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Fertility Day, epic fail per il Governo con la campagna che promuove la genitorialità

Gli annunci promossi dal Ministero della Salute, firmati Mediaticamente, hanno scatenato un vero e proprio putiferio. Soprattutto in rete, dove attraverso i social network sono piovute critiche di ogni tipo. Che sia colpa, più che del contenuto, di una creatività mal studiata? Sta di fatto che il Ministro Lorenzin, per correre ai ripari, sta già pensando di lanciare una nuova versione della campagna.

Incoraggiare gli italiani a diventare genitori, mettendo in guardia sui pericoli della denatalità e promuovendo le cure per chi non riesce a procreare. Questo, in breve, doveva essere l'obiettivo del Fertility Day, in programma il 22 settembre, e della relativa campagna a supporto, lanciati dal Ministero della Salute.

Peccato che gli annunci, ideati dall'agenzia milanese Mediaticamente, abbiano sortito tutt'altro effetto, scatenando un vero e proprio putiferio, soprattutto in rete. I social network, come sempre accade in questi casi, hanno fatto da cassa di risonanza alle numerose critiche, che hanno spinto il Ministro Beatrice Lorenzin ad annunciare via Twitter che verrà lanciata una nuova versione della campagna, ammettendo, di fatto, l'epic fail dell'iniziativa. Resta invece online, almeno per ora, il sito del Fertility Day (vai al sito). 

D'altra parte, non stupisce che il popolo dei social e non solo si sia ribellato ai messaggi veicolati: 'La bellezza non ha età. La fertilità sì', 'La fertilità è un bene comune', 'La fertilità maschile è molto più vulnerabile di quanto non sembri', 'Datti una mossa! Non aspettare la cicogna', parole forti, che forse volevano approcciare l'argomento in modo ironico, ma che non sono stati per nulla apprezzati, in particolare dalle donne.

SoggettiFertilityDay
 Anche perché gli italiani sono concordi nel ritenere che il problema sia molto più importante di quanto non sembri da questi slogan. In Italia il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato il 42%, le donne che lavorano devono ancora lottare contro pregiudizi radicati e oltretutto c'è chi sceglie liberamente di non avere figli e non per questo deve essere colpevolizzato.

Invece di una campagna di questo tipo, come hanno segnalato in molti attraverso i social media, servirebbero iniziative concrete del Governo volte a dare alle coppie quella sicurezza e quelle garanzie necessarie per compiere l'importante passo di diventare genitori, oltre a provvedimenti in grado di rendere più semplice la vita delle donne che diventano mamme. 

Tuttavia forse a essere fuori luogo, più che il contenuto della comunicazione, è stata la creatività. Viene il dubbio che con una strategia e una visione differenti i risultati avrebbero potuto essere diversi. Non è certo la prima volta che la pubblicità affronta un tema delicato, dunque viene da pensare che sia stato completamente sbagliato il modo di trattare l'argomento. Come dire, i 28mila euro necessari alla realizzazione degli annunci sotto accusa avrebbero potuto essere investiti in modo più proficuo. 

Guardiamo ad esempio alla campagna lanciata lo scorso anno dalla tv di stato danese, che invitava i giovani del paese nordeuropeo a fare figli per rendere la vecchiaia dei loro genitori più felice (guarda lo spot). Anche in questo caso il tema veniva affrontato in modo leggero, ma senza dubbio più intelligente e delicato rispetto a quanto avvenuto ora nel nostro Paese.

SpotDanimarca1

Risultato? Quest'anno in Danimarca sono nati 1200 bambini in più. Certo, in questo caso la campagna appoggia su un sistema di tutela dei genitori molto più efficiente di quello italiano, ma perché non pensare che una buona creatività possa servire a sostenere una buona causa?

Insomma, la campagna veicolata in questi giorni nel nostro Paese pare essere molto lontana da quanto ci si poteva aspettare dato il bando pubblicato il 18 dicembre 2015 con il nome di 'Avviso pubblico per un'iniziativa di informazione e comunicazione per la promozione della cultura della fertilità nella popolazione giovanile e per la prevenzione dell’infertilità'.

Nel capitolato venivano specificati chiaramente gli obiettivi a cui i messaggi avrebbero dovuto tendere: 'Promuovere direttamente l’idea che la Fertilità è un bene comune la cui tutela va al di là dell’interesse della singola coppia ma riguarda l'intero Paese'; 'Promuovere la bellezza della maternità e paternità'.

Il tutto nell'ambito di un progetto complessivo, della durata di 12 mesi, per la cui realizzazione, come da bando, "è prevista l'erogazione di un contributo economico di 113.300 euro".

Si faceva riferimento anche al linguaggio da adottare, ovvero coinvolgente, dinamico, complice, ma comunque istituzionale e scientifico. E allo stesso tempo diretto, naturale, amichevole, quotidiano. Nulla che abbia a che vedere con gli annunci oggi sotto gli occhi di tutti. 

Sta di fatto che mentre gli italiani in questi giorni discutono di fertilità e di pubblicità c'è, come sempre, chi cavalca l'onda. Come Ceres, che, complice BCube, ha lanciato un annuncio ad hoc, dove accanto a una bottiglia di birra si legge: 'Tenete conto che poi per nove mesi non potete bere'. Ecco l'abilità di chi fa dell'ironia il suo mestiere. Chapeau. 

Ceresfertilityday
 Serena Piazzi