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Bea World Festival 2021. Bakker (Eurovision): “Non fatevi mai cogliere impreparati”

Il producer della 65° edizione dell’Eurovision (2020 poi slittata al 2021) racconta come si organizza uno dei tv show più complessi al mondo in tempi di pandemia, anche in vista della prossima edizione che si terrà a Torino nel 2022. Parola d’ordine: flessibilità, su tutto”.

La pandemia ha segnato la produzione di uno dei tv show più complessi e famosi al mondo, l’Eurovision Contest che, nel 2020, è slittato per il Covid costringendo il team di lavoro a preparare l’edizione 2021 nell’ottica di uno scenario completamente diverso.

Ne ha parlato al Bea World Sietze Bakker, Executive Producer del 65° Eurovision Song Contest.

“Quando stavamo progettando l’Eurovision 2020, nel 2019, non si parlava di Covid”, spiega. Avevamo in cantiere un mega progetto in Olanda, a Rotterdam. L’Eurovision funziona così: il Paese dei cantanti che vincono l’edizione, ospiterà quella dell’anno successivo. L’obiettivo è di realizzare uno show che sia sempre migliore di quello precedente, è una sfida che si rinnova anno dopo anno. Da un giorno all’altro ci siamo ritrovati con lo show cancellato, ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi al lavoro sull’edizione 2021, in un mare d’incertezza. Avevamo una sola certezza: l’avremmo fatto, a qualsiasi costo”.

Quali sono stati gli step? “Abbiamo interpellato costantemente virologi ed esperti e abbiamo iniziato a lavorare su opzioni multiple. Le difficoltà erano enormi: dovevamo garantire la salute e la sicurezza della crew, riprogettando uno show che è uno dei più complessi di sempre. Bisognava garantire il distanziamento, lavorare sul problema delle travel restrictions, prevedere ogni tipo di imprevisto. Non solo: nel 2020, poiché sappiamo che per gli artisti è davvero terribile veder cancellato il loro evento, abbiamo voluto organizzare comunque qualcosa nel giorno che doveva essere dedicato alla finale. Abbiamo pensato a come metterli in luce dando loro visibilità e abbiamo creato “Europe Shine a Light”, un evento virtuale altamente immersivo senza votazioni e senza vincitori ma molto emozionante. Abbiamo raggiunto un’audience pazzesca, milioni di persone. Il mondo virtuale si è integrato con quello fisico e abbiamo coinvolto influencer e youtuber, abbiamo creato un sacco di collegamenti egli artisti hanno performato dalle loro case. Gli sponsor e i partner erano ospitati in un villaggio virtuale che ha accolto più visitatori di quanti ce ne sono solitamente all’evento fisico. E’ stato un appuntamento magico”.

Cosa ha insegnato tutto questo? “Ci ha insegnato che il segreto è avere sempre un piano B, un piano C, un piano D… che si adattino alle nuove situazioni, consentendo di realizzare la miglior versione possibile del progetto rispetto alle condizioni date”.

Questo è un consiglio anche per l’Italia, la prossima “host” dell’Eurovision. Torino, infatti, ospiterà la 66° edizione che andrà in onda sulla RAI. “Non bisogna farsi trovare impreparati, qualsiasi sia la situazione. Siamo davvero curiosi di vedere cosa verrà fatto e cerchiamo di darvi buoni consigli: abbiate sempre dei piani di riserva, perché se siete preparati a tutto, niente può mettervi in crisi. Siate flessibili nell’organizzazione, nella gestione dei budget, degli stakeholder… La pandemia c’è ancora ed è ancora una sfida che bisogna vincere”.

Serena Roberti

 

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