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Pordenonelegge 2023 festeggia i dieci anni della Fondazione con oltre 400 eventi con una progettualità triennale e trovando nella poesia il suo fiore all’occhiello
Fondazione Pordenonelegge quest'anno compie 10 anni e si regala un'agenda fitta di eventi, rassegne, festival, premi, percorsi formativi di scrittura e traduzione. Presieduta da Michelangelo Agrusti e diretta da Michela Zin, grazie anche all'impegno dei curatori Gian Mario Villalta come direttore artistico, Alberto Garlini e Valentina Gasparet, la Fondazione dispone di un'agenda per il 2023 che vanta oltre 400 eventi all'interno di una progettualità triennale, ponendo particolare attenzione alla poesia: parte la collaborazione con il Premio Strega Poesia in particolare in occasione del Salone del Libro di Torino (18-22 maggio) e di Pordenonelegge (dal 13 al 17 settembre).
La location di Palazzo Badini sarà il quartier generale del festival dove si svolgeranno mensilmente gli incontri di Booklover per i lettori che amano condividere e confrontarsi. Ci saranno anche i martedipoesia, con otto incontri, e Libri da vicino, con presentazione dei libri delle case editrici locali.
Grande attesa anche per la Scuola di scrittura, in programma dal 7 febbraio al 7 marzo. Al via anche una nuova collaborazione con la Casa dello Studente di Pordenone per un ciclo di incontri dedicati agli “instant book”; e con l’Associazione Obliquo: in primavera nell’ex Tipografia Savio.
Prosegue la missione della fondazione con il Festival Monfalcone GeoGrafie, in programma dal 22 al 26 marzo 2023, con il Salone del Libro di Torino per lo spazio poesia allestito al Lingotto e con il Comune di Lignano Sabbiadoro per il Premio Hemingway che si terrà il 23 e 24 giugno. Torna anche pordenonelegge il territorio, dal 25 marzo a Vicenza con la scrittrice Maria Pia Veladiano.
Anche per il 2023 viene confermata la formula del Festival diffuso: nasce la Consulta dei Sindaci di pordenonelegge.
“Guardare oltre i confini italiani – spiega per Repubblica il presidente Michelangelo Agrusti - per disegnare quella geopolitica della cultura capace di tradursi in denominatore comune e transnazionale fra genti e nazioni. A maggior ragione nell’attuale sofferto scenario europeo e mondiale, per costruire ‘ponti’ nel segno della parola e del dialogo".