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#Italialive fa sentire la sua voce a Radio24 con Manfredini: "abbiamo bisogno di dialogare col Governo per risolvere una crisi senza precedenti"

La richiesta d'aiuto partita dall'aggregazione delle associazioni del settore #Italialive, a sostegno della event & meeting industry, dopo essere stata ripresa dalle principali testate giornalistiche nazionali, è arrivata anche ai microfoni di Radio24 attraverso l'intervento della rappresentante Alleanza Cooperative italiane settore Eventi e Comunicazione in #Italialive intervistata per Focus Economia da Debora Rosciani.

Congressi ed eventi aziendali annullati o rimandati a causa della repentina impennata di contagi da Covid-19 che sta caratterizzando l'inizio del nuovo anno.

Questo l'attuale scenario che ha riportato le imprese della live communication a chiedere aiuto al governo. Stiamo parlando di realtà che generano un indotto diretto di sul PIL di oltre 36 miliardi e occupa 570 mila addetti e stanno fronteggiando una crisi senza precedenti che deve essere affrontata dall'esecutivo con misure specifiche e “a largo respiro temporale”. Lo chiede #Italialive, l'aggregazione delle associazioni dell’industria dei congressi e degli eventi, che da qualche giorno ha lanciato l'ennesima richiesta d'aiuto al Governo, ripresa dalle maggiori testate nazionali (leggi news).

Data la situazione critica Radio24, durante la tramissione Focus Economia condotta da Debora Rosciani, ha ospitato, intervistandola, Cristina Manfredini, rappresentante Alleanza Cooperative italiane settore Eventi e Comunicazione in #Italialive.

Riportiamo di seguito l'intervista:

Quanto vi sta danneggiando tutto questo?

“La parola che meglio ci descrive è incertezza, incertezza totale, aggravata anche dagli investimenti che abbiamo dovuto sostenere nei mesi scorsi per passare agli eventi online, che era l'unica possibilità per poter lavorare e fatturare. Gli ultimi dati ci dicono che abbiamo recuperato un 20-25% sul bilancio 2020, ma siamo ancora con una perdita di fatturato del 50-70% sul 2019. Se la situazione dovesse continuare con le dinamiche pandemiche, prevediamo di recuperare il divario non prima del 2024.”

 

Qual è il problema più rilevante che avete?

“Il problema macroscopico è che noi non abbiamo visibilità, e stiamo perdendo competenze, lavoratori che vengono licenziati per scadenza di contratti. Inoltre molte persone sono completamente sfuggite da questo settore, settore che ha messo in evidenza di essere una realtà molto pericolosa per il prolungarsi della crisi sanitaria, perché esclusa anche dalle grandi riaperture del 26 aprile. Il distanziamento nel nostro settore è stato “tolto” in dicembre, con sproporzioni illogiche tra convegni (50% di capienza) e concerti (100% di capienza). Sembra quasi che ci sia un accanimento nei nostri confronti. Inoltre c'è una mancanza di conoscenza da parte della politica del nostro settore e modo di lavorare. Ora viviamo in questa emergenza sanitaria senza nessuna programmazione lavorativa. Quel poco che avevamo ottenuto, a fronte del molto lavoro svolto, è stato annullato dalle continue e totali disdette, fino a giugno. Inoltre dal primo di gennaio non abbiamo più la cassa integrazione. La nostra situazione attuale è identica al periodo del primo lock down. In più continuiamo a collezionare rinunce nei conferimenti delle commesse, nonostante i committenti siano stanchissimi di fare eventi online, e tutte le progettualità vengono rimandate a quando sarà possibile realizzarle in presenza. Abbiamo il vuoto davanti a noi, e non sappiamo come comportarci con i nostri dipendenti.”

 

Che cosa intendete con interventi “a largo respiro temporale”?

“Noi vorremmo innanzitutto parlare col Governo, e chiedere che venga istituito un tavolo di confronto anche per spiegare come siamo fatti, strutturati, perché se una agenzia di eventi non ottiene una commessa c'è un'intera filiera che va in crisi, partendo dai service tecnici ai fioristi passando attraverso gli artisti, interpreti, location. Noi chiediamo di venir sostenuti almeno per tutto il 2022 e il 2023. Come abbiamo dimostrato preferiamo lavorare che utilizzare la cassa integrazione, ma questo dipende dalle possibilità lavorative reali. Purtroppo però siamo veramente in grande difficoltà. Per esempio il tema dei costi fissi, che per noi sono molto elevati, non siamo mai riusciti a farlo comprendere alla politica. Ad ora la prospettiva è di chiudere le imprese e di licenziare i lavoratori, con tutto quello che comporta anche in termini di smarrimento di tutte le competenze e maestranze. L'associazione chiede inotre al Governo di dialogare per spiegate il caos dei codici ATECO che ha falcidiato i lavoratori del settore, determinando situazioni tragiche nelle quali alcune tipologie professionali non abbiano mai ottenuto nessun aiuto dall'inizio della pandemia.”

Davide Riva