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Il vulcano non ferma il Festival of Media
Nonostante le defezioni causate dal blocco del traffico aereo, si è aperta ieri a Valencia la 4° edizione del Festival Of Media e dei relativi Awards, i cui vincitori saranno annunciati stasera. Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, ha tenuto il keynote di apertura, sostenendo che il broadband, e non i social media, avranno l'impatto maggiore sulla comunicazione del futuro.

Pur non potendo essere presenti, grazie al blog, al canale YouTube e ai tweet degli organizzatori abbiamo potuto comunque seguire alcuni dei principali interventi dei lavori di ieri e di oggi.
Wales (Wikipedia): il broadband riscriverà le regole della comunicazione
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Secondo Wales, il consumo mediatico si è profondamente complicato negli ultimi 20 anni, causando un cambiamento 'in meglio' della cultura (smarter, è il termine che ha usato).
Approvando la scelta fatta da Google di uscire dal mercato cinese, Wales ha aggiunto che Wikipedia continua e continuerà a operare in quel paese fino a quando non si verificheranno veri e propri atti di censura sui suoi contenuti, “Anche se non possiamo impedire al governo cinese di modificare i contenuti che non approva o di bloccare le pagine che ritiene inappropriate”.
Klues (Vivaki): ai centri media serve la creatività

“Per riuscirci è indispensabile un marketing integrato e innovativo - ha spiegato Klues - che può nascere solo con la collaborazione di partner ed esperti. Ma oggi non esiste al mondo un'agenzia che da sola può essere capace di risolvere il problema”.
Citando proprio il vice president integrated marketing di Coca-Cola, Scott McCune, Klues ha ribadito che “Ciò che conta sono le idee, non da chi provengono. Conta la creatività, e le agenzie media hanno bisogno di persone creative, capaci di trasformarsi in 'connection planner' e di valutare il media da una prospettiva più ampia”.
Neira (Havas Media Intelligence): sostenibilità è trasparenza
Fulgoni (ComScore): la recessione transforma il marketing
Secondo i dati raccolti da comScore negli Stati Uniti, i grandi sconfitti della recessione attuale sono proprio i brand, abbandonati dai consumatori in favore di scelte più economiche: “Nel mese di marzo 2010, meno del 50% dei consumatori ha acquistato quella che un anno fa considerava la sua marca preferita. È la prova che tutto ruota intorno al rapporto fra prezzo e valore, e che continuare a investire in tempi di crisi è indispensabile per mantenere la propria quota di mercato”.
Per contro, il grande vincitore emerso dalla recessione è stato l'e-commerce, come dimostra l'incremento del 3% delle quote combinate di Amazon e Wal-Mart, che a fine 2009 valevano insieme il 13% del mercato retail online americano, grazie anche a massicci investimenti pubblicitari (sia in search che in display).
Nel suo intervento, Fulgoni ha anche parlato di misurazioni online: “In primo luogo - ha osservato - la cancellazione dei cookies da parte degli utenti porta a una sovra-stima degli utenti unici fino al 250%”. E in ogni caso, ha proseguito, misurare i click non significa nulla: si fa perché è facile, ma questo ha spostato enormemente l'attenzione sugli effetti dell'advertising online in termini di direct response. Solo il 5% dei soldi investiti online è oggi mirato al branding: “Ma il display funziona esattamente come l'advertising tradizionale, e i suoi effetti, benché latenti, sono estremamente significativi”.
Tommaso Ridolfi