
Scenari
20° Rapporto Censis. La tv resta protagonista, ma cresce l'utilizzo dei media digitali e dei social, con il boom di Instagram
Secondo il 20esimo Rapporto sulla Comunicazione del Censis dal titolo 'I media e la libertà' relativo al 2024 e presentato nella Biblioteca del Senato a Roma, i mezzi digitali si affermano in maniera sempre più decisa e dimostrano la loro capacità di catalizzare quote sempre crescenti dell'attenzione degli utenti, tuttavia la televisione mantiene il suo ruolo da protagonista mentre si conferma il calo del mezzo stampa.
La televisione è guardata nel 2024 dal 94,1% degli italiani. A fronte di un leggero calo del digitale terrestre (-1,8%), aumentano gli utenti di tutte le tipologie di televisioni: la tv satellitare raggiunge il 47,7% (+2,6%), la web tv arriva al 58,4% (+2,3%) e la mobile tv si afferma con il 35,0% dell'utenza (+1,4%). La radio è in tenuta grazie alla sua capacità di ibridazione. I radioascoltatori sono il 79,1%. La radio tradizionale passa dal 45,6% di utenza al 46,8% (+1,3%). Cresce dell'1,3% la radio mobile che arriva al 25,4%, mentre l'autoradio resta la modalità più seguita dagli italiani (68,9%).
Veniamo a internet, che raccoglie il 90,1% degli utenti (+1% rispetto al 2023) ed evidenzia una sovrapposizione con gli user degli smartphone (+ 1,2%, hanno raggiunto l'89,3%).
Dal Rapporto Censis sulla Comunicazione emerge, inoltre, che nel 2024 cresce in modo evidente l'uso dei social network, che passano dall'82,0% all'85,3% (+3,3%). Tra i 14 e i 29 anni si rafforza l'utilizzo dei social legati alle immagini.. Il 78,1% dei giovani utilizza Instagram, il 77,6% YouTube, il 64,2% TikTok. I giovani apprezzano anche le piattaforme di messaggistica ( WhatsApp 87,4%, Telegram 42,9%) e le company come Amazon (60,1%).
Si registra la prima crisi degli influencer. Il 71,2% della popolazione afferma di non aver mai seguito gli influencer. Il 34,4% dei 14-29enni dichiara di aver cambiato atteggiamento verso i macro-influencer a seguito del coinvolgimento di Chiara Ferragni nell'ambito del Pandoro Gate, mentre per il 14,3% questo episodio non ha avuto impatto sulle scelte degli influencer.
Oggi le prime cinque fonti di informazione più utilizzate dagli italiani sono: i telegiornali (47,7%), Facebook (36,4%), i motori di ricerca su Internet (23,3%), le televisioni all news (18,9%) e i siti web di informazione (17,2%). A seguire ci sono Instagram (16,7%), YouTube (15,5%) e TikTok (14,4%).
Sebbene il 50,7% degli italiani reputi che tv, radio e quotidiani non siano più così imprescindibili, il restante 49,3% non li considera superflui. Solo il 37,6% si definisce un patito dell'informazione online e il 62,4% dichiara di non avere un rapporto esclusivo con l'informazione digitale.
I giovani hanno un basso gradimento dei media tradizionali (70,3%) ma l'informazione resta interessante : l'85% degli italiani (e l'80% dei giovani) ritengono che sia un diritto e un dovere di tutti tenersi informati. Il 75,5% degli italiani considera l'informazione sia imprescindibile.
Nel 2024, secondo il rapporto, si arresta il trend in crescita dei libri. I lettori di libri cartacei calano dal 45,8% del 2023 al 5,6% arrivando al 40,2%. Gli e-book sono al 13,4%.
Prosegue la crisi del mezzo stampa: i quotidiani cartacei nel 2024 hanno toccato il picco minimo di lettori con il 21,7% (-45,3% dal 2007). In flessione anche i lettori dei settimanali (-2,2%) che arrivano a 18,2%, mentre i mensili restano stabili (16,9%).
In linea anche gli utenti dei quotidiani online: sono il 30,5%, mentre crescono del 2,9% gli utenti dei siti web d'informazione (dal 58,1% al 61%).
«Remunerare con un equo compenso l’informazione online sulle piattaforme da parte di quest’ultime perché produrre informazione di qualità costa e va remunerato» ha dichiarato Giacomo Lasorella, presidente AgCom, durante la presentazione del rapporto Censis.
«Il rapporto del Censis mette in evidenza il binomio tra media e libertà, che è imprescindibile" ha sottolineato il presidente Agcom, sostenendo che c’è «una difficoltà di valorizzazione dei contenuti informativi, perché su internet la remunerazione prende altre strade e l’avvento dell’intelligenza artificiale complica la situazione, richiedendo interventi per la tutela della genuinità dei contenuti e del lavoro giornalistico».