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Siani (ADCI): "Giorgio Armani, un maestro dell’eleganza silenziosa. Le sue campagne una lezione di rigore. La sua eredità in comunicazione? Tre regole auree. Eliminare il superfluo, enfatizzare la semplicità e riconoscere l'eleganza del poco complicato"

Lo stilista, icona dell’eleganza e del Made in Italy, è scomparso, lasciando un vuoto profondo anche nella comunicazione visiva e pubblicitaria. La presidente dell’ADCI, lo ricorda definendolo un 'rivoluzionario silenzioso', capace di trasformare la donna da oggetto del desiderio a soggetto di potere. Armani ha fatto della sobrietà e del rigore uno stile. Le sue campagne pubblicitarie, costruite su una raffinata essenzialità, hanno insegnato il valore dell’atemporalità, della coerenza e dell’impegno. L’ADCI lo saluta come l’ultimo dei grandi, custode di un’eredità che continuerà a ispirare chi lavora con le immagini, le idee e i significati. Con la sua scomparsa si chiude un’era, ma il suo messaggio rimane, intatto, universale e concreto.

L'uomo comune, l'Italia, il mondo della moda, della comunicazione e della cultura italiana, gli amanti della bellezza indossata piangono la scomparsa di Giorgio Armani, sarto, visionario e simbolo intramontabile dell’eleganza italiana. Con lui si spegne non solo uno dei più influenti stilisti del nostro tempo, ma anche un autentico architetto dell’immaginario contemporaneo. Un uomo che più volte ha avuto il coraggio di ricordare, nonostante l'enorme successo ottenuto, l'importanza di conciliare il lavoro con la propria vita personale, gli affetti, e di non annullarsi in un desiderio di emergere che divora e cancella la percezione del tempo che passa, fino a consumarlo svelando rimpianti. 

A ricordarlo, tra le molte voci di cordoglio e tributo, quella di Stefania Siani, presidente dell’ADCI (Art Directors Club Italiano), raccolto da Advexpress, che con parole sentite e profonde ha tracciato il lascito di Armani nel mondo della pubblicità e della comunicazione visiva.

Eleganza e abolizione degli eccessi. Cosa ha rappresentato Armani per la comunicazione pubblicitaria?
"Rispondo da donna a questa domanda. Per me Armani è il leggendario Re che più di ogni altro ci ha dato strumenti per riscrivere la nostra narrativa di Regine: ha trasformato la donna oggetto del desiderio in un soggetto di potere.  – afferma Siani – E ne ha allargato le spalle e la dimensione della dignità.  Ha distillato l’eleganza come abito mentale, lo stile come stile di vita, la totale coincidenza tra estetica ed etica come ideale di bellezza. Ha capito che in un mondo saturo di eccessi, la vera rivoluzione sarebbe stata l'assenza di rumore. È una lezione di minimalismo che a che fare con la sua complessità etica.  Giorgio Armani, è la più potente e bella anomalia nel sistema."
 
 

Un’estetica che è diventata linguaggio

Armani non è stato solo un innovatore nel design: ha saputo comunicare la moda come pochi. Il suo lavoro ha attraversato i decenni mantenendo una coerenza rara, diventando una lingua visiva universale, un codice etico ed estetico in grado di parlare al mondo.

"Parliamo del demiurgo dello stile Made in Italy, anche in comunicazione. – continua Siani – A comunicare sono sempre stati i suoi abiti: veri e propri dispositivi semiotici, portatori di un'idea di mondo che è poi diventata l’essenza stessa del made in Italy. E ci ha lasciato il senso di queste lunghe, profonde affinità nelle collaborazioni: penso al sodalizio con Aldo Fallai, per quarant’anni. Insieme hanno catturato in comunicazione l’innovazione silenziosa di una società di donne pronte a conquistare potere e autonomia, e uomini pronti a destrutturare il proprio stile."

 

Il rigore come eredità creativa

Le campagne pubblicitarie firmate Armani, spesso in bianco e nero, con atmosfere rarefatte e cariche di suggestione, sono state veri e propri manifesti del silenzio comunicativo: un rifiuto del clamore, una lezione di rigore.

"Giorgio Armani era un maestro di eternità. Ci ha insegnato che solo quello che richiede impegno dura, che non esistono scorciatoie al rigore e alla dedizione.  Aveva anche delle regole ferree per praticare l’eternità. Una volta avevo letto la sua regola di Cary Grant: vestiti in modo che, quando vedi una tua foto, non sia in grado di attribuirle una data. È il sogno di ogni comunicatore e di ogni brand riuscire a sfiorare l’idea di avvicinarsi alla dimensione del 'timeless'”. – ricorda Siani.

 

L’eredità per il mondo della comunicazione

L’ADCI, sotto la guida di Siani, ha voluto ricordare Armani come un punto fermo, un maestro silenzioso le cui lezioni rimarranno scolpite nel tempo.

Ma qual è l’eredità che Armani lascia alla comunicazione? "Seguire le sue tre regole auree: eliminare il superfluo, enfatizzare la semplicità e riconoscere l'eleganza del poco complicato, sono anche per noi comunicatori dei valori a cui ispirarci." spiega decisa il presidente dell’ADCI .

 

La chiusura di un’era

Nel suo messaggio di commiato, Stefania Siani sintetizza l’impatto che Giorgio Armani ha avuto non solo sulla moda, ma su un’intera generazione di creativi e pensatori visivi: "L'ADCI ha dedicato un profondo momento di riflessione a Giorgio Armani, e mi sono molto confrontata con i colleghi e amici Giuseppe Mastromatteo e Michele Mariani. Consideriamo Giorgio Armani l'ultimo dei grandi a lasciarci. Con lui si chiude un'era di giganti che hanno ridefinito il significato del "Made in Italy". Anche e soprattutto a lui  si deve l'attribuzione di un'immagine di eleganza, rigore e genio creativo, del nostro Paese nel mondo."

Con la morte di Giorgio Armani, si chiude un capitolo irripetibile della cultura italiana. Ma la sua lezione resta più viva che mai, perché innestata e condivisa in diversi campi dell'esperienza umana. Un’eredità che continuerà a ispirare generazioni di designer, creativi e comunicatori.

Davide Riva