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M. Sorrell: il modello 'pay' deve vincere
Secondo il ceo di WPP, la formula dei contenuti a pagamento che Rupert Murdoch sta gradualmente provando a implementare per le sue testate online deve diventare il modello di riferimento: in caso contrario, gli editori non saranno in grado di permettersi la produzione di contenuti di qualità capaci di attrarre gli investitori pubblicitari.

"Mi auguro che Murdoch abbia successo" ha detto chiaramente Sorrell, riferendosi ai 'paywall' che News Corp sta gradualmente edificando attorno alle sue principaly property web e al futuro quotidiano per iPad, The Daily. "La pubblicità da sola non è sufficiente a finanziare le media company, che necessitano di contenuti premium cui i clienti vogliono affiancare la propria comunicazione: il mio parere - ha aggiunto, infatti - è che la qualità dei contenuti generati dagli utenti non sia sufficiente a sostituire quelli professionali".
Rivolgendosi a una platea in primo luogo americana, Sorrell ha inoltre invitato il governo - sulla falsariga di quanto succede in altri paesi - a sostenere finanziariamente il giornalismo e l'editoria, giudicando comunque essenziale che il 'triumvirato' costituito da agenzie, clienti e media collabori maggiormente, perché il successo di ognuno dipende da quello degli altri: "Questa forma di alleanza deve essere molto più stretta. In particolare noi agenzie dobbiamo cercare di trattare i media esattamente come facciamo con i nostri clienti, affiancandoci a loro e camminando insieme molto più da vicino".
Diverse agenzie sotto l'ombrello di WPP dispongono di sigle specializzate in branded entertainment, ma Sorrell ha annunciato un'iniziativa più ampia, che coinvolgerà a livello di holding Group M e gli specialisti degli eventi e dello sport business per esplorare più in profondità ogni aspetto legato alla produzione di contenuti. "Stiamo costruendo una divisione che, lavorando insieme ad altri partner, creerà e distribuirà programmi e contenuti".
Altro argomento toccato da Sorrell è la continua e crescente pressione sui fee che i clienti sono disposti a riconoscere alle agenzie: "Nei casi in cui forniamo contemporaneamente media planning, media buying e creatività - ha dichiarato - le sigle che fanno capo a WPP riescono a spuntare una commissione fra il 9% e l'11%".
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Lo sviluppo e l'espansione delle holding - ha sostenuto inoltre - ha rappresentato un enorme sostegno per i marketer: dichiarando il suo apprezzamento per Davide, le piccole agenzie e boutique creative, Sorrell ha però ribadito che "Golia è diventato sempre più potente, e le sigle più piccole non hanno la possibilità di muoversi ed espandersi con altrettanta rapidità nei mercati emergenti".
Infine, su un tema che negli Stati Uniti è in questo momento particolarmente dibattuto come la regolamentazione della privacy, Sorrell ha invocato l'autoregolamentazione degli operatori paventando i danni che una nuova legislazione restrittiva potrebbe provocare: "Sono essere le società che implementano le nuove tecnologie alla base di una comunicazione più mirata a doversi dare da sole dei limiti. L'importanza di questi strumenti, del resto, è fondamentale per chi come noi sta investendo su queste società alla ricerca di strumenti molto più efficaci per capire meglio come i consumatori utilizzano i media".