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Internet of Things: in Italia un mercato da 2 mld, ma siamo ancora ai blocchi di partenza

Nell'ambito dell'Edison Innovation Week 2016 si è tenuta l'interessante tavola rotonda 'Internet of EVERYThings, siamo tutti connessi: dialogo smart sugli oggetti smart', che ha visto esperti del settore confrontarsi sulle principali difficoltà che frenano ancora lo sviluppo dell'IoT nel nostro Paese e sulle opportunità che potrebbero derivare da una sua maggiore diffusione. Tre i principali ambiti di applicazione: domestico (smart home), cittadino (smart city) e industriale (industrial IoT).
In un incontro totalmente dedicato all'innovazione, come l'Innovation Week 2016 organizzata da Edison, non poteva mancare una tavola rotonda dedicata ad approfondire il tema dell'Internet of Things, sempre più al centro del dibattito, soprattutto in vista dei cambiamenti che potrebbe portare alla nostra vita privata e lavorativa. 


A salire sul palco, martedì 7 giugno, per confrontarsi sull'argomento, sono stati Andrea Negroni (Customer Solution Architect Cisco), Angela Tumino (Direttore Osservatorio Internet of Things, School of Management - Politecnico di Milano), Claudio Serracane (Direttore ricerca, sviluppo e innovazione Edison), Marco Landoni (Direzione Marketing, Edison) e Cosimo Palmisano (founder & CTO Decisyon).

Interessanti i dati emersi dall'Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano
"A fine 2015 il mercato dell'Internet of Things in Italia valeva circa 2 miliardi di euro, registrando una crescita del 30% rispetto al 2014  - ha affermato Angela Tumino (FOTO 2) - . Considerando il valore complessivo del mercato ICT nel nostro Paese, pari a 64 miliardi di euro (+1% sul 2014), appare chiaro come oltre la metà della crescita del settore ICT in Italia sia trainata proprio dall'Internet of Things". 

Tuttavia, questo non significa che il nostro Paese stia già sfruttando tutte le opportunità offerte dall'IoT: "La strada da percorrere è ancora lunga - ha aggiunto Tumino -, anche perché circa tre quarti di questo mercato è ancora legato a soluzioni piuttosto tradizionali, che sfruttano la rete dei cellulari e non altre tipologie di reti più innovative (wireless, blutooth etc.), che consentirebbero di aumentare le potenzialità".

Attualmente sono due i principali ambiti di applicazione dell'IoT in Italia: il mercato delle utility e quello dell'automotive. In particolare, sul fronte delle utility si stanno diffondendo sempre più i contatori connessi, in grado di trasferire informazioni in base ai consumi effettivi: al momento sono oltre 1 milione i contatori di questo tipo (che corrisponde però soltanto al 5% del totale), in particolare elettrici, ma questa tipologia sta prendendo piede anche per i contatori del gas. 

Voce autorevole di questo mercato è Edison, che ha già lanciato delle soluzioni innovative. "Aumenta il numero degli oggetti connessi e dei dati disponibili - ha spiegato Claudio Serracane (FOTO 1) - e sulla base di tali dati nascono nuovi servizi anche se, sul fronte delle utility, siamo ancora lontani dal poter costruire un pacchetto di servizi completo e apprezzato dai clienti. E' importante sottolineare la differenza fondamentale rispetto alla domotica: l'Internet of Things permea la vita di tutti i giorni con soluzioni cheap, mentre nella domotica le soluzioni proposte vanno installate appositamente da esperti a fronte di un costo tutt'altro che competitivo".

Tra le proposte di Edison, l'Energy Control, un sistema che consente di trasmettere in modo intelligente i dati relativi al consumo di elettricità. Due i filoni sui quali si muoverà Edison nel prossimo futuro in tema IoT: l'arricchimento dei device e la valorizzazione delle informazioni raccolte attraverso una piattaforma ad hoc.

Per quanto riguarda l'automotive, una normativa europea impone che dal 2018 tutte le nuove auto siano in grado di effettuare chiamate d'emergenza in caso di incidente, ma di fatto tutte le principali case automobilistiche stanno già lanciando sul mercato vetture sempre più connesse. Attualmente, sono 5 milioni i veicoli con connettività a bordo che circolano sulle strade italiane. 

Secondo Tumino, sono tre le aree dove ci si può aspettare una maggiore evoluzione dell'Internet of Things:

- ambito domestico (smart home): da un lato i consumatori sono più pronti all'innovazione rispetto al passato, dall'altro l'offerta sta evolvendo, anche grazie alla valorizzazione dei dati che possono essere raccolti ed elaborati per mettere a punto nuovi servizi. 
L'importante è che si riesca a ridurre la complessità: "Il consumatore non si avvicina a prodotti difficili da comprendere - ha detto Tumino -: per agevolare la diffusione di queste soluzioni è fondamentale renderne palese il valore per l'utente finale".

- ambito cittadino (smart city): iniziano a esserci degli elementi abilitanti anche in quest'area, come ad esempio le nuove reti di comunicazione, più adatte all'IoT, che agevolano lo sviluppo di nuovi servizi in città. Basti pensare che il 60% dei Comuni italiani oltre i 20mila abitanti ha avviato progetti di smart city negli ultimi tre anni. "Il problema principale è legato al fatto che i Comuni considerano ancora queste innovazioni come una voce di spesa e non di investimento", ha sottolineato Tumino.

- ambito industriale (industrial Internet of Things): l'IoT può rappresentare un forte elemento di innovazione per l'industria manifatturiera italiana e ci sono molte aree di sviluppo interessanti, dalla logistica alla sicurezza.

In merito a quest'ultimo punto, Cosimo Palmisano ha posto l'accento sul fatto che la realizzazione di un processo di industrial IoT sia complessa poiché comporta la necessità di incrociare dati di natura differente. Tuttavia le opportunità sono numerose: attraverso sensori posti lungo la linea produttiva, ad esempio, è possibile raccogliere informazioni in real time che possono essere molto utili per ottimizzare i turni di lavoro e per ottenere un risparmio anche consistente. "Più le aziende riusciranno a valorizzare i dati in loro possesso, più la produzione sarà in grado di avvicinarsi al cliente finale", ha chiosato il manager. 

Per Andrea Negroni, lo sviluppo dell'Internet of Things richiede capacità nella gestione della connettività ma anche un'attenzione particolare alla sicurezza, dal momento che un oggetto connesso si apre a potenziali attacchi esterni. 
Non solo. "C'è un problema di codifica dei dati - ha affermato Negroni - : se, grazie agli oggetti connessi, vengono prodotte enormi quantità di dati, occorre sapere come correlarli per poterli sfruttare al meglio. Una soluzione è senza dubbio quella di elaborare i dati direttamente in prossimità del luogo dove vengono raccolti e sarà proprio questa la tendenza del prossimo futuro". 

Un'altra sfida è legata alle competenze digitali e non solo necessarie a lavorare all'IoT: "Cisco attraverso la Networking Academy si impegna a formare professionisti in quest'ambito", ha affermato Negroni. 

Ma forse le competenze non bastano: come ha affermato Claudio Serracane, serve anche un cambiamento culturale: "Le imprese sono pronte a puntare sull'IoT e a gestire il rischio? E i consumatori hanno davvero voglia di affidarsi a queste soluzioni?".

Serena Piazzi