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Ecco come sarà il marketing nel 2014, tra native advertising e big data

Un interessante articolo tratto da The Internationalist fa luce sui principali trend che hanno caratterizzato il 2013 e su quanto dobbiamo aspettarci quest'anno, in particolare in tema di marketing e comunicazione. 
La fine di un anno e l'inizio del successivo sono tempo di bilanci e di previsioni. Interessante un articolo tratti da The Internationalist, che fa luce sui principali trend che hanno caratterizzato il 2013 e su quanto dobbiamo aspettarci quest'anno, in particolare in tema di marketing e comunicazione.

Sicuramente, in un mondo sempre più trasparente a causa e per merito dei social media, nel 2014 il contenuto avrà sempre maggiore importanza, così come il branding.

Ma ripercorriamo i principali avvenimenti del 2013. Non dimentichiamo che quello appena trascorso è stato l'anno in cui il Papa ha parlato alla sua Chiesa via Twitter e durante il quale Omnicom e Publicis hanno annunciato la loro fusione, che darà vita al più grande gruppo di comunicazione al mondo. Facebook ha incrementato la propria presenza su mobile e ha introdotto i video autoplay, mentre Instagram e Pinterest si sono aperti alla pubblicità.

Google è stata l'azienda più 'chiacchierata' nel 2013 in termini di media attention, superando persino Apple, Android ha conquistato oltre l'80% di quota per quanto riguarda i dispositivi mobili e Amazon ha totalizzato vendite record. Guardando alle persone, Mary Barra è stata nominata Ceo di General Motors, divenendo forse la business donna più potente e A.G. Lafley è tornato a ricoprire il ruolo di Ceo di Procter & Gamble. A 38 anni, Carter Murray è diventato Global Ceo di DraftFcb, uno degli advertising network più importanti al mondo.

La parola 'selfie', divenuta di uso comune nel corso del 2013, ha ottenuto il titolo di Word of the Year dell'Oxford Dictionary. Dopo tutto questo, cosa avverrà dunque quest'anno?

Sicuramente una delle parole d'ordime sarà 'contenuto', anche perchè si diffonderà sempre più il cosiddetto 'native advertising', ovvero l'abitudine di creare contenuti sponsorizzati da mixare a quelli classici (ricordiamo che questa forma di adv è stata recentemente introdotta anche dal New York Times, ndr). Contenuti creati ad hoc, in linea con i valori dei diversi brand.

I contenuti si stanno polarizzando a seconda del contesto. In advertising ci sono i film lunghi, come ad esempio 'Desire', quello di 12 minuti lanciato da Jaguar, e gli spot di 6 secondi sul modello di Vine. Sul fronte delle news, ai pezzi corposi proposti dai quotidiani si contrappongono quelli più immediati offerti da siti come Buzzfeed; in ambito video infine ci sono da un lato le serie patinate e costose, dall'altro i video di YouTube quasi a costo zero.

In merito al native advertising, lo IAB ha cominciato a definirne linguaggio standard e alcune linee guida, mentre aziende ed editori si stanno muovendo per creare divisioni atte alla creazione di questo tipo di contenuti e per formare venditori specializzati in questa forma di pubblicità. Alcuni ritengono che il native possa essere un buon modo per ottenere l'attenzione dei consumatori che solitamente e vutano la pubblicità, altri che possa costituire una buona soluzione per alzare i ricavi online, altri ancora che sia un buon modo per costruire relazioni più profonde con audience selezionate.

In ogni caso, il must deve essere la trasparenza: il contenuto non deve essere promozionale, ma deve essere un contenuto interessante per l'audience interessata all'azienda che lo sponsorizza.

Venendo al marketing, inutile ricordare i cambiamenti che ha subito negli ultimi vent'anni e che lo hanno portato ad assumere sempre maggiore rilievo all'interno delle aziende. Con l'avvento dei social media, responsabilità e trasparenza sono concetti irrinunciabili. Sempre più aziende si muovono in questa direzione, comunicando i loro programmi CSR, iniziative green e anche facendo beneficenza. Un comportamento che viene apprezzato dai consumatori e che spesso ha ricadute positive anche sul business.

E le agenzie? Lo scenario è diventato più complesso: nuovi strumenti, richiesta di nuovi talenti, nuove risorse. Uno dei trend emergenti è senza dubbio il focus sulla creazione di valore per i propri clienti e per i brand, che va oltre l'impegno a realizzare della buona pubblicità. Si lavora per portare innovazione, soluzioni e risultati tangibili.

I Big Data potranno portare un vantaggio competitivo notevole alle aziende e molto probabilmente i budget destinati al marketing saranno maggiori di quelli investiti per l'IT. Le agenzie in questo senso hanno un ruolo strategico: sta a loro convertire i Big Data in risultati, formulando una strategia che sia real-time e mobile, in grado di rispondere tempestivamente alle richieste dei consumatori.

Per quanto riguarda i vari Paesi del mondo, anche quest'anno l'America resterà un punto di riferimento per innovazione e tecnologia, anche se ci sono altre zone di eccellenza, in primis la Cina.

Infine, forse il 2014 ci dirà se Internet arriverà a dominare davvero ogni parte della nostra vita.

SP