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Bea in Tour: l’evoluzione del congresso

Vincoli legislativi e tradizione frenano il processo di rinnovamento del congresso istituzionale verso forme di comunicazione ‘event oriented’. Le potenzialità ci sono e anche le case history di riferimento. L’approfondimento nella terza tavola rotonda del Bea in Tour.

L’ultima tavola rotonda della tappa romana del Bea in Tour (9 luglio) ha affrontato il tema dell’evoluzione del congresso, che da momento istituzionale si trasforma in evento, all’insegna della relazione e dell’intrattenimento. Immediato il riferimento, come benchmark, al XV Congresso Eap organizzato da Promo Leader Service a Firenze, in cui l’umorismo, argomento del congresso, è diventato il ‘fil rouge’ di eventi che hanno coinvolto tutta la città e le istituzioni.
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È dunque possibile che il congresso istituzionale si rinnovi e diventi ‘event oriented’?
Questa la domanda posta da Salvatore Sagone, presidente Adc, agli ospiti della tavola rotonda: Vincenzo Angrisani, Emea marketing manager uterine health ethicon women’s health & urology di Johnson&Johnson, Francesca Romieri, corporate events Lehman Brothers e Giorgio Vallati, responsabile ufficio comunicazione-stampa- public affairs Euler Hermes Siac, dalla parte delle aziende e Emma Aru, presidente Studio Ega, Giorgia Giusti amministratore delegato Promoarch-Gruppo Triumph e Fabrizia Rossetti, amministratore delegato Fasi Comunicazione Eventi in rappresentanza delle agenzie (nella foto da sinistra in piedi, Salvatore Sagone, poi Vallati, Romieri e Angrisani per le aziende; Aru, Giusti e Rossetti per le agenzie).

Medico (Angrisani), finanaziario (Romieri) e del credito (Vallati): tre settori in cui il congresso è uno strumento indispensabile di formazione e di aggiornamento. Non per questo, però, l’evento non è contemplato. Anzi, Romieri ha dichiarato essere, per Lehman Brothers, il medium principale, anche come conseguenza a specifiche restrizioni che la banca d’affari deve rispettare nelle altre forme di comunicazione.
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Norme e tradizione si intrecciano, dunque, rendendo difficoltoso e molto lento il processo di evoluzione del congresso verso forme più coinvolgenti di intrattenimento. “L’esigenza di rinnovamento c’è ed è molto forte - ha dichiarato Angrisani (Johnson&Johnson) -, ma è necessario che tutti i soggetti coinvolti agiscano di comune accordo nel decidere di elevare il livello di comunicazione. Parlo di società committenti, aziende supporter e società di servizi che supportano la logistica del congresso”.

È fondamentale, però, una distinzione tra area corporate e non corporate: “Nella prima - ha spiegato Aru (Studio Ega) - troviamo congressi finanziati da una sola azienda, nella seconda congressi in cui il partecipante, gli sponsor e l’azienda partecipano al budget. Solo nel primo caso l’azienda decide per sé ed è libera di mixare, a piacere, quelle che definisco le tre E, ovvero Education, Entertainment ed Emotion” (nella foto in basso, il pubblico della tavola rotonda).
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Vivacizzare o rendere unico un congresso. La soluzione potrebbe essere la location. Hueler Hermes Siac, ad esempio, ha festeggiato l’80° anniversario della società con uno spettacolare evento a Castel Sant’Angelo (Roma), organizzato dall’agenzia Events In&Out. Per questo, però, è necessario la collaborazione con le istituzioni. “Ci sono città in cui è difficile ottenere uno spazio pubblico o storico, mentre altre, magari più piccole come Rimini o Torino, hanno fatto sistema intorno al congressuale, favorendo tutti gli operatori”.

Il tema delle gare, poi, è emerso anche per i congressi e con esso la problematica di vedere in gara agenzie e realtà diverse, specializzate in campi differenti. “La soluzione, per permettere alle aziende di scegliere con maggiore chiarezza, potrebbe essere quella di fare riferimento alle associazioni di categoria, come Italcongressi-Pco Italia, che costituiscono una valida guida nel settore”.

Chiara Pozzoli