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Scommesse illegali nel calcio | Aldo Biasi: “I comportamenti sono il primo media che veicola i messaggi. Se infrangi la morale sportiva il 'brand squadra' ne risente”
Ha suscitato interesse l'intervento di ieri di Albo Biasi, storico creativo milanese, circa la recente vicenda del calcio scommesse. Il creativo, vincitore di diversi Leoni a Cannes, si è domandato quanto un comportamento lesivo dell'etica sportiva possa inficiare la percezione del 'brand squadra' e del singolo giocatore?
Raggiunto da ADVexpress, il Presidente di Aldo Biasi Comunicazione, precisa che: “Il mio timore è che le ragioni dell'etica non coincidano sempre con le ragioni del goal, che quest'ultime prendano il sopravvento sulle ragioni della morale sportiva, facendo perdere al calcio, allo sport in generale, quella funzione educativa che è il cuore della loro forza.”
Una vicenda, quella delle scommesse illegali nel calcio, non nuova in Italia, ma che sembra ripresentarsi ciclicamente, nonostante stipendi invidiabili e condizioni che dovrebbero “tutelare” la messa in opera di condotte errate.
Per il creativo, dal punto di vista comunicativo, oltre ai singoli calciatori coinvolti, anche il 'brand squadra' ne esce certamente danneggiato. La 'maglia' si sporca di significati negativi col rischio che i tifosi se ne possano allontanare. Vero è che il calcio unisce proprio perché divide ma, senza abbandonare l'appartenenza di fede, un appassionato potrebbe affievolire la propria partecipazione attiva alla vita del brand danneggiando così la squadra-società.
“La comunicazione agisce nell'amplificare il fatto, quindi contribuisce alla diffusione del danno facendo il suo dovere. – afferma Biasi – Forse dovrebbe ancor più sottolineare la responsabilità dei personaggi coinvolti, che sono esempi seguiti da milioni di persone, con una elevata componente di giovani e giovanissimi; e proprio questo seguito impone al ruolo del calciatore una componente etica che è prioritaria: è meglio vincere con disonore o perdere con onore?”
Una dinamica che non si discosta dalla coerenza che i brand devono avere con i loro comportamenti, la loro mission. Ne sono noto esempio il dannoso fenomeno (su tutti i fronti) del green washing, che ultimamente ha generato indirettamente una nuova categoria: il social washing.
Il pubblicitario, oltre a richiamare l'attenzione su necessari meccanismi di monitoraggio da parte delle società affinché tali accadimenti non si verifichino, pena la perdita dell'autorevolezza di brand, vuole sottolineare, partendo dal caso specifico, come un errato comportamento veicola necessariamente un messaggio negativo di responsabilità sociale: l'azione diviene messaggio senza l'uso dei media, i quali però la concretizzano rendendola pubblica.
“La vicenda del calcio scommesse è ricorrente e incide sulla reputazione del sistema calcio. Si fa la conta dei club in qualche modo coinvolti, della squadra di appartenenza dei calciatori che verrà eventualmente penalizzata, di chi rimarrà in serie A e chi verrà retrocesso. Ma non credo che sull’immagine del singolo calciatore ci possano essere ripercussioni. Ma ho il timore che alla fine, ai tifosi l’unica cosa che interessa è che segnino e che facciano vincere le loro squadre. Il resto ha minore importanza. La passione irrazionale vince sul sentimento di autenticità e trasparenza che lo sport dovrebbe sempre possedere e manifestare.”
Davide Riva