Evento b2b
All'EuBea Festival si parla di emozione, tecnologia, collaborazione. Il mix per eventi efficaci
SIVIGLIA - Tre interventi davvero 'inspiring' quelli che hanno aperto la giornata dell'EuBea Festival dedicata ai contenuti.
Venerdì 6 novembre a salire per primi sul palco allestito al Barcelò Sevilla Renacimineto di Siviglia sono stati:
- Gillian Ferrabee, director Creative Lab Cirque du Soleil
- Jens Oliver Mayer, managing director Germany Jack Morton Worldwide
- Amanda Young, Americas Event Leader GE Healthcare.
Tre professionisti di diversa esperienza che hanno portato all'attenzione della folta platea le loro personali 'regole' per dare vita a eventi di successo.
Anzi, a vere e proprie 'esperienze', come ha tenuto a sottolineare Gillian Ferrabee, dal momento che lo scopo è coinvolgere il più possibile la propria audience.
“L'engagement è senza dubbio un elemento irrinunciabile – ha esordito Ferrabee - : uno show deve coinvolgere e anche, possibilmente, divertire. Inoltre deve essere in grado di tenere alta e costante l'attenzione del pubblico. Come? Ad esempio spostando il centro dell'attenzione. Proprio come avviene negli spettacoli del Cirque du Soleil, dove sono sempre presenti più punti di attrazione per il pubblico, che in questo modo non si distrae”.
“Inoltre, abbattere la barriera tra performance e platea è sicuramente una strategia vincente – ha aggiunto Ferrabee - , perché consente di trasformare il pubblico in una parte attiva dello show, facendolo sentire ancora più partecipe”.
Ci sono vari modi per creare un'esperienza interessante per la propria audience. “Un buon punto di partenza è senz'altro lo storytelling – ha spiegato Ferrabee - . E' importante che un evento o uno spettacolo raccontino qualcosa agli spettatori, per questo negli show del Cirque du Soleil c'è sempre un elemento narrativo. Bisogna tenere presente anche che più sensi vengono coinvolti, maggiore è la probabilità che l'evento venga ricordato: uno spettacolo da vedere, da sentire e da toccare è senz'altro più impattante di uno che chiama in causa soltanto la vista”.
Non bisogna poi sottovalutare la 'kinesthetic recognition', che entra in campo quando ci si immedesima nei performer. Immaginiamo di vedere qualcuno che cammina in equilibrio o di assistere a una partita del nostro sport preferito: ci capita di sentirci catapultati in campo e addirittura anche di muoverci, quasi senza rendercene conto, e questo meccanismo sicuramente ci fa sentire molto coinvolti in ciò che accade. Per questo inserire negli eventi delle performance d'effetto può essere efficace.
“Il gioco e l'assurdo possono essere due elementi altrettanto utili per stupire e trasferire alcuni concetti in modo semplice e diretto”, ha detto Farrabee.
E la tecnologia? “Può servire a far vivere l'evento anche oltre la live experience – ha dichiarato Ferrabee –, e aumenta enormemente le possibilità di interazione con il pubblico, dunque costituisce senza dubbio un valido aiuto per chi si occupa di eventi”.
A patto, però, che non ci si focalizzi soltanto su di essa. Secondo Jens Oliver Mayer, managing director Germany Jack Morton Worldwide, la tecnologia deve essere al servizio dell'idea creativa e dell'esperienza che vuole costruire, non viceversa.
“E' innegabile che oggi per stupire le persone sia necessario proporre qualcosa di straordinario e che la tecnologia sia uno strumento irrinunciabile, anche perché è ormai parte intrinseca della nostra vita - ha affermato Mayer -, ma deve essere considerata un abilitatore in grado di amplificare l'esperienza, non deve essere fine a se stessa”.
“In fondo, le tecnologie più efficaci sono quelle che, pur restando 'invisibili', rispondono alle nostre esigenze più semplici - ha aggiunto Mayer - . Pensiamo agli schermi touch: non ci rendiamo nemmeno conto della loro componente tecnologica, ma li utilizziamo ormai quotidianamente. Per non parlare di aziende come Google o a Uber, che hanno fondato il proprio business sulla capacità di soddisfare bisogni tanto elementari quanto reali. Tuttavia, non mancano i casi in cui l'utilizzo della tecnologia si sia rivelato fallimentare: basti pensare ad esempio al QR Code, che non ha avuto il successo sperato”.
Le tecnologie che possono essere utilizzate nell'ambito della live communication sono numerose: dalla realtà aumentata all'attivazione attraverso i social media, passando per i big data, che consentono di raccogliere informazioni sull'evento stesso e di trarne spunto per renderlo ancora migliore.
“La live communication può trarre grande vantaggio dai nuovi mezzi digitali – ha dichiarato Mayer - . Essi aiutano ad aumentare l'engagement, la condivisione, la spettacolarità dell'evento. Un esempio per tutti: l'utilizzo del second screen che, se sfruttato in modo intelligente, costituisce un'enorme opportunità di comunicazione con il proprio pubblico di riferimento”.
Per dare vita a degli eventi/live communication experience efficaci, è fondamentale che si instauri una collaborazione proficua tra agenzie e clienti. Come ritiene Amanda Young, Americas Event Leader di GE Healthcare, che nel suo intervento, breve ma incisivo, partendo dalla sua esperienza di event planner, ha portato all'attenzione della platea tre regole che chi lavora in agenzia dovrebbe seguire.
“Innanzitutto è importante che i professionisti delle agenzie conoscano l'organizzazione delle aziende con cui lavorano, altrimenti, se non si conosce chi fa che cosa, risulta complicato interfacciarsi con le persone giuste – ha sottolineato Young - . In secondo luogo, bisogna definire i compiti prima e nel modo più preciso possibile, per non creare fraintendimenti in corso d'opera.
“Last but not least, azienda e agenzia di riferimento devono lavorare come una squadra sempre in movimento. In questo settore tutto evolve molto velocemente: bisogna essere pronti a cogliere i cambiamenti, con gli strumenti giusti, insieme”, ha chiosato Young.
Come dire, l'unione fa la forza, anche nella live communication.
A QUESTO LINK i partner dell'edizione 2015 dell'EuBea Festival
Serena Piazzi