accoglimento delle differenze di genere e legate all'età, in un settore, quello della comunicazione digitale, che ha come unica immagine di portatori delle innovazioni i giovani, mentre i professionisti più maturi vengono visti quasi come meno capaci di portare contributi efficaci.

Tali tematiche le generazioni più giovani le considerano due componenti complementari, inscindibili. Il report ha visionato come nelle agenzie e grandi aziende c'è una forte consapevolezza in merito, ma anche le realtà più piccole dedicano molta attenzione a tali questioni.

A livello generale risulta la presenza nel settore di un certo timore, da parte delle aziende, di finire nello spiacevole concetto del green washing. Per evitare l'inconveniente servono quindi progetti comunicativi concreti e di qualità, capaci di generare autorevolezza, azioni che vanno mantenute nel lungo periodo con coerenza. Anche per questo servono metriche capaci di valutare attenzione ed efficacia, anche per evitate dispersioni di risorse.

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Affrontare i temi di diversità e inclusione sono elementi di distinguibilità che nutrono la equity, donano un valore aggiunto, soprattutto verso i grossi brand e le realtà multinazionali.

La brand safety e brand sustainability rimangono uno dei temi principali. Nello specifico la sicurezza del marchio lavora in modo più intelligente aiutando ad erogare la pubblicità in un contesto utile che deve essere adatto alla storia del marchio.

Inclusion e diversity sono un tema di stretta attualità per le aziende, entrambi pilastri fondamentali per la responsabilità sociale. Affrontare tali questioni aumenta la reputazione interna ed esterna dell'azienda. Anche per questi due valori mancano metriche adatte ad una misurazione efficace.

Anche il giornalismo di qualità è un tema dibattuto all'interno dei reparti media, dove quasi sempre per qualità giornalistica si intende la capacità di verifica delle fonti, che fa emergere la pubblicità di valore come un potenziale antidoto alle fake news. I siti giornalistici autorevoli vengono associati ad una pianificazione upper funnel.

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 La pubblicità responsabile è vista come prioritaria. È però fondamentale che gli obiettivi di business siano associati alla necessità di “essere responsabili”. La marca deve sviluppare un purpose attraverso uno storitelling che sia naturale, non artificiale.

La diversità e l'inclusione non è una realtà autonoma, ma è presente all'interno di tutto il sistema di valori. Si tratta di qualcosa di noto e fortemente doveroso, molto sentito da tutte le componenti del sistema. Fast media non è sinonimo di bassa qualità.

Le given-back non risultano essere iniziative che scaldano i cuori. Avrebbero bisogno di una spinta innovativa per la creazione di un tasso di novità che permettano alle marche di tornare a cavalcare questa componente con efficacia.

L'esposizione della ricerca ha lasciato spazio ai molti tavoli di confronto che ha visto come protagonisti i rappresentanti di molte realtà che hanno portato le proprie testimonianze delle azioni che le aziende presenti hanno realizzato per sviluppare e far propri i temi protagonisti dell'evento.

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