Live Communication
L'evoluzione della tv attraverso le nuove piattaforme, in bilico tra free e pay
Il mercato della televisione è in continua evoluzione, poichè sono sempre più numerose le piattaforme attraverso cui gli utenti possono fruire di contenuti video. Gli operatori del settore riescono a stare al passo? Quali modelli di business preferiscono? Per rispondere a queste e ad altre domande si è tenuta oggi, 15 dicembre, la tavola rotonda 'New Tv: le trasformazioni in atto' , in seguito alla presentazione dei risultati della ricerca dell'Osservatorio New Tv & Media della School of Management del Politecnico di Milano realizzata in collaborazione con il Cefriel (vedi notizia correlata).
Hanno partecipato alla discussione Paola Bonomo, vice president online business unit IlSole24Ore, Raffaella Castelli, head of video offering dept RCS Digital, Andrea Fabiano, responsabile marketing strategico Rai, Stefano Genovesi, direttore marketing RTI New Business Mediaset, Giorgio Tacchia, head of media & tv Fastweb, Remo Tebaldi, head of new media business development Sky Italia, e Luca Tomassini, head of broadband content Telecom Italia. In veste di moderatore Umberto Bertelè (nella foto), presidente School of Management Politecnico di Milano.
A Stefano Genovesi, direttore marketing RTI New Business Mediaset, il compito di esprimere il punto di vista di RTI. "Mediaset è cresciuta nell'offerta digitale pay grazie anche al lancio di nuovi servizi, come il recente 'premium on demand'. Sul fronte Mobile stiamo lavorando con le applicazioni per I-Phone: quella relativa a TgCom, che offriamo agli utenti in modalità free, ha già raggiunto i 140.000 downlod, e ne abbiamo lanciata una anche per il GF, scaricabile a 2,99 euro, tramite cui è anche possibile votare i propri beniamini nella casa. L'applicazione di TgCom invece, essendo gratuita, fa leva sull'adv: sono previsti dei banner che hanno riscosso piuttosto successo tra gli investitori, dal momento che fino a febbraio tutti gli spazi disponibili sono già stati pianificati".
"Per quanto riguarda il web - ha continuato Genovesi - è in corso una revisione delle politiche: dal 2010 la pubblicità sui video in rete, che sono destinati ad aumentare, sarà gestita infatti direttamente da Publitalia '80".
Se Mediaset miscela sapientemente free e pay, differente è l'approccio di Sky, come ha messo in luce nel suo intervento Remo Tebaldi, head of new media business development Sky Italia. "Il pay per view è già nel nostro Dna - ha dichiarato - Sulla scia dell'esigenza sempre più pressante degli utenti di costruire palinsesti personalizzati, abbiamo lanciato due anni fa il decoder My Sky e recentemente un'applicazione per I Phone che permette, in mobilità, di programmarlo per registrare la propria trasmissione preferita. Lanceremo inoltre Selection on demand, un nuovo servizio di video on demand che consentirà agli abbonati di scegliere tra 120 contenuti mensili. Nonostante la preponderanza del modello pay, tuttavia, entreremo presto anche nel mercato free, grazie al nuovo canale mini generalista Cielo, che dovrebbe ricevere a giorni l'approvazione per la messa in onda".
Diametralmente opposta, anche per la sua natura di operatore pubblico, la visione di Rai. " Per ora il modello pay non è nelle logiche Rai - ha affermato Andrea Fabiano, responsabile marketing strategico - che si è concentrata sulla piattaforma digitale e su un'offerta ad accesso gratuito. Il web è un'altra delle priorità dell'azienda, che, grazie a Rai.tv, si è focalizzata molto sui video. Solo per quest'ambito, stiamo ragionando sulla possibilità di introdurre servizi a pagamento. Il satellite, invece, nella nostra ottica viaggia parallelamente ed è complementare al digitale terrestre, come dimostra l'esperienza di Tivù Sat".
RTI, Sky e Rai sono bradcaster, qual è invece il ruolo degli operatori? Luca Tomassini e Giorgio Tacchia, rispettivamente head of broadband content Telecom Italia e head of media & tv Fastweb, hanno messo in luce la fondamentale differenza i due mondi. "Telecom Italia non è un content provider, si limita a mettere a disposizione delle piattaforme a chi fornisce contenuti", ha detto Tomassini.
"Il nostro ruolo è fornire ai broadcaster dei servizi premium che i clienti siano disposti a pagare - ha rimarcato Tacchia - Fastweb è sempre stata all'avanguardia in questo, ma ora non vogliamo ripetere gli errori del passato, certe volte essere follower può essere un vantaggio. In ogni caso nel 2010 sicuramente lanceremo qualcosa di nuovo".
In un momento di grande trasformazione come quello attuale, anche gli editori devono stare al passo. E' quello che stanno provando a fare IlSole24Ore e RCS. "Al di là del sito, gratuito, del quotidiano economico, noi abbiamo un'ampia offerta di contenuti a pagamento sul web, rivolti soprattutto a un'utenza professionale - ha spiegato Paola Bonomo, vice president online business unit IlSole24Ore - E' importante che gli editori imparino a monetarizzare adeguatamente i contenuti di valore".
"Non solo, è anche fondamentale considerare che le modalità di advertising sul web devono essere differenti da quelle tradizionali - ha aggiunto Raffaella Castelli, head of video offering dept RCS Digital - A questo proposito, RCS ha rimodulato la propria offerta commerciale, prestando particolare attenzione alle pianificazioni sui video diffusi in rete, che vengono visionati dal 60% dell'utenza attiva in rete ma hanno ancora bassi ritorni sul fatturato".
Gli addetti ai lavori, come spesso emerge da incontri di questo tipo, si stanno dando da fare: c'è da credere che, tentativo dopo tentativo, anche il web potrà contare finalmente su un modello di business di successo.
Serena Piazzi