Poltrone
Lutto nell'editoria per la morte di Carlo Caracciolo
Editoria italiana in lutto per la morte di Carlo Caracciolo scomparso ieri, lunedì 15 dicembre, nella sua abitazione romana all'età di 83 anni. Fondatore con Eugenio Scalfari di Repubblica e l'Espresso, era nato a Firenze nel 1925 da una una famiglia nobile, quella dei Principi di Castagneto e Duchi di Melito. Celebrato all'indomani della sua scomparsa come l'unico 'editore puro' nella storia della stampa italiana, anche se lui preferiva definirsi, più modestamente, un 'editore fortunato', nel 2007 si era lanciato in un'altra, ennesima avventura imprenditoriale risanando i conti del quotidiano francese Libération. Un amore, quello per l'editoria, partito con l'acquisizione a titolo gratuito del pacchetto azionario di maggioranza del gruppo Espresso, cedutogli da Adriano Olivetti nel 1956 quando era poco più che trentenne.
LA VITA. Figlio di Filippo Caracciolo e di Margaret Clarke, fratello maggiore di Marella, vedova di Gianni Agnelli, si laureò in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, per poi specializzarsi negli Stati Uniti, presso la prestigiosa Harvard Law School. Cominciò la sua attività imprenditoriale nel 1951 fondando a Milano la Etas Kompass, dedita alla pubblicazione di riviste tecniche, di cui restò amministratore delegato fino al 1975. Nel 1976, da una joint venture tra Editoriale L'Espresso e Arnoldo Mondadori Editore, nacque la Società Editoriale La Repubblica, della quale Caracciolo è stato presidente e amministratore delegato: il 14 gennaio 1976 cominciano le pubblicazioni del quotidiano, diretto da Eugenio Scalfari. Instancabile lavoratore, pur essendo da tempo malato, nel 2007 si era lanciato in un'ultima sifda editoriale con l'acquisto del 33,3% del quotidiano francese Liberation al fianco dell' azionista di maggioranza Edouard de Rothschild. In una delle ultime interviste rilasciate al quotidiano Il Sole 24 Ore, si era detto molto soddisfatto di aver risanato i conti del quotidiano: "Dicono che i francesi siano difficili - era stato il suo commento - ma per me è stato facile. Ho detto loro che se non accettavano i tagli, nonostante Sartre il fondatore e tutta la prosopopea gauchista, il giornale chiudeva". Della sua biografia, si ricorda anche l'impegno attivo nella Resistenza nella Brigata Matteotti. Un'esperienza che amava ricordare: L'ho fatto per un anno - disse una volta - Sono anche stato fatto prigioniero". Per tutta la vita si definì uomo intellettualmente vivace e di sinistra.
LO RICORDANO. Tanti i ricordi dell'uomo e dell'imprenditore che il mondo politico e dell'editoria, come si legge sui siti dei principali quotidiani nazionali, hanno reso alla notizia della morte. Come si "Era un uomo di grande limpidezza e coerenza nei principi - ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - di grande misura e stile nei comportamenti; un uomo - ha detto anocra il presidente ricordando l'impegno attivo di Caracciolo nelle fila della Resistenza - legato alla causa dell'antifascismo e della democrazia e certamente un ispiratore di grandi imprese editoriali e giornalistiche". Renato Schifani, presidente del Senato, ha parlato di perdita di "un imprenditore coraggioso, moderno, che si è sempre battuto per la democrazia", mentre il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha voluto ricordarlo come un "grande editore che ha contribuito alla democrazia italiana partecipando, attraverso le sue importanti pubblicazioni, alla crescita di una opinione pubblica moderna ed attenta ai cambiamenti verificatisi nel Paese nel corso degli ultimi decenni". Dolore e rammarico anche nel messaggio del segretario del Partito Democratico Walter Veltroni. E, sempre nel Pd, Massimo D'Alema ha espresso rammarico per la scomparsa di un "intellettuale, editore, protagonista non solo dell'impegno antifascista, ma di tanta parte della vita culturale e democratica del Paese». Con Carlo Caracciolo se ne va uno straordinario editore, un grande uomo di cultura, un signore". Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana ha insistito sulla sua unicità di editore puro, anzi "l'ultimo editore vero della costruzione repubblicana del nostro paese", ha detto il segretario. Condoglianze anche dall'ex presidente della Camera Pierferdinando Casini: "Sono vicino alla famiglia di Repubblica per la scomparsa di Carlo Caracciolo - ha detto - un uomo che ha segnato la storia dell'editoria italiana, di cui è stato per tanti anni indiscusso protagonista. Uomo di grande livello intellettuale e di profonda cultura, Carlo Caracciolo ha segnato un'epoca come pochi altri della sua generazione". Cordoglio anche da parte del presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga: "La morte di Carlo Caracciolo - ha detto - lascia un gran vuoto non solo nel mondo dell'aristocrazia, di cui fu membro senza alterigia e senza rinnegamenti, ma anche dell'alta finanza borghese e dell'editoria".