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Fieg: il gettito della web tax per sostenere l'editoria

“Destinare al sostegno dell’editoria la gran parte dei 500 milioni che ogni anno lo Stato italiano incassa dalla Digital service tax è il minimo accettabile per ridurre la disparità di trattamento e lo svantaggio competitivo, nei confronti dei grandi operatori del web, delle imprese nazionali che producono informazione e contenuti editoriali di qualità” ha dichiarato il Presidente della Fieg, Andrea Monti Riffeser (nella foto), con riferimento alla proposta formulata dal Presidente di Confindustria Radio Tv, Antonio Marano, di destinare una parte del gettito della web tax a riequilibrare un sistema pesantemente sbilanciato a favore degli over the top.

Destinare al sostegno dell’editoria la gran parte dei 500 milioni che ogni anno lo Stato italiano incassa dalla Digital service tax è il minimo accettabile per ridurre la disparità di trattamento e lo svantaggio competitivo, nei confronti dei grandi operatori del web, delle imprese nazionali che producono informazione e contenuti editoriali di qualità”.

Lo ha dichiarato il Presidente della Fieg, Andrea Monti Riffeser, con riferimento alla proposta formulata dal Presidente di Confindustria Radio Tv, Antonio Marano, di destinare una parte del gettito della web tax a riequilibrare un sistema pesantemente sbilanciato a favore degli over the top.

I grandi operatori del web – come ha dichiarato qualche giorno fa a Trento il Sottosegretario all’editoria Alberto Barachini – fanno gli editori, senza avere le stesse responsabilità, gli stessi oneri, le stesse tassazioni, gli stessi vincoli che hanno gli editori tradizionali. Non possiamo consentire che permanga questo stato di cose che minaccia la stessa esistenza dei mezzi di informazione che – come previsto dall’articolo 21 della nostra Costituzione - dovrebbero essere tutelati in quanto strumenti fondamentali per il pluralismo e la democrazia. Su questi temi – ha concluso il Presidente della Fieg – nei prossimi giorni scriverò a tutti i Parlamentari della Repubblica per chiedere una nuova legge sull’editoria che, sull’esempio di quella varata con grande lungimiranza dal Presidente Giovanni Spadolini nell’ormai lontano 1981, consenta alle imprese di continuare a produrre informazione di qualità, di affrontare le sfide del digitale e dell’intelligenza artificiale e di salvaguardare posti di lavoro”.