Ricerche

Coronavirus. L'impatto sulla event industry. AstraRicerche per il Club degli Eventi: perdite di fatturato stimate tra il 40% e il 60%. Finzi: “La crisi andrà oltre il periodo di lockdown e la ripresa sarà lenta"

I risultati dell’indagine condotta su 460 aziende della filiera (comprese 70 aziende investitrici) e chiusa il 26 marzo potrebbero essere ancora più pesanti con l’evolversi della situazione. Unico aspetto positivo la crescita degli eventi online che, in termini di fatturato sono al momento marginali. Sostegno economico e riconoscimento di uno stato di crisi specifico per il settore sono le principali necessità sentite dalle agenzie che hanno partecipato all’indagine realizzata dall’istituto diretto da Cosimo Finzi e presentata il 30 marzo in conference call ai membri del Club. A breve un nuovo aggiornamento.

“Il settore degli eventi è uno dei più penalizzati dalla crisi causata dal Covid-19 perché il blocco è quasi completamente totale”. Non usa mezzi termini Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche, l’istituto che da anni realizza il Monitor degli Eventi per Adc Group e che ha svolto a marzo un’indagine per il Club degli Eventi su ‘L’Industry degli Eventi e della Live Communication di fronte alla crisi Covid19’.

“Da questa indagine emerge un primo aspetto fondamentale – commenta a e20express -. Non è vero che questa crisi riguarderà solo il periodo di lockdown, ma si estenderà maggiormente nel tempo. Così come non è vero che, se il mercato ripartirà dopo due mesi, si sarà perso solo 1/5 dell’anno. La situazione è molto peggiore, perché alcune agenzie concentrano il lavoro proprio in questi mesi primaverili e pre-estivi, e soprattutto quest’anno, dove erano previsti diversi eventi importanti (Olimpiadi, Expo, Europei di calcio, ecc…). Inoltre, emerge che anche quando si ripartirà lo si farà lentamente, e sarà necessaria la spinta di un player, agenzia o azienda, che faccia un grande evento e dimostri confidence nella qualità del mezzo. La ripartenza sarà dunque lenta e sarà aggravata da un’eventuale limitazione prolungata nel tempo dei contatti fisici”.

Dall’indagine, però, emerge anche la fotografia di un mercato maturo, con la maggioranza dei player concordi sulla giustezza del blocco degli eventi e consapevoli dei danni che inevitabilmente questa crisi comporterà.

IN ALLEGATO UNA SINTESI DELLA RICERCA

Il campione intervistato

L’indagine, presentata ai membri del Club il 30 marzo in call conference, è stata condotta online tra il 17 e il 25 marzo e ha ottenuto 460 interviste da un campione composto per l’85% da agenzie (offerta) e per il 15%,4 dai clienti, ovvero circa 70 aziende (domanda).
Entrando nel dettaglio, solo il 19,8% delle agenzie rispondenti si dichiara ‘agenzia pura di eventi’, mentre la maggior parte (33%) sono ‘agenzie di comunicazione’. Il 31,3%, poi, è composto dai fornitori, mentre lo 0,4% da altro. (slide 3)
 

L’impatto sugli eventi

Un primo aspetto che emerge dalla ricerca è la percentuale di eventi cancellati che, sia per le agenzie sia le aziende, si aggira intorno al 20% (19,5% per le agenzie, 29,5% per le aziende). A questo dato si sommano purtroppo anche quelli rinviati e quelli considerati a rischio di rinvio o cancellazione (molto alta a questo proposito la percentuale dichiarata dalle aziende, pari al 45,5%). SLIDE 4

A quando la ripartenza? E come?
In generale, la maggioranza crede che la ripresa si avrà dopo l’estate. “Non c’è un vero accordo su quando si potrà ripartire - ha dichiarato Cosimo Finzi durante la presentazione del 30 marzo al Club degli eventi -. La parte più consistente è quella che sostiene che si ripartirà da settembre (45,7%), mentre solo il 2% dice da aprile/maggio, il 13,7% da giugno e qualcosa in più (18,7%) da luglio. Fra i pessimisti, invece, c’è chi dice da ottobre (9,6%), l’1,1% da dicembre e il 5,5% dall’anno prossimo”. (slide 5)

Nel caso la crisi rientrasse da fine aprile 2020, la perdita media del fatturato sarebbe del 39,5%, con la maggioranza degli intervistati (45%) che dichiara che perderebbe dal 45% del fatturato in su. (slide 6)  Se invece la crisi rientrasse da fine agosto, il crollo base anno sarebbe in media del 54,5%, con il 58,4% degli intervistati che dichiara che perderà una cifra sopra il 50% del fatturato. “C’è anche chi perderebbe il 70% - commenta Finzi – e questo equivarrebbe all’annullamento di alcune strutture”. (slide 7)
In particolare, la perdita sopra il 50% colpirebbe soprattutto (65%) le agenzie più piccole (che guadagnano <500k) per poi andare a scendere (fino al 48%) per quelle che guadagnano oltre 4m. Quindi la perdita si riduce con l’aumento del fatturato. (slide 8).

“Importante, però, non è solo quando quando si ripartirà, ma come – commenta Finzi -. La previsione dominante è quella della lentezza: “perché i clienti aspetteranno segnali forti dal mercato” per il 51,1%, “perché gli eventi hanno bisogno di tempo per la progettazione” per il 26,5%, “perché i danni alle strutture creeranno inerzie” per il 18,7%.
Molto bassi i due item positivi inseriti nell’indagine: “la ripartenza sarà rapida perché usare gli eventi è utile per le aziende’ è valida solo per il 18,7%” e “sarà rapida per recuperare il tempo perso” solo per il 6,5%”. (slide 9)

Condivisa da quasi tutti è però la giustezza del divieto attuale di ogni forma di evento con presenza fisica (solo l’1,3% è poco concorde e lo 0,9% per niente).
(Slide 10)

 

Eventi online, pochi ma buoni

Interessanti poi sono i dati relativi alla percezione di crescita del business degli eventi online. Per l’ 11,8% sono un elemento positivo e utile per il business, mentre in questa fase di blocco totale il 42,9% non se ne occupa, l’11,6% li usa ma non nota una crescita e per il 33% non è un fronte rilevante per il proprio business. “Gli eventi online possono essere un bilanciamento interessante –commenta Finzi - . E l’11,8% che li ritiene utili lo dimostra. Chissà che per il futuro non si debba pensare di più a uno sviluppo in questa direzione”. (slide 11)

Criticità e necessità

Il problema economico e il rischio di perdita è senza dubbio quello più sentito (69,2%). Seguono i problemi finanziari (mancanza di liquidità, difficoltà a onorare i debiti, ecc..) indicati dal 53,5% del campione. Interessante è anche che il 22,1% indichi come criticità ‘il danno di immagine agli eventi’. (slide 13)

I danni economici sono sentiti maggiormente (75%) dalle realtà con fatturato sotto i 500 k, mentre quelli finanziari dai fornitori (63%) e dalle agenzie fra i 500 k e i 2 milioni di euro (63%). (slide 14 e 15). Mentre la necessità di ammortizzatori sociali è sentita maggiormente dalle realtà più grandi (slide 16).

Il sostegno economico agli attori come per tutte le aziende italiane è la necessità condivisa dalla maggioranza (79,3%), seguita dal riconoscimento specifico di uno stato di crisi (75,2%), e dall’unione delle forze dei player per trovare una voce comune (64,6%). “Interessante è che tornare a fare eventi il prima possibile è in percentuale minore (59,3%), a conferma che domina oggi un atteggiamento di difesa e non tanto di accelerazione”, commenta Finzi. (slide 17)

Le aspettative per la ripresa

Ma come ripartirà il mercato dopo la fine della crisi? Per il 65% tutto ciò porterà a chiusure o acquisizioni, e a un alleggerimento definitivo per il 53,7%. Non mancano le aspettative positive: il 35,2% sostiene che ci sarà una crescita stabile degli eventi online e il 32,2% che ci saranno più partnership fra gli attori della filiera.

Per quanto riguarda il rapporti con le aziende, per il 37,2% i contratti cambieranno per rendere più chiaro cosa accade in questi casi, e per il 29,1% gli eventi verranno commissionati più tardivamente per minimizzare i rischi di un’eventuale nuova crisi. (slide 18)

“Nonostante il numero delle aziende intervenute sia minoritario, dalle slide successive (19, 20, 21, 22) emerge però un aspetto degno di nota – commenta Finzi -. Il cambiamento dei contratti è indicato in percentuale maggiore dal lato della domanda (39% contro 37%) così come la crescita degli eventi online, indicata dal 55% dei clienti (contro il 32% della offerta) e il rafforzamento delle partnership fra gli attori della filiera (48%). Infine, solo il 20% delle aziende ritiene che gli eventi verranno commissionati più tardivamente. Quindi è forse più una paura delle agenzie….”.

L’utilità di questa indagine e, allo stesso tempo, l’evoluzione rapida del contesto attuale ha spinto i partecipanti alla riunione del Club a chiedere un suo aggiornamento costante e periodico, condiviso anche dal presidente di ADC Group  Salvatore Sagone.

Ilaria Myr