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WB Forum. Anderson: micro-manifattura, la rivoluzione industriale del terzo millennio
L'ex caporedattore della rivista Wired USA, ha parlato di una rivoluzione che consente alle fabbriche di reinventarsi e all’uomo di riappropriarsi degli strumenti che gli sono sfuggiti di mano: la tecnologia, l’informazione, il web, la produzione. Dalla democratizzazione dell’informazione alla democratizzazione della creazione, dal desktop al cloud per rendere ‘le cose possibili’ e alla portata di tutti. Lo scenario futuro? Tante piccole fabbriche personali e un movimento inarrestabile di “artigiani digitali” che soppianterà la produzione di massa.
Ad aprire i lavori della seconda giornata della decima edizione del World Business Forum, in programma al MiCo di Milano il 5 e 6 novembre, il giornalista e saggista statunitense Chris Anderson che ha illustrato il suo punto di vista su come si stanno trasformando il business e l’economia nell’era digitale.
Dopo le due pubblicazioni 'The long tail'', in cui elabora il concetto della coda lunga di internet, e 'Free', in cui esamina l'ascesa dei modelli di mercato che forniscono prodotti e servizi gratuiti ai consumatori, Anderson nel 2012 si concentra sul concetto di stampa 3D nel terzo libro 'Makers: the new industrial revolution'.

A Milano L'ex caporedattore della rivista Wired USA, ha parlato di una rivoluzione che consente alle fabbriche di reinventarsi e all’uomo di riappropriarsi degli strumenti che gli sono sfuggiti di mano: la tecnologia, l’informazione, il web, la produzione. Dalla democratizzazione dell’informazione alla democratizzazione della creazione, dal desktop al cloud per rendere ‘le cose possibili’.
Dopo aver sovvertito il mondo dei bit, e di conseguenza l’industria della musica, dei video e l’editoria, la cultura digitale sta per trasformare il mondo degli oggetti fisici. E come nella prima rivoluzione industriale fu una macchina, quella a vapore, a innescare un cambiamento epocale, anche in questo caso c’è di mezzo una macchina: la stampante 3D, che consente di imprimere oggetti come si stamperebbe un foglio, dando vita alla “fabbrica personale”.
"Ricordo ancora l'emozione provata con mio nonno a ideare prototipi", spiega alla platea Anderson. "Non essendo un inventore però, a differenza sua, non ero in grado di mettere in produzione le mie idee. I tempi sono cambiati. Dal 2007 ha iniziato a svilupparsi il Makers Movement ed oggi esistono vere e proprie palestre per la produzione, i Makers Space in america e i FabLab in Italia, dove si impara a usare la tecnologia necessaria alla produzione. Questi sono i semi della nuova rivoluzione industriale basata su un modello che parte dal basso".
Chris Anderson spiega come nel prossimo decennio gli innovatori più brillanti, coloro che hanno “visioni” di nuovi prodotti in grado di cambiare il futuro, non dovranno più affidare ad altri la realizzazione delle loro idee, ma potranno produrle e distribuire da soli, sfruttando il web e le nuove tecnologie e capovolgendo il mondo della produzione industriale. "Una volta chi era inventore non era necessariamente imprenditore" continua il giornalista. "Internet ha reso col tempo democratici sia gli strumenti dell'invenzione sia quelli della produzione, per cui il passo da inventore a imprenditore é stato breve. La rete costituisce un'arma di costruzione di massa, ma è solo il primo passo della rivoluzione del modello di innovazione e sviluppo."
Alla base di questa rivoluzione oltre alle stampanti 3D, ci sono tutti i principali trend nati in rete dalla peer production all’open source, dal crowdsourcing al crowdfunding, che permetteranno a chiunque di finanziare e produrre un singolo oggetto a basso costo. Così come Apple invitava gli appassionati di musica a “Scaricare, mixare, registrare” (Rip, Mix, Burn) oggi Autodesk predica il nuovo vangelo “Rip, Mod, Fab”, ovvero scannerizzare in 3D gli oggetti, modificarli con un programma CAD e stamparli con una stampante a tre dimensioni.
Una nuova modalità e opportunità per fare impresa. "Questa capacità di remixare agevolmente i file digitali è il motore che aziona la community, quello che offre un invito a partecipare. Non dovete inventare qualcosa partendo da zero o avere un’idea stratosferica, potete partecipare invece ad un miglioramento collaborativo, connettivo e collettivo di idee e modelli già esistenti". Un modello quello dell'open innovation che dovrà essere sposato anche dalle grandi multinazionali a salvaguardia del proprio business. Vincono le società che hanno abbracciato il principio della cocreazione e dello sviluppo basato sulle comunità virtuali, imbattibili per scovare e ingaggiare i soggetti più preparati e motivati, in qualsiasi settore.
Così come hanno già fatto colossi del calibro di General Electric adottando piattaforme d'innovazione aperte e sponsorizzando alcuni makers space.
Lo scenario futuro? Sarà caratterizzato da tante piccole fabbriche personali e un movimento inarrestabile di “artigiani digitali” che soppianterà la produzione di massa. "L'opportunità offerta dal Makers Movement è quella di essere contemporaneamente piccoli e globali. Negli ultimi 10 anni abbiamo scoperto nuovi modi per creare, inventare e lavorare insieme sul web. Nei prossimi 10 ciò che abbiamo imparato verrà applicato al mondo reale" ha concluso Anderson.
Maria Ferrucci
Dopo le due pubblicazioni 'The long tail'', in cui elabora il concetto della coda lunga di internet, e 'Free', in cui esamina l'ascesa dei modelli di mercato che forniscono prodotti e servizi gratuiti ai consumatori, Anderson nel 2012 si concentra sul concetto di stampa 3D nel terzo libro 'Makers: the new industrial revolution'.

A Milano L'ex caporedattore della rivista Wired USA, ha parlato di una rivoluzione che consente alle fabbriche di reinventarsi e all’uomo di riappropriarsi degli strumenti che gli sono sfuggiti di mano: la tecnologia, l’informazione, il web, la produzione. Dalla democratizzazione dell’informazione alla democratizzazione della creazione, dal desktop al cloud per rendere ‘le cose possibili’.
Dopo aver sovvertito il mondo dei bit, e di conseguenza l’industria della musica, dei video e l’editoria, la cultura digitale sta per trasformare il mondo degli oggetti fisici. E come nella prima rivoluzione industriale fu una macchina, quella a vapore, a innescare un cambiamento epocale, anche in questo caso c’è di mezzo una macchina: la stampante 3D, che consente di imprimere oggetti come si stamperebbe un foglio, dando vita alla “fabbrica personale”.
"Ricordo ancora l'emozione provata con mio nonno a ideare prototipi", spiega alla platea Anderson. "Non essendo un inventore però, a differenza sua, non ero in grado di mettere in produzione le mie idee. I tempi sono cambiati. Dal 2007 ha iniziato a svilupparsi il Makers Movement ed oggi esistono vere e proprie palestre per la produzione, i Makers Space in america e i FabLab in Italia, dove si impara a usare la tecnologia necessaria alla produzione. Questi sono i semi della nuova rivoluzione industriale basata su un modello che parte dal basso".
Chris Anderson spiega come nel prossimo decennio gli innovatori più brillanti, coloro che hanno “visioni” di nuovi prodotti in grado di cambiare il futuro, non dovranno più affidare ad altri la realizzazione delle loro idee, ma potranno produrle e distribuire da soli, sfruttando il web e le nuove tecnologie e capovolgendo il mondo della produzione industriale. "Una volta chi era inventore non era necessariamente imprenditore" continua il giornalista. "Internet ha reso col tempo democratici sia gli strumenti dell'invenzione sia quelli della produzione, per cui il passo da inventore a imprenditore é stato breve. La rete costituisce un'arma di costruzione di massa, ma è solo il primo passo della rivoluzione del modello di innovazione e sviluppo."
Alla base di questa rivoluzione oltre alle stampanti 3D, ci sono tutti i principali trend nati in rete dalla peer production all’open source, dal crowdsourcing al crowdfunding, che permetteranno a chiunque di finanziare e produrre un singolo oggetto a basso costo. Così come Apple invitava gli appassionati di musica a “Scaricare, mixare, registrare” (Rip, Mix, Burn) oggi Autodesk predica il nuovo vangelo “Rip, Mod, Fab”, ovvero scannerizzare in 3D gli oggetti, modificarli con un programma CAD e stamparli con una stampante a tre dimensioni.
Una nuova modalità e opportunità per fare impresa. "Questa capacità di remixare agevolmente i file digitali è il motore che aziona la community, quello che offre un invito a partecipare. Non dovete inventare qualcosa partendo da zero o avere un’idea stratosferica, potete partecipare invece ad un miglioramento collaborativo, connettivo e collettivo di idee e modelli già esistenti". Un modello quello dell'open innovation che dovrà essere sposato anche dalle grandi multinazionali a salvaguardia del proprio business. Vincono le società che hanno abbracciato il principio della cocreazione e dello sviluppo basato sulle comunità virtuali, imbattibili per scovare e ingaggiare i soggetti più preparati e motivati, in qualsiasi settore.
Così come hanno già fatto colossi del calibro di General Electric adottando piattaforme d'innovazione aperte e sponsorizzando alcuni makers space.
Lo scenario futuro? Sarà caratterizzato da tante piccole fabbriche personali e un movimento inarrestabile di “artigiani digitali” che soppianterà la produzione di massa. "L'opportunità offerta dal Makers Movement è quella di essere contemporaneamente piccoli e globali. Negli ultimi 10 anni abbiamo scoperto nuovi modi per creare, inventare e lavorare insieme sul web. Nei prossimi 10 ciò che abbiamo imparato verrà applicato al mondo reale" ha concluso Anderson.
Maria Ferrucci