Ricerche

La Event Industry europea perde 3,9 mld e 38 mila addetti per la pandemia. La profittabilità prevale per gli eventi live, fondamentali la digitalizzazione e la sostenibilità. Le sfide future secondo la survey sul 2020 di LiveCom Alliance

I dati della quinta edizione dell’indagine realizzata da LiveCom Alliance illustrano chiaramente il drammatico impatto del Covid-19 su fatturato (-68,4%), numero di progetti (-68,5%) e occupazione (-54,5%) della industry europea della Live Communication. Un settore che ha saputo comunque mostrare grande resilienza, affrontando sfide impegnative come la digitalizzazione e l’ibridazione dei format. Creatività, digitale e flessibilità saranno gli strumenti chiave per la ripartenza degli eventi in presenza e la ripresa del comparto – che però non tornerà ai livelli del 2019 prima del 2023.

Giunta alla sua quinta edizione, l’indagine sull’industria europea realizzata da LiveCom Alliance non si è limitata a mettere a fuoco i trend principali, le sfide e i driver dell’impatto economico sulla industry della live communication, ma si è proposta fin dall’inizio di definirne i punti fermi per la ripresa post-Covid.

I risultati si basano su un campione di 298 società in rappresentanza di un totale complessivo di 1.058 strutture specializzate – tutti i membri delle 12 associazioni nazionali che partecipano alla LiveCom Alliance. (La survey integrale in allegato)

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Lo studio, realizzato per la seconda volta consecutiva dal prestigioso istituto tedesco R.I.F.E.L. – al cui vertice è appena stato nominato il nuovo Ceo, Colija Dams (in foto), Chief Executive Officer dell’agenzia VOK DAMS worldwide –, ha esplorato sistematicamente lo stato del’arte della live communication nei diversi paesi europei analizzandone diversi aspetti come la struttura, le caratteristiche, il fatturato e gli addetti. E in questa edizione evidenzia chiaramente il brutale stravolgimento dello scenario competitivo e la miriade di problematiche che la industry si è trovata ad affrontare per sopravvivere alla crisi.

Dalle risposte ricevute emerge un impatto profondamente negativo della pandemia: 3,9 i miliardi di euro persi a livello economico, 37.700 in termini di addetti. Cifre che testimoniano i danni subiti, a confronto con il 2019, per fatturato (-68,4%), numero di progetti (-68,5%) e livello occupazionale (-54,5%).

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Il calo più sensibile si è registrato nelle aree degli Eventi Corporate (-75,3%) e dei Congressi & Conferenze (-73,5%), seguiti da Fiere & Exhibition (-66,4%), Eventi Pubblici (-64,3%) e Staff & Internal Events (-63,6%).

Superare tempi così duri e una crisi senza precedenti non è stato facile, e l’intera industry si è appoggiata con riconoscenza ai supporti governativi utilizzati dall’85% delle società. In media, comunque, solo il 37,6% delle perdite è stato compensato dagli aiuti statali. Dal punto di vista occupazionale, il 76% dei governi ha sovvenzionato la riduzione dei tempi di lavoro e il 50% il lavoro a distanza.

DIGITALIZZAZIONE, FLESSIBILITÀ E SFIDE FUTURE

Rispetto al 2019, ci sono state variazioni nelle quote di mercato e nei profili operativi dei diversi segmenti di operatori – agenzie, specialisti corporate e interni alle aziende, esperti del settore fieristico – la cui attività, sullo sfondo della pandemia, i cui confini di attività si sono spesso confusi o sfocati.

Oltre a ciò, il settore ha investito pesantemente per intensificare le attività di customer relationship, lo sviluppo di nuove aree di attività, il new business, l’implementazione dei format digitali e la flessibilità manageriale. E questi rappresentano gli strumenti di elezione per fronteggiare gli effetti negativi dell’emergenza sanitaria.

Come detto, la survey di quest’anno non ha inteso solo confrontare i numeri del 2020 con quelli del 2019, ma si è proposta di preparare il terreno per la ripresa della industry, con la riapertura agli eventi, mostrando quali siano le sfide più importanti che gli operatori dovranno affrontare nell’immediato futuro per tornare più forti di prima. La industry nel suo complesso ha infatti mostrato resilienza, creatività e imprenditorialità costruendo nuove opportunità.

A proposito dei trend destinati a rimanere rilevanti anche una volta che la pandemia sarà stata superata, i rispondenti hanno enfatizzato il ruolo fondamentale della digitalizzazione e del formato online/ibrido dei prossimi eventi. Dal punto di vista della profittabilità e del ruolo strategico, più dei tre quarti degli intervistati ha indicato in ogni caso la predominanza degli eventi live.

Ancora, il tema della salute, della sicurezza e della sostenibilità rimarranno centrali anche in futuro. Per questa ragione, le skill principali richieste ai professionisti continueranno a essere appunto la creatività, le competenze digitali e quelle del self-management.

La maggior parte delle agenzie intervistate ritiene che i propri addetti siano già sufficientemente preparati alle più importanti sfide future, anche se rimangono diverse lacune: non solo nell’area digitale, ma anche in quella del ‘nuovo lavoro’, che presuppone diverse modalità di pensiero, una più ampia cultura digitale e maggiore apertura mentale. Inoltre, anche la flessibilità e l’efficienza del lavoro in remoto rappresentano aree di competenza importanti che dovranno essere ulteriormente sviluppate.

In proiezione, nel 2021 gli intervistati si aspettano una ripresa della industry che però non sarà certamente sufficiente a compensare quando perso lo scorso anno: solo nel 2023, secondo le stime di R.I.F.E.L., il mercato tornerà a un valore complessivo pari a quello del 2019. Parallelamente, anche i livelli occupazionali non risaliranno velocemente: per il 50%–75% delle società intervistate nel 2021 non si registreranno variazioni nel numero di addetti (full o part time), ma il 30% prevede di incrementare il ricorso a operatori freelance.

Tommaso Ridolfi