Scenari

Innovation Summit 2017. Il 90% degli italiani pensa che il Paese possa e debba fare di più in termini di innovazione

E' quanto è emerso dall'evento promosso da Deloitte andato in scena questa mattina a Milano. Secondo gli italiani siamo al 1° posto per la moda, mentre gli europei ci attribuiscono il 2° posto dopo la Francia. Nel turismo, poi, sia gli italiani, sia gli Europei, riconoscono all’Italia il primato assoluto. Infine, nell’automotive, l’Italia, per gli stessi italiani è al 3° posto, mentre per gli stranieri è la Germania a dominare.

Se l’Italia ha un ruolo di primaria rilevanza nel panorama economico internazionale lo deve principalmente ad alcuni specifici, e ben individuabili, settori nei quali eccelle. Tra questi settori, spiccano – anche in termini di immaginario collettivo – la moda, l’automotive e il turismo. Che da soli contribuiscono a generare quasi il 20% del nostro Pil, e a fare dell’Italia il 5° paese per trade surplus del settore manifatturiero.

Sullo sfondo di questi dati, si è sviluppato oggi, 3 luglio, l’Innovation Summit 2017, l’evento promosso da Deloitte per affrontare i numerosi temi legati all’impatto dell’innovazione sul tessuto economico e sociale del Paese. L’edizione di quest’anno, in particolare, è stata dedicata al ruolo dell’innovazione per 3 settori chiave del sistema-Paese: fashion, automotive e turismo.

A suggerire significativi spunti di riflessione, anche Steve Wozniak, co-founder di Apple, che oggi si è ritagliato un ruolo di influencer globale sui temi dell’innovazione e dell’integrazione tecnologica a supporto del business.

Con lui, sul palco dell’Unicredit Pavilion, che ha ospitato l’evento, si sono alternati Enrico Ciai e Andrea Poggi, rispettivamente Amministratore Delegato e Innovation leader di Deloitte; Marco Bizzarri, Presidente e CEO di Gucci; Luca Cordero di Montezemolo, Socio fondatore e Consigliere di Amministrazione di NTV - Nuovo Trasporto Viaggiatori; Luciano Fontana, Direttore del Corriere della Sera; David Orban, Docente e Advisor della Singularity University; Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze; Marco Tronchetti Provera, Executive Vice Chairman e CEO Pirelli.

Nell’indagine proposta da Deloitte che ha aperto i lavori, sono emersi dati particolarmente interessanti e significativi.

Cosa pensano gli Italiani dell’Innovazione

Ma gli Italiani (e gli Europei) quanto ne sanno di innovazione?

Prima di entrare nel merito della questione, va detto che gli Italiani hanno ben chiaro quale è il peso di settori come la moda, il turismo e l’automotive. Per esempio, secondo i nostri connazionali, siamo al 1° posto per la moda, mentre gli europei ci attribuiscono il 2° posto dopo la Francia. Nel turismo, poi, sia gli Italiani, sia gli Europei, riconoscono all’Italia il primato assoluto. Infine, nell’automotive, l’Italia, per gli stessi italiani è al 3° posto, mentre per gli stranieri è la Germania a dominare.

Solo il 33% degli Italiani ritiene che l’Italia, nella moda, abbia rallentato il passo negli ultimi 10 anni (vs il 18% resto d’Europa). Per il turismo il dato è il 36% (vs il 20% degli europei). Mentre per il settore automobilistico si sale al 51% (vs il 38% degli europei).

L’innovazione però può cambiare tutto

L’innovazione ha avuto un impatto radicale in questi tre settori: ne sono convinti 9 italiani su 10 e quasi l’unanimità dei titolari di punti vendita. Oggi gli italiani comprano online quello che indossano (75%), si fidano delle recensioni (72%) e viaggiano low cost (74%). Social media e blogger sono i veri nuovi ‘influencer’ (a discapito della stampa e dei negozianti stessi, che hanno perso peso in tutti tre i settori). Poi, tutti, o quasi (79%), hanno sentito parlare di automobili che si guidano da sole!

In futuro questo trend crescerà: ci sono buone premesse per pensare che saranno in molti a provare i vestiti direttamente da casa, seduti sul proprio divano (il 40% di chi sa cos’è un camerino virtuale - a oggi il 42% degli italiani - lo utilizzerebbe infatti per i propri acquisti); è logico domandarsi se l’auto sarà ancora una necessità (servizi come il car pooling e il car sharing sono visti di buon occhio, oggi, rispettivamente già dal 59% e dal 66% degli italiani); è sensato aspettarsi un calo nel posizionamento di hotel e catene alberghiere (già oggi più di 1 italiano su 2, tra chi conosce servizi come Airbnb o similari, utilizza/utilizzerebbe questi ultimi per i propri viaggi o vacanze). Infine, in tutti tre i settori, si prospettano nuvole all’orizzonte per i punti vendita e sono proprio loro – gli esercenti - i primi a esserne convinti. In particolare, per i titolari di agenzie viaggi, da qui a 10 anni, meno di 1 italiano su 10 si recherà da loro per acquistare una vacanza; la prospettiva di negozianti e concessionari auto è leggermente più ottimista ma comunque drastica: fatto 100 il totale degli acquisti, secondo loro, solo il 30% avverrà ancora nel negozio fisico.

Made in Italy ancora leader nel futuro, purché si innovi!

Oggi, nella moda, il nostro Paese siede sul podio delle eccellenze per il 93% dei nostri connazionali, ben il 77% conferma la propria convinzione anche rispetto ai prossimi 10 anni. Anche per Turismo e Automotive gli italiani sono positivi, purché il nostro Paese continui a investire e investa sempre più in innovazione.

A tal proposito solo 1 italiano su 10 pensa, infatti, che il livello di innovazione del nostro Paese sia superiore a quanto emerge nel panorama internazionale (dato costante rispetto all’analoga rilevazione 2016), mentre ben 1 italiano su 2 pensa che sia inferiore. Per il 60% delle opinioni, tale gap è dovuto alla maggiore necessità di investimenti pubblici. Chi può fungere quindi da innovatore? Gli italiani credono che il ruolo spetti a un sistema composto da Università e centri di ricerca; Aziende; Istituzioni pubbliche e Governo; Capitale umano.

Perché innovare è così importante? Cosa accade nel resto del mondo

La centralità dell’innovazione in questi settori di eccellenza dichiarata dai cittadini e dagli operatori è effettivamente dimostrata da alcuni casi nel contesto internazionale. Infatti, dall’analisi Deloitte a livello globale emerge una linea comune: valorizzare le eccellenze tramite l’innovazione non solamente crea un vantaggio competitivo per il singolo settore di punta, ma rafforza la posizione di leadership dell’intero comparto e del sistema-Paese nel suo complesso. Ma come? I casi analizzati hanno dimostrato come la valorizzazione della propria eccellenza passi attraverso la creazione di un circolo virtuoso composto da alcuni elementi di base, sempre presenti: capitale umano, investimenti provati e sostegno dal settore pubblico. In altre parole, prendono vita veri e propri distretti innovativi, capaci di generare risultati tangibili - non solo economici e tecnici ma anche sociali - e in grado di favorire lo sviluppo economico dell’intero Paese.

Enrico Ciai (nella foto), CEO di Deloitte Italia

“L'innovazione rappresenta per Deloitte il fondamento della sua strategia di crescita con un approccio distintivo e unico sul mercato. Grazie infatti a team dedicati esclusivamente allo sviluppo della cultura e dell'ecosistema dell'innovazione, Deloitte è in grado di mettere in campo un vasto spettro di servizi, nonché metodologie e know-how specializzato. Viviamo e ci confrontiamo con realtà e mercati che hanno nel cambiamento innovativo la loro cifra identitaria”

Andrea Poggi, Innovation Leader Deloitte

 “Per innovare è necessario innanzitutto che si sviluppi una cultura dell’innovazione. Bisogna cioè comprendere la forza dell'innovazione imparando a conviverci, anticiparla e indirizzarla perché sia fonte di valore industriale e sociale. Ciò va fatto anche perché il nostro Paese, con le sue eccellenze, ha un’opportunità, straordinaria e unica, di favorire lo sviluppo economico, proprio utilizzando l’innovazione come punto di partenza di questo percorso.”

“Deloitte vuole fungere da motore e propulsore per l’ecosistema dell’innovazione dove ognuno deve recitare la propria parte: imprese, Stato, sistema finanziario e cittadini dovranno porre al centro delle loro azioni il sostegno all'innovazione che è l'unico mezzo per un rilancio di un’Italia innovativa e competitiva. La posta in gioco non riguarda solo lo sviluppo economico del Paese, ma anche il miglioramento complessivo della nostra qualità di vita.”

"Perché l'innovazione porti vantaggi al sistema Paese per Deloitte è necessario tenere come punto di riferimento un binomio imprescindibile: l’aspetto industriale, per identificare quali cambiamenti di business sono opportuni e in quali ambiti e modalità, e la dimensione sociale, per assicurare impatti positivi dell’innovazione sulla vita di tutti i giorni e sul sistema sociale. Non avremo forse "unicorni italiani" ma avremo una Innovazione diffusa nel nostro tessuto produttivo, capace di genere benefici economico-sociali duraturi e sostenibili nel tempo per l’intera società.”

“Il valore dell'innovazione per il Paese è tanto più ampio quanto più focalizzeremo lo sforzo a partire dai settori diversi del nostro Made in Italy."

Francesco Iervolino, Partner Monitor Deloitte

“Per gli italiani l’innovazione ha avuto un impatto straordinario sul Made in Italy: 9 su 10 sostengono che ha cambiato profondamente i comportamenti dei consumatori senza però intaccare la leadership italiana. Infatti il nostro Paese siede sul podio delle eccellenze per il 93% dei nostri cittadini. Ma la cosa più straordinaria è la convinzione di noi italiani che continueremo a avere una leadership del Made in Italy ancora tra 10 anni. Sarà l’innovazione, grazie alla tecnologia, al miglioramento della customer experience e a nuovi modelli di business, a costituire l’elemento necessario per mantenere nel tempo l’attuale prestigio del nostro Made in Italy.” 

SP