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FED, nell'edizione 2017 "il futuro è adesso". La digital transformation un must per aziende e PA, servono competenze
Dopo il successo del 2016 , che ha visto sul palco oltre 30 speaker, di fronte a un pubblico di 1.500 persone, l’edizione 2017 del Forum dell'Economia Digitale (FED) in programma al MiCo di Milano il 22 marzo fornirà una nuova occasione di incontro sulle opportunità e le sfide della svolta digitale. Una raccolta di testimonianze significative che fanno del FED una piattaforma di condivisione delle competenze digitali tesa a cogliere le opportunità offerte già oggi dai nuovi strumenti tecnologici per sostenere la crescita economica della società.
La seconda edizione dello spazio ideato e organizzato da Facebook e Giovani Imprenditori Confindustria, vedrà la partecipazione di manager e imprenditori provenienti da diversi settori merceologici che hanno fatto dell’adozione del digitale un asset stratregico delle loro imprese. Assieme a loro, in un programma che alterna talk, tavole rotonde, interviste e demo live, daranno il loro contributo rappresentanti di istituzioni e associazioni, esperti, accademici e realtà tra le più avanzate dello scenario digitale.
Lo sviluppo della cultura digitale consente l’integrazione tra tradizione ed evoluzione, l’innovazione di processi e prodotti, il sostegno della crescita economica delle grandi e delle piccole imprese.
“L’adozione del digitale nel nostro sistema economico è al centro dell’agenda di Facebook - sostiene Luca Colombo, Country manager Facebook Italia - un mondo più aperto e connesso grazie al digitale rappresenta infatti un’opportunità che le imprese possono cogliere già oggi per sostenere la crescita del proprio business e la conquista di nuovi mercati. Dopo la positiva esperienza dello scorso luglio, la seconda edizione di FED, costituisce una nuova occasione di condivisione delle competenze e delle esperienze di quanti, tra aziende, organizzazioni e istituzioni, stanno già raccogliendo risultati concreti grazie alla svolta digitale. Particolare attenzione va alle piccole e medie imprese che, raccogliendo il 90% delle aziende e oltre il 67% del Pil nazionale, costituiscono la spina dorsale dell’economia italiana ed esprimono un sentiment positivo sulle prospettive del business: la metà delle PMI italiane infatti, secondo i dati di fine gennaio della Future of Business survey che Facebook, Banca Mondiale e OCSE hanno avviato nel 2016, si dichiara ottimista rispetto al futuro della loro azienda”.
Il 50% delle piccole e medie imprese italiane hanno una visione positiva sui prossimi sei mesi, il 37% è neutrale e solo il 13% negativo. Lo rileva la Future of Business survey, sulle 7.400 imprese proprietarie di pagine Facebook 'business'. Il dato positivo sale al 57% quando le imprese hanno commercio all'estero, mentre l'occupazione appare ancora ferma.
Negli ultimi sei mesi infatti il 70% delle Pmi non ha mutato il numero di dipendenti e nei prossimi sei il 71% prevede di non cambiare, anche se c'è un piccolo segno di miglioramento: il 20% pensa di aumentare i dipendenti nel breve futuro e solo il 9% stima di tagliarlo.
“Appuntamenti come il Forum dell’Economia Digitale dimostrano come sia sempre più importate e strategico per le piccole e medie imprese allargare il proprio sguardo alle opportunità commerciali offerte dalle nuove piattaforme digitali e dal mondo dei social media” così l’assessore alle Politiche per il Lavoro, Attività Produttive e Commercio, Cristina Tajani che prosegue: “Affiancare al presidio dei mercati tradizionali quelli digitali è la vera sfida cui sono chiamate non solo le PMI ma soprattutto i nuovi artigiani 2.0 che proprio grazie al digitale possono abbattere i costi e le barriere d’ingresso, raggiungendo così mercati fino a pochi anni ad esclusivo appannaggio delle grandi multinazionali”.
“Grazie a questi nuovi strumenti – conclude Tajani- i nostri imprenditori del manifatturiero possono presentarsi al mondo e far conoscere l’eccellenza del Made in Italy fatta di competenza, saper fare, artigianalità, creatività e uso innovativo delle tecnologia oggi sempre più richiesta a livello internazionale. Come Amministrazione siamo impegnati da anni a sostenere startupper, nuovi artigiani e imprese che proprio dell’adozione del digitale fanno il proprio asset strategico per posizionarsi sui mercati”.
Secondo Marco Gay, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria “Il digitale è un fattore abilitante per l’economia tradizionale ma rappresenta, allo stesso tempo, una nuova economia di per sé. Fino ad oggi la manifattura e la digital economy sono stati due binari paralleli, senza nessuna stazione di scambio in Italia. Non possiamo aspettare che le rette parallele si incontrino all’infinito, serve integrare da subito queste due economie per fare dell’Italia la digital factory più avanzata in Europa. Se il benessere passa dallo sviluppo e lo sviluppo passa dalle imprese, aiutarle a diventare sempre più digitali significa aiutare il Paese. L’economia digitale è una sfida per tutti: non ci sono scorciatoie o alternative. Si aprono nuovi mercati per il Made in Italy, si trasformano prodotti e processi, si richiedono nuove competenze ai lavoratori”.
Su quest'ultimo tema degno di nota il dato, rilasciato in conferenza, che evidenzia un 22% di posizioni digitali ricercate in Italia che non trova i candidati adatti a ricoprirle mentre gli occupati nel settore dell'Ict rappresentano solo il 2,5% del totale. Nel dettaglio, le imprese con risorse specializzate nell'Ict sono il 17% del totale (la media Ue è del 20%), a fronte di una quota del 12% di aziende che si occupa di formazione digitale (contro uno standard europeo del 22%). La Penisola è fanalino di coda anche per il totale di laureati nella forza di lavoro dell'economia digitale: il 33%, quasi la metà di una media europea del 60,5%. "Il problema è legato alla formazione, lavorare nel digitale non significa solo sapere usare un telefonino. Però ci sono novità positive, come i corsi di coding e altre iniziative di formazione interna nelle imprese" ha dichiarato Gay.
Per partecipare all’evento è sufficiente iscriversi tramite la piattaforma www.forumeconomiadigitale.com. I lavori saranno inoltre disponibili sul sito dei Giovani Imprenditori Confindustria www.giovanimprenditori.org e sulla pagina FB “Facebook per le aziende”.
Sarà possibile infine seguire le interviste ai relatori e gli approfondimenti sui temi trattati durante i lavori, tramite Facebook live dedicati.
Anche per questa seconda edizione del Forum dell’Economia Digitale si rinnova la media partnership con RAI − Radiotelevisione Italiana.
PMI E DIGITALE
Le piccole medie imprese (PMI) in Italia rappresentano circa il 90 per cento delle imprese, con un fatturato pari al 67,3% del PIL, la percentuale più alta in Europa.
Le connessioni tra persone in tutto il mondo, che in questi anni hanno raggiunto livelli senza precedenti, sono una grandiosa opportunità a disposizione delle PMI, che oggi possono partecipare all’economia globale raggiungendo clienti in tutti i paesi del mondo.
Il digitale è, insomma, un asset essenziale per crescere e competere, come si evince da Future of Business Survey, che ha analizzato 140.000 imprese provenienti da 33 paesi, delle quali 7.400 in Italia.
Stato attuale, prospettive future, livello di fiducia:
-per quanto riguarda la prospettiva futura per i prossimi 6 mesi, il 50% delle aziende italiane che hanno preso parte al sondaggio hanno una visione positiva, il 37% neutrale, mentre il 13% negativa;
-il 43% delle aziende italiane intervistate valutano lo stato attuale della propria impresa come neutrale, il 38% come positivo, mentre il 19% considera la propria situazione come negativa.
Crescita occupazionale:
negli ultimi 6 mesi, il 70% delle imprese intervistate non ha visto alcun cambiamento nel numero di dipendenti della propria azienda. Il 14% ha invece registrato una crescita nel numero di dipendenti, mentre il 16% ne ha visto una diminuzione;
nei prossimi 6 mesi, il 71% delle aziende intervistate non si aspetta alcun cambiamento nel numero dei propri dipendenti mentre il 20% ha invece in previsione un aumento dei dipendenti. Il restante 9% ne prevede invece una diminuzione.
5 sfide principali per le PMI:
Le sfide principali che le aziende intervistate stanno affrontando sono:
Per il 60% degli intervistati, la crescita del fatturato
Per il 59% degli intervistati, attrarre clienti
Per il 50% degli intervistati, l’incertezza delle condizioni economiche
Per il 46% degli intervistati, mantenere la redditività
Per il 37% degli intervistati, leggi e regolamentazioni sulle tasse
Commercio internazionale
Le piccole imprese possono contare su connessioni globali dirette tra il mercato e clienti in tutto il mondo. Sono ormai oltre 65 milioni le pagine di PMI presenti su Facebook. Più del 35% dei fan di queste pagine è internazionale – 5 punti percentuali in più rispetto al 2015.
le aziende italiane intervistate che sono coinvolte in attività di commercio internazionale rappresentano il 16% del totale;
le aziende che commerciano a livello internazionale denotano una visione del futuro più positiva rispetto alle imprese che non lo fanno: in Italia viene espressa un’aspettativa positiva sul futuro dal 57% delle aziende che commerciano a livello internazionale, contro una quota del 48% riscontrato nelle aziende che non hanno attività commerciali all’estero;
produrre il 25% delle entrate grazie all’export internazionale è significativamente più frequente per le aziende guidate da donne imprenditrici (41% vs. 31% delle aziende guidate dagli uomini).
Uso di strumenti digitali
La digitalizzazione consente di ridurre le barriere tra un Paese e l’altro. Le aziende possono facilmente raggiungere persone in altri Paesi grazie alla globalizzazione e alla digitalizzazione diffusa.
Le aziende intervistate utilizzano gli strumenti digitali per i seguenti scopi:
75% per dare visibilità ai propri prodotti o servizi;
65% per fornire informazioni ai clienti, quali orari di apertura dell’attività o informazioni di contatto;
75% per fare pubblicità verso nuovi potenziali clienti;
53% per comunicare con clienti o fornitori;
45% per vendere i propri prodotti e servizi;
15% per gestire internamente la propria azienda (ad esempio, finanza e comunicazioni tra dipendenti);
mediamente, le PMI in Italia utilizzano degli strumenti digitali per 5 su 6 delle attività sopra elencate
Le aziende guidate da imprenditrici donne usano gli strumenti online per promuovere il proprio business verso potenziali nuovi clienti (76% vs. 74% delle aziende guidate dagli uomini), mostrare prodotti/servizi (78% vs. 74% delle aziende guidate dagli uomini), fornire informazioni (69% vs. 62% delle aziende guidate dagli uomini).
Imprenditrici e manager donne
- il management delle aziende è costituito principalmente da uomini nel 52% delle imprese italiane intervistate, mentre è formato soprattutto da donne nel 28% dei casi. Il 20% delle aziende sostiene invece di avere un numero equilibrato di uomini e donne nel proprio management;
-produrre il 25% delle entrate grazie all’export internazionale è significativamente più frequente per le aziende guidate da donne imprenditrici (41% vs. 31% delle aziende guidate dagli uomini);
- le aziende guidate dal imprenditrici donne usano gli strumenti online per promuovere il proprio business verso potenziali nuovi clienti (76% vs. 74% delle aziende guidate dagli uomini), mostrare prodotti/servizi (78% vs. 74% delle aziende guidate dagli uomini), fornire informazioni (69% vs. 62% delle aziende guidate dagli uomini);
3 sfide principali per le donne che guidano un’impresa:
68% aumentare i guadagni
65% attrarre clienti
52% incertezza su condizioni economiche
PA, LAVORO E DIGITALE
Non solo imprese, ma anche pubblica amministrazione e lavoratori: il digitale è una sfida e una opportunità per ogni livello della società. Governi e cittadini, imprese e mondo della formazione sono chiamati a fornire le infrastrutture materiali e culturali per sfruttare appieno la rivoluzione digitale.
Secondo le stime dell’UE, il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale aumenterebbe il PIL europeo del 5% nei prossimi otto anni con un aumento di 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro. Per l’Italia portare a compimento tutti gli obiettivi d’innovazione significherebbe dare una spinta all’economia da 70 miliardi di euro, circa 4,5 punti di Pil.
Dobbiamo investire di più per la produttività e la competitività del nostro sistema pubblico e privato: Confindustria Digitale ha evidenziato che gli investimenti digitali nei Paesi europei rappresentano oggi mediamente il 6,4% del PIL mentre in Italia raggiungono solo il 4,7%, un gap di 25 miliardi di euro l’anno.
Infrastrutture abilitanti: lo stato della connettività 2016
L’accesso a Internet è veicolo di opportunità economiche e consente il libero scambio di dati e informazioni. La connettività è pertanto un abilitatore fondamentale.
I dati della Commissione indicano che, seppure la banda larga è diffusa capillarmente sul territorio nazionale, solo il 44% delle famiglie italiane ha possibilità di accesso alle Reti ultra-veloci di ultima generazione, contro una media UE del 71%.
Ma la sola connettività non aiuta le persone a beneficiare appieno di internet: un internet realmente inclusivo deve essere ampiamente disponibile, accessibile e consentire un utilizzo che promuova risultati sociali ed economici.
Secondo l’Inclusive Internet Index elaborato per Facebook dall’Economist Intelligence Unit:
- l’Italia si colloca al 10°posto assoluto rispetto ai 75 paesi considerati dall’Index e il 5° posto sui 12 paesi europei coinvolti nella valutazione;
- la maggior parte del mondo connesso è sotto-connesso. Se il 94% della popolazione dei 75 paesi coinvolti ha accesso a un segnale mobile, solo il 43% ha accesso a un segnale 4G;
- contenuto rilevante in lingua locale è fondamentale per un internet inclusivo. Il contenuto in lingua locale è abbondante nei paesi non anglofoni (91% dei paesi hanno informazioni di base nella lingua locale) ma non tutto il contenuto rilevante è in lingua locale (solo il 49% dei paesi ha un sito governativo che consente di usufruire di servizi online);
- una componente chiave della Facilità (Readiness) è la riduzione del gap di genere. Mentre la connettività sta migliorando in tutto il mondo, il gender gap si sta ampliando: la quota di donne che utilizzano internet oggi è inferiore rispetto al 2013. Per definizione, se le donne non sono online, internet non è inclusivo.
PA digitale
La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione rappresenta una leva fondamentale d’intervento perché consente di ridurre l’onere amministrativo a carico di cittadini e imprese, e liberare così risorse economiche da destinare a consumi e investimenti, quindi alla crescita.
La PA digitale risulta disomogenea sul territorio:
- secondo lo Smart City Index, che ha analizzato la diffusione dei servizi digitali:
- infomobilità è uno dei settore in maggiore crescita, dato che il travel planner è diffuso in quasi metà dei Comuni (43%), così come le città con app ufficiali per i trasporti pubblici (25%, + 120%);
- turismo on-line, solo il 14% dei Comuni consente di accedere alla prenotazione delle strutture ricettive dal proprio sito e solo il 3% di acquistare on-line biglietti per musei o monumenti;
- sicurezza urbana: quasi metà dei Comuni ha installato reti di sensori e videosorveglianza per monitorare la sicurezza in ambito urbano, ma solo il 16% eroga dei servizi on-line al cittadino in questo ambito
- i pagamenti elettronici sono ancora poco diffusi, dal momento che all’inizio del 2014 solo il 15% dei Comuni capoluogo consentiva il pagamento on-line della TASI;
- open data: quasi un quarto (24%) dei Comuni capoluogo pubblica dati in formato aperto sul proprio sito, in forte crescita rispetto al 2012 (+130%)
- fatturazione elettronica: l'entrata a regime della fatturazione elettronica per i pagamenti alla PA alla data del 31 marzo, interessa circa 135 miliardi di euro di forniture, con 37mila uffici coinvolti, per risparmi potenziali pari a circa 1,5 miliardi di euro per anno
Competenze:
- secondo l’Ocse oggi il 50% della forza lavoro in Italia ha zero o scarse capacità informatiche;
- secondo l’Istat nel 2014 ben 22 milioni di italiani non hanno mai avuto a che fare con internet (il 38,3% popolazione residente è offline);
- dall’indagine Federmacchine del 2016 relativa al cambiamento delle competenze trasversali (soft skills) richieste al personale a seguito dell’introduzione delle tecnologie Industria 4.0:
- per gli operai i principali cambiamenti hanno riguardato, nell’ordine: autonomia, responsabilità, adattabilità e proattività; capacità di lavorare in gruppo e problem solving;
- per gli impiegati i principali cambiamenti hanno riguardato, nell’ordine: fast and focused decision making/problem solving; autonomia, responsabilità, adattabilità e proattività; capacità di lavorare in gruppo; comunicazione digitale;
- per i dirigenti i principali cambiamenti hanno riguardato, con pari importanza: fast and focused decision making/problem solving e autonomia, responsabilità, adattabilità e proattività; solo al terzo posto la leadership.
Figure professionali:
- McKinsey ritiene che il 50% dell’occupazione è ad alto rischio di essere sostituita da sistemi automatizzati entro il 2055 anche se l’automatizzazione aumenterà la produttività globale di 1,4% l’anno;
- PwC stima che la domanda di professionisti nel campo delle KETS3 crescerà di 953,000 unità tra il 2013 e il 2025;
- la Commissione europea ha evidenziato che in Europa nel 2020 si rischia di avere 200mila posti di lavoro scoperti. Serviranno: data analyst, director of analytics, big data architect, web analyst, sviluppatori mobile, user experience director, digital advertiser, specialisti di SEO e SEM, copywriter, community manager, e-reputation manager, chief technology officer;
- secondo una ricerca di Modis, il 22% delle posizioni digitali aperte in Italia non trova candidati.
Occupati ICT
Infrastrutture abilitanti e una moderna Pubblica Amministrazione da sole non possono bastare per colmare il gap digitale delle imprese italiane. C’è bisogno anche di un forte investimento da parte delle imprese italiane in capitale umano dotato di competenze tecnico-scientifiche in grado di integrare le ICT all’interno dell’organizzazione e dei processi aziendali.
Ad oggi il numero di imprese che impiegano addetti ICT/IT in azienda è ancora sotto la media UE 28 (17% contro il 20%), così come di quelle che offrono formazione ICT (12% contro 22%).
Secondo la rielaborazione del Centro Studi Confindustria su dati Eurostat, in termini di % di occupati ICT nell'economia, l'Italia con il 2,5% è molto sotto la media UE 28, su livelli analoghi a quelli registrati nei paesi dell'Est Europa e del Mediterraneo, ma molto distante dai paesi scandinavi e anche dalle altri grandi economie continentali, Germania, Francia e Regno Unito.
Al tempo stesso siamo ultimi per % di laureati tra quegli stessi occupati ICT, con una percentuale di solo il 33.1%, contro la media UE28 del 60.5%
I PROTAGONISTI DI FED 2017
Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria
Antoines Bordes, Research scientist FAIR Facebook
Carlo Bozzoli, Head of Global ICT Enel
Enrico Cereda, Presidente IBM
Innocenzo Cipolletta, Presidente AIFI
Luca Colombo, Country Director Facebook Italy
Massimo Costa, Country Manager WPP Italy
Sandro de Poli, Country CEO General Electrics
Gabriele Domenichini, Head of Academy and Venture Blockchainlab
Pier Francesco Favino, Attore
Federico Ferrazza, Direttore Wired Italy
Matteo Flora, CEO MGPF
Luciano Floridi, Professore di Filosofia ed Etica dell’Informazione University of Oxford
Marco Gay, Presidente Giovani Imprenditori Confindustria
Andrea Guerra, Presidente Esecutivo Eataly
Massimiliano Magrini, Managing Partner United Ventures
Giovanni Malagò, Presidente CONI
Giorgio Metta, Vice Direttore Scientifico Istituto Italiano di Tecnologia
Teo Musso, Fondatore Birra Baladin
Gregorio Paltrinieri, Nuotatore, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Rio 2016
Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Carlo Purassanta, AD Microsoft
Dario Rossi, Percussionista
Laurent Solly, Regional Director Facebook Southern Europe
Angelo Trocchia, Chairman Unilever Italia
Roberto Viola, DG Connect Commissione Europea
Fabio Zecchini, CTO & Co-Founder Musement
Giovanni Zezza, Head of Marketing Deliveroo Italy