Foreign Office

Salta la fusione Publicis - Omnicom

 Affonda l'accordo per creare la più grande Company della comunicazione come annunciato ieri sera, 8 maggio, dalle due holding, dopo la chiusura delle Borse europea e americana. Un joint statement di Levy e Wren spiega: "I problemi ancora da risolvere e il lento procedere delle operazioni hanno creato un livello di incertezza dannoso per gli interessi di entrambi i gruppi, dei loro impiegati, clienti e azionisti. Per questa ragione abbiamo deciso di proseguire su strade indipendenti. Naturalmente rimarremo concorrenti, ma con un enorme rispetto gli uni per gli altri". Lo scioglimento del patto di fusione non comporterà alcun obbligo da parte di entrambi i gruppi le holding, mentre era prevista una penale di 500 mln di dollari se una sola delle due società avesse rinunciato all'accordo unilateralmente. Oggi una conferenza stampa per discutere del break up dell'accordo. 
Come già riportato da ADVexpress le scorse settimane, (leggi news), se ne parlava ormai da giorni (leggi news) del fatto che giochi di potere oltre a problemi fiscali legali potessero minare la buona riuscita della fusione tra  Omnicom Media Group (a destra nella foto John D. Wren President e Chief Executive Officer), e Publicis Groupe (a sinistra il Ceo Maurice Levy)  annunciata lo scorso luglio e destinata originariamente ad essere chiusa entro la fine del 2013.

Ieri sera, dopo la chiusura delle Borse europea e americana, la notizia ufficiale che il merge da 35 mld di dollari tra i due gruppi è saltato.

Un joint statement di Levy e Wren spiega: "I problemi ancora da risolvere, il lento procedere delle operazioni hanno creato un livello di incertezza dannoso per gli interessi di entrambi i gruppi, dei loro impiegati, clienti e azionisti. Per questa ragione abbiamo deciso di proseguire su strade indipendenti. Naturalmente rimarremo concorrenti, ma con un enorme rispetto gli uni per gli altri". 

Lo scioglimento del patto di fusione, approvato all'unanimità dai board di Publicis e Omnicom, non comporterà alcun obbligo da parte di entrambe le holding, mentre era prevista una penale di 500 mln di dollari se una sola delle due società avesse rinunciato all'accordo unilateralmente.

Dopo il crash dell'operazione, che avrebbe  creato la prima holding di comunicazione in termini di fatturato integrando grandi agenzie come Bbdo, Ddb, 
, Saatchi & Saatchi, Leo Burnett e Tbwa, WPP resta la prima holding con 17,25 mld di dollari di revenue.

"Non è stata una sorpresa - ha commentato Sir Martin Sorrell (nella foto), Ceo WPP, ad Adage - . E' stato sorprendente che sia arrivata così in fretta. Molte persone erano convinte che l'accordo sarebbe saltato, ma si pensava che la rinuncia alla fusione sarebbe arrivata tra qualche mese".

Sorrell si dice stupito del fatto che i due Ceo abbiano discusso per sei mesi un accordo di questo genere senza coinvolgere nessuno e senza pensare fino in fondo alle conseguenze. "Fin dall'inizio - sottolinea Sorrell - ci sono stati problemi in termini di struttura operativa, strategia, legali e fiscali".

Secondo Sorrell, l'intento iniziale di Levy e Wren era quello di scalzare WPP dalla sua posizione. Ma la cosa più strana, si chiede Sorrell, è che nell'annunciare gli ultimi risultati trimestrali, sia Omnicom che Publicis hanno specificato che le due holding, separate  o unite, funzionavano comunque molto bene. Il che, solleva la questione: perchè unirsi se funzionavano anche separatamente?

Infine Sorrell ricorda che mentre le due holding preparavano la fusione, WPP ha conquistato i budget di Marks & Spencer (prima di Publicis),  Vodafone (prima di OMD), eTrade e l'account BGL Group (prima di ZenithOptimedia -Publicis) e che ora il collasso del merge apre per il Gruppo ulteriori opportunità di fare business sul mercato. (leggi news).


Levy: le dichiarazioni di Wren e tre problemi hanno minato la fusione


Come riporta Adage, Maurice Levy, Ceo di Publicis, oltre a quanto dichiarato nella nota congiunta, ha successivamente precisato che la molla che ha fatto scattare in lui la decisione di interrompere le trattative sono state le dichiarazioni di John Wren durante la conference call a commento dei risultati del primo trimestre di Omnicom, nel corso della quale il manager ha parlato a lungo dei problemi fiscali in Gran Bretagna e di altre complicazioni.

“Non ero stato informato di quanto avrebbe detto Wren mentre c'era un accordo in base al quale i due gruppi si sarebbero dovuti coordinare nelle rispettive dichiarazioni” commenta Levy.

Su AdAge si legge che lo scioglimento del patto ha cominciato a diventare una possibilità il primo maggio, quando Levy ha chiamato i suoi avvocati sondando la possibilità di trovare una soluzione per evitare l'accordo, possibilità che è stata esaminata fino all' 8 maggio, data della nota congiunta.

In realtà, già prima di maggio, come riportato da ADVexpress, si prospettavano alcuni problemi (
vedi news vedi news

Il primo, di ordine amministrativo, spiega Levy, riguardava la Cina e alcuni problemi fiscali, il secondo era organizzativo e riguardava chi tra i due gruppi avrebbe avuto la leadership, il terzo era l'implementazione dei servizi condivisi e il modello da utilizzare.

“Abbiamo discusso per mesi per cercare un modo per implementare questi servizi e definire gli aspetti organizzativi, ma non ci siamo riusciti” commenta Levy.
Da parte di Omnicom, non sembra esserci stato alcun elemento scatenante per bloccare la fusione, solo una combinazione di tempo e complessità .

“Come Publicis, anche il nostro Gruppo riteneva ci fossero molte complessità in tema di tasse, antitrust, regole finanziarie, struttura manageriale e differenze culturali - ha dichiarato un portavoce del Gruppo - credevamo comunque che in sei mesi l'operazione si sarebbe completata. Dopo nove mesi, invece, alcuni temi chiave erano ancora aperti e nessun traguardo in vista. E nel settore dell'adv incertezze e indecisioni sono pessimi segnali sia all'interno che all'esterno dell'azienda”.

Dopo una notte di lavori per arrivare a una decisione e mettere a punto la documentazione necessaria per evitare alle due holding il pagamento della penale, Levy dichiara di aver avvisato via mail i clienti e di aver ricevuto pareri positivi poiché da più parti la fusione era considerata sbilanciata e ritenuta inaccettabile.

Infine, guardando alle prossime sfide, Levy ha commentato: “Rafforzeremo le operazioni digitali in modo che possano valere fino al 50% delle revenue rispetto al 40% attuale. Investiremo in big data accelerando le expertise nell'integrazione che già possediamo. Saremmo stati felici se il merge con Publicis fosse andato in porto, ma siamo altrettanto felici di proseguire con una Publicis per conto suo”.


EC