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Le pubblicità censurate dal Giurì in mostra tra i binari della Stazione Centrale
É stata presentata oggi 26 ottobre la mostra "Pubblicità con giudizio
40 anni di pubblicità vista dal Giurì" ideata dallo
IAP,
Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, in occasione del suo 40° anniversario. L'evento, che proseguirà sino
al 26 novembre per poi spostarsi in marzo a Roma, trova la
sua ambientazione presso la Stazione Centrale di Milano e precisamente sulla banchina 21-22, sorta di
metafora spaziale dei binari entro cui il Giurì incanala la pubblicità
anche grazie alla collaborazione dei media che segnalano i casi controversi.
Curata dal Prof. Liborio Termine, ordinario di Storia e critica del cinema dell'Università degli Studi di Torino, la mostra si articola in sei sezioni ciascuna volte a evidenziare le motivazioni della scelta del giurì in diversi ambiti della tutela del pubblico. Il medesimo percorso è stato ripreso dal libro dedicato alla mostra ed edito da Gabriele Mazzotta.
Queste le sei sezioni in cui le pubblicità in mostra sono state suddivise:
- 'Il corpo dei desideri', dedicata alla tutela della dignità della
persona umana e volta a esemplificare i casi di mercificazione del corpo femminile, con
particolare riferimento all'art. 10 del Codice di Autodisciplina Pubblicitaria;
- 'Credere o non credere', ispirata al criterio di veridicità che le
pubblicità sono tenute a rispettare (art. 2 e art. 15 CAP);
- 'Colpire
l'occhio', in cui sono esemplificati casi di pubblicità raccapriccianti,
volgari, scioccanti, in un solo termine perturbanti, e quindi non rispettose
dell'art. 9 CAP;
- 'La cintura di sicurezza', in cui erano raccolte
pubblicità il cui contenuto è stao considerato atto a indurre comportamenti di
consumo irresponsabili. Nello specifico, casi di advertising che invogliavano ad
un uso non morigerato di bevande alcoliche (art. 12 e art. 22 CAP);
-
'Scherza coi fanti...', raccolta di pubblicità giudicate offensive di
convinzioni morali, religiose o culturali (art. 10 CAP):
- 'I bambini ci
guardano', settore rivolto ai giudizi del Giurì in merito alle comunicazioni
contenenti messaggi potenzialmente pericolosi per minori o adolescenti (art.
10).
A introdurre la conferenza di presentazione è stato Vincenzo
Guggino, segretario generale dello IAP. "Con questa mostra ci vogliamo
rivolgere al grande pubblico, col fine di aumentare la visibilità dello IAP come
strumento di controllo – ha esordito Guggino -. L'obiettivo è quello di rendere
conto da un lato dell'evoluzione della pubblicità negli ultimi 40 anni,
dall'altro dell'evoluzione dei parametri di giudizio del Giurì".
L'intento della mostra è poi stato specificato da Liborio Termine: "La genesi di questa mostra è stata piuttosto complessa, in quanto l'obiettivo prefisso era quello di rendere conto della progressione negli anni sia della comunicazione pubblicitaria che del giudizio del Giurì, ricostruendo l'intreccio tra pubblicità, cultura e società". Il percorso presenta in questo senso pubblicità di diversi periodi accompagnate dal giudizio del Giurì, ma anche dalle motivazioni a favore e contro le medesime.
Una rapida descrizione dell'attività di controllo dello IAP è stata fornita dal suo presidente, Giorgio Floridia, che ha sottolineato come l'istituto operi a lato della giustizia ordinaria in un campo in cui non è tanto lo Stato a esercitare il controllo, ma sono i mezzi e le agenzie ad autodisciplinarsi. A conferma di questo le parole di Jean-Pierre Teyssier, presidente del Bureau de Vérification de la Publicité e dell'European Advertising Standards Alliance . "Bisogna tenere conto della specificità della materia – ha detto Teyssier -, in ogni paese europeo vi è un organismo di auto disciplina della pubblicità. Il fatto non può che essere sintomo di una necessità diffusa e riconosciuta".
A chiudere le fila del discorso è stato Lorenzo Marini,
presidente della Lorenzo Marini & Associati, che per lo IAP ha
anche curato l'immagine dell'ultima campagna. Quella che poteva essere la voce
fuori dal coro, ha invece indicato la necessità dell'organismo di vigilanza:
"La pubblicità è per sua natura un elemento libero, una forma di comunicazione
che sperimenta e innova. È necessario però che lo faccia all'interno
di linee guida, assumendo la disciplina come un fattore positivo, secondo
l'accezione orientale che vede nella disciplina il sistema necessario al
mantenimento dei fattori positivi, delle 'buone abitudini'. È all'interno di
questi binari che le agenzie devono sviluppare la creatività, ricercando nel
sogno, nell'ironia e in un giusto livello di provocazione gli spazi per
l'innovazione".
La mostra è stata patrocinata dal Ministero della Comunicazione e dalla Regione Lombardia, mentre alla sua realizzazione hanno collaborato Grandi Stazioni e la Fondazione Antonio Mazzotta. La grafica è a cura di Moruzzi's Group Bologna.
Luca Giovannetti

