Mercato

L'Adci dedica ai freelance un comparto e un congresso

La figura del freelance, il suo lavoro, l'inquadramento professionale, il suo utilizzo nelle agenzie e presso le aziende: questi e tanti altri sono gli argomenti che sono stati affrontati durante il primo congresso dei freelance organizzato da Adci. Fra gli intervenuti: i freelance Pasquale Barbella, Sandro BaldoniPasquale Diaferia. Fulvio Zendrini, come rappresentante della voce delle aziende, ha dichiarato: "Oggi il creativo è un fornitore".

Diventare il punto di riferimento della sempre più folta schiera dei creativi indipendenti in Italia. È con questo obiettivo che l'ADCI (Art Directors club italiano) promuove da oggi il Capitolo freelance. L'annuncio è stato dato oggi in occasione del primo congresso dei freelance, intitolato 'I creativi creano valore', promosso proprio dall'Art Directors club, tenutosi oggi a Milano al Naba. Destinatari di questo importante appuntamento proprio i creativi indipendenti, che hanno affollato la sala del congresso: fra di essi molti giovani.

"Oggi il numero dei creativi freelance è salito vertiginosamente – ha spiegato in introduzione al congresso il presidente Maurizio Sala (nella foto)-. Basta guardare la composizione dello stesso Consiglio dell'Adci. Il mercato è cambiato, le agenzie sono in crisi, e si è andata definendo una nuova realtà di cui l'ADCI deve oggi tenere conto, coerentemente con la propria missione: difendere la qualità del lavoro creativo. In questi anni è stato fatto tanto in questo senso: abbiamo avviato rapporti con le altre associaizoni, come Upa, AssoComunicazione, avviato momenti di formazione e aggiornamento, aperto le iscrizioni anche agli associati. Abbiamo anche costituito una srl per potere avere risorse finanziarie. Rimane però ancora molto da fare e mi auguro che la prossima presidenza dell'Adci, per cui non mi ricandiderò, conitnuerà a lavorare in questo senso (vedi notizia correlata). Con la promozione di questo capitolo dedicato ai freelance abbiamo dato vita ad una costituente, ci auguriamo che ne usufruiscano".

La figura del freelance, il suo lavoro, l'inquadramento professionale, il suo utilizzo nelle agenzie e presso le aziende: questi e tanti altri sono gli argomenti che sono stati affrontati durante la mattinata da diversi interlocutori.

Ma chi è il creativo freelance?
Un identikit del freelance creativo non esiste, e sarebbe difficile stilarlo. Un aiuto nella delineazione dei creativi indipendenti in Italia oggi verrà a metà ottobre dalla ricerca effettuata dall'istituto Qmark attraverso un questionario tramite e-mail inviato agli iscritti dell'Adci. Per il momento il quadro è ancora molto confuso. "Essere freelance è una condizione non è una categoria – hanno spiegato Pasquale Barbella (nella foto a sinistra) e Sandro Baldoni - che nella maggior parte dei casi rimanda a un'area di precarietà, irregolarità. Si può esserlo per vari motivi, perché lo si è scelto, oppure perché si è costretti. Lo si può fare in diversi modi: con rapporti occasionali i continuativi, proponendosi come generalisti o specializzati. Ma le problematiche sono poi comuni". Primo vero problema è la valorizzazione del lavoro del creativo indipendente, troppo spesso 'ghostworker' per le agenzie pubblicitarie, e dunque inesistente agli occhi delle aziende. A questa frustrazione si aggiunge quella della solitudine, privato di scambi di idee con colleghi o con la stessa committenza. "Ben venga dunque il capitolo dell'Adci come punto di riferimento e di scambio per i freelance", ha precisato Baldoni.

Altro tasto dolente è quello del contratto di lavoro e della remunerazione dei freelance, aspetti per i quali, come ha sottolineato l'avvocato Marzio Romano, diventa fondamentale l'esistenza di un'associazione rappresentativa della categoria dei freelance. "L'identificazione di un organismo di categoria diventa importante anche per il dialogo con le istituzioni – ha spiegato –. Così come è necessario che venga stilato un tariffario professionale. Sarebbe poi utile la registrazione delle opere creative presso l'Adci, in modo da tutelare il lavoro".

In questo quadro è il freelance a doversi fare valere: forte del fatto di essere prezioso detentore di idee, può farlo, secondo Pasquale Diaferia (nella foto a sinistra), cominciando a mettere in atto un pentalogo. Prima regola: non farsi chiamare freelance, ma creativo indipendente, perché nel nostro paese la parola freelance ha acquisito un'accezione negativa e dipregiativa. Seconda regola: non ripsondere subito alle chiamate dei clienti. Terza regola: firmare sempre il proprio lavoro. Quarta regola: non regalare il proprio talento, perché quello che è gratis è percepito come privo di valore. Quindi non partecipare alle gare gratuite. Quinto punto: non tenere un atteggiamento depresso, tipico dei perdenti. "Bisogna tornare a essere orgogliosi di avere questa ricchezza che sono le idee", ha concluso Diaferia.

L'Adci e i freelance
In questo quadro, l'Adci si propone dunque, attraverso il capitolo freelance, di cui si occupa in prima persona Gianni Lombardi, come organismo di riferimento di questa categoria: per offrire consulenza, informazione professionale sia gratuita che a pagamento, e per definire le linee guida di buon comportamento fra i freelance e i clienti.

Le aziende e i freelance. Parla Fulvio Zendrini: "Il creativo è un fornitore"
"Sono la bestia, il cliente". Ha esordito in questo modo Fulvio Zendrini, che da ex responsabile comunicazione di Tim e di Piaggio ha portato sul tema freelance la sua voce di uomo di azienda in un congresso di creativi come quello odierno. "Io da uomo di azienda non so chi siano i freelance – ha spiegato – Non me ne è mai stato presentato uno da un'agenzia. E questo fa comodo alle agenzie così come ai clienti".

Il sistema oggi, secondo Zendrini, non permette alle persone che valgono di fare carriera. Colpa della morte della creatività e dell'evoluzione del ruolo del creativo. "Il marketing ha ucciso la creatività: le regole costruite dalle grandi multinazionali, le Procter, continuano ad affossare le idee creative. Una volta si investiva molto e di più. Poi sono arrivati i centri media, che hanno portato via dalle agenzie pubblicitarie il pallino dei guadagni. Oggi però il potere è nelle mani delle aziende, e in particolare dei loro uffici acquisti. Il lavoro del creativo oggi è diventato quello di un fornitore di prestazione". Ma in questo molta responsabilità è anche delle agenzie, che secondo Zendrini, ormai da tempo spesso "calano le braghe".

"Mi è stato criticato – ha precisato – di avere invitato come responsabile comunicazione di piaggio 19 agenzie ad una gara internazionale. Io avevo invitato solo le cinque che già lavoravano per l'azienda, le altre 14 si sono offerte spontaneamente. E io non posso negare a chi vuole sottopormi la sua idea di farlo, perché potrebbe essere quella buona e vincente". E a chi dall'attenta platea gli rimproverava che partecipare a una gara è per un'agenzia un lavoro ("si chiamano 14 idraulici per vedere chi mette meglio il tubo?" chiedeva un giovane), ha risposto: "Alla base ci deve essere il rispetto, che purtroppo oggi non c'è. Si deve dare ai creativi il giusto tempo per realizzare il lavoro, e all'azienda il giusto tempo per valutarlo".

Per affrontare una situazione così critica del mercato pubblicitario un consiglio Zendrini però ai giovani presenti in sala l'ha dato: "Bisogna attacaccare dai lati – ha detto – andando a proporre idee e progetti su aree della comunicazione di cui le aziende capiscono poco, e in cui le grandi agenzie non sono eccellenti: il web, il marketing relazionale, gli eventi. Su queste frontiere della nuova comunicazione si gioca il futuro. Siate ribelli."

Ilaria Myr