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WB Forum. Ainio: 'Gli editori? Per sopravvivere devono offrire servizi aggiuntivi alle news'
Paolo Ainio, fondatore di Banzai, è intervenuto nel corso della prima mattinata del World Business Forum, con uno speech volto a illustrare come il digitale ha cambiato il nostro modo di fruire dei media, con importanti ricadute anche sul mondo del giornalismo. Oggi abbiamo in media quattro device a testa connessi alla rete, attraverso i quali possiamo accedere a una mole infinita di informazioni. In questo contesto, ha ancora senso ad esempio acquistare i quotidiani? Forse sì, se riescono a soddisfare anche altri bisogni del consumatore.
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"Innanzitutto negli ultimi anni la spesa delle famiglie per i media tradizionali si è drasticamente ridotta - ha spiegato Paolo Ainio (nella foto), fondatore di Banzai, intervenuto nella prima mattinata del World Business Forum -, perché gli individui hanno cominciato a preferire i nuovi device, che si sono moltiplicati nel corso del tempo. Basti pensare che cinque anni fa erano soltanto cinque gli strumenti che potevano connettersi alla rete, mentre ora possiamo scegliere tra 26 diversi device. Abbiamo a disposizione quattro device a testa attraverso cui connetterci alla rete e accedere a una grandissima quantità di informazione e questo determina una costante riduzione del tempo che siamo disposti a dedicare ai media tradizionali".
"Mentre si riducono la spesa e il tempo destinati ai mezzi 'non connessi' dunque, si contraggono anche gli investimenti pubblicitari su di essi - ha aggiunto Ainio - . Un trend che porterà al continuo aumento dei budget investiti sui new media, che al momento in Italia catalizzano 1,6 miliardi, contro i 4,5 miliardi degli old media".
In questo contesto, come è possibile continuare a finanziare l'industria del giornalismo, ovvero le imprese che fondano il proprio business sulla produzione dei contenuti? D'altra parte, come ha sottolineato lo stesso Ainio, l'informazione costituisce un elemento costitutivo del nostro sistema, a cui non è possibile rinunciare: come comportarsi dunque? Alcuni operatori pensano di risolvere il problema facendo ricadere i costi sul consumatore finale, ma questa non è certo una soluzione efficace.
"Il presupposto da cui partire è il fatto che in realtà non si acceda ai diversi mezzi soltanto per le news - ha dichiarato Ainio - . L'informazione è soltanto uno degli elementi che compongono il servizio. Pensiamo ad esempio ai quotidiani: non venivano comprati solo per informarsi, ma anche ad esempio per controllare le quotazioni della Borsa, leggere gli annunci di lavoro o quelli relativi alle case etc. Componenti che oggi non rappresentano più un plus perché gli utenti non li ricercano più attraverso i mezzi tradizionali. Bisogna lavorare proprio nell'ottica di ritrovare il concetto di 'service bundle', ovvero per inserire nuovamente questi servizi aggiuntivi nell'offerta di informazione".
Per fare questo, è indispensabile che gli editori sappiano creare una relazione con i consumatori. Una volta che il consumatore è stato ingaggiato, l'editore può offrirgli la possibilità di soddisfare altri bisogni (oltre a quello informativo) attraverso i suoi mezzi e convincerlo quindi a investire su di essi. Nasce così il 'media commerce': l'audience del prodotto informativo si trasforma in questo caso anche in acquirente di altri prodotti, portando così a un incremento dei ricavi. Per gli editori un modo di affrontare le attuali difficoltà del mercato facendo evolvere il business per restare sulla cresta dell'onda.
SP