Ricerche

MITO, una ricerca valuta l'impatto su Milano

MITO SettembreMusica commissiona al Centro ARK della Bocconi una valutazione dell’impatto del festival sulla città di Milano. Oggi i risultati, in cui emerge una crescita culturale e sociale del capoluogo lombardo.

Una ricerca per analizzare l’impatto del Festival ‘MITO SettembreMusica’ sulla città di Milano. Il Centro ASK (Art, Science and Knowledge) dell’Università Bocconi, coordinato da Severino Salvemini, ha svolto lo studio su committenza dell’Associazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano, grazie al contributo di SO.PA.F. Dopo una sola edizione del Festival musicale, dunque, gli organizzatori si sono già attivati per misurare il ritorno della manifestazione in termini culturali e sociali, attraverso una metodologia scientifica. Restagno_Enzo.JPGLa ricerca rappresenta un passo in avanti nella prassi di una valutazione degli eventi che vada oltre l’analisi del semplice gradimento del pubblico per abbracciare un panorama più ampio, che prende in considerazione la ricaduta di grandi manifestazioni sul territorio.

Ha illustrato i risultati, presso l’Università Bocconi, lo stesso Salvemini, in un incontro che ha visto la partecipazione dell’assessore alla Cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi, e, tra gli altri, del presidente di MITO Francesco Micheli e del direttore artistico Enzo Restagno (nella foto).

Obiettivi
La ricerca si è concentrata sulla dimensione sociale e culturale del festival.
La prima è volta a verificare se la manifestazione sia in grado di:
agire sul tessuto urbano della città,
attrarre nuovi ascoltatori di musica,
rinnovare il gusto del pubblico.
La sfera culturale, invece, misura quanto il festival riesca a:
mettere in rete le istituzioni culturali milanesi,
potenziare l’offerta musicale milanese,
posizionarsi tra le esperienze di eccellenza nell’ambito dell’offerta musicale,
diventare palcoscenico di lancio di nuovi talenti locali,
creare le condizioni per il concretizzarsi di iniziative promosse da altri operatori del settore.

Strumenti di indagine
Sono stati utilizzati i seguenti strumenti: studio della letteratura sull’impatto del festival, interviste individuali semi-strutturate a organizzatori e promotori del festival, due focus group mito.jpgprima e dopo il festival per sondare le aspettative e per valutare i giudizi di 16 operatori del settore culturale milanese, 5.000 questionari al pubblico.

I risultati
I risultati Innanzitutto una buona notizia per Milano. Positiva, infatti, la valutazione dell’impatto sociale del festival: la soddisfazione personale dei partecipanti produce un giudizio positivo in merito alle ricadute sulla città. MITO, infatti, contribuirebbe a: migliorare l’immagine di Milano (per il 60% degli spettatori del 2007), la qualità della vita (per il 32,8%) e le possibilità di socializzazione (19,7%). L’impatto culturale, invece, fa emergere dati interessanti sui cosiddetti nuovi pubblici: il 4,12% del pubblico di MITO ha dichiarato di frequentare raramente concerti ma di aver assistito a più di 4 eventi durante il festival e l’1,96% si definiva ‘tiepido consumatore’ di concerti, ma ne ha seguiti in media 7 durante MITO. Per quasi 5.000 persone, perciò, il festival ha avuto un impatto fondamentale. Un altro risultato è l’apertura alla sperimentazione culturale: il pubblico ha riconosciuto in MITO l’occasione per partecipare a spettacoli di genere diversi da quelli seguiti abitualmente e ha espresso la volontà di diversificare, in futuro, la propria fruizione della musica.

La ricerca ha permesso di tracciare un profilo dello spettatore tipo e dei gusti dei diversi pubblici che, nel giro di 25 giorni, tra il 3 e il 27 settembre 2007, hanno seguito ben 190 eventi musicali.

Il futuro
La ricerca, funzionale alla definizione delle strategie future, suggerisce un rapporto di maggior scambio con il pubblico di Torino e con gli operatori del settore culturale. In merito all’internazionalizzazione, Enzo Restagno ha messo in guardia dall’avanzare paragoni non appropriati: “MITO non può essere paragonato a Festival come quello di Salisburgo, di Lucerna, di Aix-en-Provence, manifestazioni che si svolgono in località piccole ma con una forte attrattiva turistica. MITO è un festival metropolitano, che si rivolge innanzitutto ai cittadini. Questo, però, non esclude che, con un’opportuna comunicazione pubblicitaria, esso possa generare un certo flusso di visitatori”.

MITO nelle parole di Sgarbi
sgarbi_vittorio.jpgVittorio Sgarbi (nella foto) ha ripercorso la storia di MITO, da quando era Festival di Torino al gemellaggio con Milano, avvenuto lo scorso anno su iniziativa di Francesco Micheli, presidente del festival. “Abbiamo fatto un’opera di restyling e di comunicazione, poiché il Festival di Torino era al massimo della qualità artistica e al minimo della notorietà”. Scherzando su quella che ha definito un’operazione di 'scippo' alla città di Torino, inoltre, Sgarbi ha esaltato i risultati raggiunti da Milano con la prima edizione della manifestazione, senza nulla togliere a un connubio indovinato, in cui le istituzioni si sono impegnate in ugual misura (tre milioni di euro ciascuna) per il raggiungimento di risultati comuni. “Prendere il Festival di Torino e trasformarlo in MITO presentava il vantaggio di poter contare già su una struttura consolidata”. Inoltre, ha aggiunto Sgarbi, “è orgoglio dell’amministrazione comunale, oggi, annunciare che dei tre milioni di euro stanziati - si tratta, peraltro, di una cifra ragionevole - MITO è riuscito a portare a consuntivo un budget di spesa di 2.776.000 euro, risparmiando denaro pubblico”.
MITO, che nella sua prima edizione ha visto un’affluenza di oltre 160.000 spettatori, tornerà nei due capoluoghi dall’1 al 26 settembre con un ricco calendario di eventi musicali. Per info: www.settembremusica.it.

Chiara Pozzoli