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BEA Italia Festival 2025. Eventi spettacolari, persone usa-e-getta? Il tema del riconoscimento professionale sempre più cruciale nell’industry

Quanto pesa la mancanza di un riconoscimento per chi lavora dietro le quinte del mondo degli eventi? I professionisti del settore a confronto per comprendere come trasmettere il valore dei progetti - e del capitale umano - ai committenti.

Cosa accade dietro le quinte del mondo degli eventi? Nella giornata di contenuti del Bea Festival, un panel che apre un confronto necessario sulle condizioni di chi lavora nel settore degli eventi: creativi, tecnici, fornitori e professionisti che operano ogni giorno per garantire il successo delle manifestazioni. Moderati da Salvatore Sagone, Presidente, ADC Group, sono intervenuti Alberto Azzola, Managing Director, STS Communication, Fabrizio D’Oria, Direttore, Vela Spa - Venezia Unica e Marco Jannarelli, Presidente, NEXT Group per discutere di sostenibilità sociale, diritti, riconoscimento del valore umano e contrasto alla precarizzazione. 

Quanto pesa la mancanza di un riconoscimento per chi lavora dietro le quinte del mondo degli eventi? “Dovremmo essere tutti più bravi a far capire cosa c’è dietro le quinte di un evento, partendo dal pre-evento”, spiega Azzola. “Ci si dovrebbe rendere conto che dietro a ogni attivazione c’è sempre un gruppo di persone che disegnano il concept e che mettono poi a terra un’idea e un progetto. Spesso i clienti non danno valore a questi aspetti e guardano solo all’output. Invece, il tema del riconoscimento è fondamentale, non solo delle competenze, ma anche della firma delle seniority che sono garanzia di professionalità. Oggi ci sono oggettive difficoltà sia nel trovare giovani che abbiano voglia di fare e risorse da formare sia nel riconoscere il valore di chi è in questo settore da una vita, quando alla fine sono le persone coinvolte a fare la differenza”. 

Un segnale importante di questo aspetto è proprio il concept scelto per l’edizione 2025 del Festival degli Eventi e della Live Communication“Live With Respect”. “Un tema etico cruciale”, spiega Jannarelli, la cui agenzia, Next Group, lavora all’evento da un anno. “La nostra attività è fatta di persone, l’80% dei costi della mia società riguarda le persone. E’ estremamente importante, quindi, considerare l’aspetto della sostenibilità sociale ed ecologica, ma anche di quella economica che comprende un compenso equo per le figure professionali che lavorano ai progetti. Nel nostro budget noi evidenziamo sempre la voce del “project management” per far comprendere al committente quale effort c’è da parte delle nostre persone, quante ore di lavoro ci vogliono per sviluppare un concept, cosa comporta gestire una produzione. Aggiungo poi che, oltre all’aspetto economico, altrettanto importante è l’aspetto di gratificazione nel percorso dei successi dell’azienda. E’ una filiera lunga, i clienti oggi dalle agenzie si aspettano solidità, però la filiera va nutrita con la consapevolezza di tutti, a partire dal committente fino all’ultimo dei fornitori, anche il più piccolo dall’altra parte del mondo, che magari ha standard diversi dai nostri”.

Una società pubblica come Vela Spa - Venezia Unica deve necessariamente fare gare d’appalto per l’acquisizione di beni e servizi. Cosa significa per una realtà di questo tipo certificare la sostenibilità sociale di un evento? “Questo è uno dei punti deboli delle nostre discussioni, perché spesso l’approccio è più rigido sulla forma che sulla sostanza. Noi, ad esempio, non possiamo fare sconti, abbiamo una normativa molto precisa. Abbiamo iniziato a fare le certificazioni ISO 20121 con alcuni eventi pubblici, ci impegniamo nella sostenibilità ambientare sul tema dei consumi energetici e riusciamo anche a porre il tema anche della legacy, quindi il rapporto con il territorio sia in termini di fornitori che di fruizione. La riflessione, tuttavia, concorda con quella dei miei colleghi, perché dobbiamo riuscire tutti a raccontare meglio cosa c’è dietro un evento e, di conseguenza, dietro un preventivo: ore e ore di progettazione o un team che fa le nottate per completare i lavori in tempi sempre più ristretti. Ecco, il fattore tempo è, ad esempio, un tema di cui bisognerebbe discutere di più”. 

Fare cultura è fondamentale. “La maggior parte dei clienti non sa come viene costruito un evento - sottolinea Azzola -. Spiegare cosa c’è dietro permette di conoscere e valutare ciò che si compra”.

Con una grande differenza della situazione Italia rispetto all’estero. “Qui viviamo di trattative, negli altri Paesi non è così. In Italia c’è gente che paga ancora a 60, 90 e anche 120 giorni, scadenze bandite dall'Europa ormai da 10 anni. In Europa in 30 giorni al massimo ti pagano e se ritardano di un giorno ti avvertono e si scusano. Questa cultura in Italia non esiste, forse solo pochissime aziende ce l’hanno ed è anche su questo che dovremo lavorare”, conclude Jannarelli

Serena Roberti