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NC Digital Festival 2022. Cambiamento generazionale, tecnologia e globalizzazione: queste le basi dello sviluppo del social commerce
Il retail sta oggi vivendo una ‘nuova normalità’ in cui l’e-commerce e l’ottica omnicanale risultano essere fondamentali sia per i consumatori e sia per il business delle aziende. Complice la pandemia, la crescita dell’e-commerce e dei social media, ha di fatto velocizzato la diffusione di un fenomeno collegato, quello del social commerce, che ha aperto nuove opportunità di vendita e consente di raggiungere in modo più efficace la GenZ.
Nel talk ‘Benvenuti nell’era social commerce’ moderato da Tommaso Ridolfi, giornalista ADC Group, se n’è discusso con Andrea Lombardi (secondo da destra nella foto), Media and Distribution Director di We Are Social, Giulio Finzi (secondo da sinistra nella foto), Retail Leader di InTarget e Marco Zanardi (a destra nella foto), Presidente di Retail Institute.
Quest’ultimo è proprio il primo a prendere la parola fornendo dei dati di scenario: “Il retail sia fisico che digitale ha un fatturato globale di 27 trilioni di dollari, di questi 5-8 trilioni sono sul digitale. In Italia il fatturato del retail ammonta invece a 542 miliardi di cui 85% fisico e 15% digitale”.
La realtà, ad oggi risulta essere caratterizzata da una serie di fenomeni molto significativi che costituiscono le basi dello sviluppo del social commerce: il cambiamento generazionale, l’ingresso della tecnologia in maniera consistente in tutti i settori e la globalizzazione che hanno portato ad una volontà da parte di molti attori di lavorare sull’automazione e sulla digitalizzazione. In particolare, a trainare questo mercato è l’ambito mobile che consente di facilitare le attività, non a caso il telefono costituisce il 71% affermandosi come mezzo protagonista del mondo e-commerce.
A definire invece cosa sia essenzialmente il social commerce è Lombardi che lo descrive come “un processo che è andato a ridisegnare il processo di acquisto rendendolo molto più veloce, è infatti un fenomeno figlio dell’attuale cultura dell’accesso veloce. Per due motivi: il primo è la possibilità di targetizzazione che le piattaforme social danno ai venditori e il secondo è il contenuto che può essere interpretato andando a rispondere alle esigenze culturali e ai trend”.
Per questo motivo gli influencer sono delle leve che i brand possono andare ad usare per essere culturalmente rilevanti. Le piattaforme stesse forniscono dati ad esempio TikTok dichiara che circa il 70% degli utenti scopre un nuovo prodotto all’interno della piattaforma e anche Meta dichiara lo stesso.
Finzi chiarisce invece il modo in cui il concetto di omnicanalità agisca sul retail chiarendo come la sfida si giochi tutta sul customer journey che nel tradizionale risulta essere complessa da seguire, per cui la scommessa diventa proprio “quella di analizzare i percorsi in maniera avanzata e sofisticata non in maniera invasiva ma sempre puntuale e mirata”.
La retail industry sta infatti avendo una forte esplosione anche nei media in quanto ha un’audience che mescola il fisico e il digitale ei brand devono quindi offrire delle experience digitali in store. “L’interesse per questa ibridazione è forte, posso portare l’esempio di Carrefour che sta cambiando proprio posizionamento in una digital retail company quindi mixa tutte le leve e tutti i touchpoint” spiega Zanardi.
A confermare l’importanza di questo interesse per l’ibridazione è Lombardi che chiarisce però l’importanza di avere un prodotto che lo consente: “queste nuove forme di commerce hanno aperto a tutti la possibilità di fare social commerce, non ci sono più solo i grandi brand ma anche piccoli e se questi riescono a produrre contenuti rilevanti possono intervenire nel purchase funnel”.
Un’ulteriore tipologia che è possibile citare è la live commerce, fenomeno nato in Cina nel gaming e che oggi è arrivato nel mondo delle vendite. Finzi che lo cita proprio come una nuova forma di comunicazione e di vendita ne spiega le dinamiche precisando come secondo lui sia una strategia vincente in quanto non statica: “ricorda un po’ la dinamica delle televendite ma anche delle chat e comprende le funzionalità dell’ecommerce e questa è una tipologia di comunicazione che funziona, sebbene in Europa siamo un po’ indietro”.
Il dibattito termina poi con una domanda posta dal moderatore il quale chiede agli invitati di esprimere la propria idea su come sta cambiando la comunicazione attraverso queste nuove piattaforme in termini di vendita e che tipo di competenze sono necessarie oggi.
La risposta è univoca da parte di Lombardi e Zanardi che vedono della conoscenza del proprio pubblico il mezzo fondamentale per riuscire a muoversi in maniera esatta in questo ambiente: “È importante conoscere il target anche per capire che tipo di esperienza vuole nella fase di acquisto in cui si trova. Per riuscire a fare tutto ciò la cosa veramente importante è cercare di non smettere mai di imparare dai ragazzi che sono quelli che riescono a sbloccare dinamiche che spesso non conosciamo quindi c’è bisogno di informarsi, di conoscere le piattaforme e di usarle. È la conoscenza ciò che serve” spiega Lombardi e Finzi concorda sottolineando l’importanza della raccolta dati in maniera organizzata e dell’elaborazione.
E Zanardi conclude sottolineando come oltre ai dati e le ricerche sia importante che i creativi siano capaci star dietro ai trend del momento.