Brand Identity

Firenze, il nuovo logo non soddisfa i creativi. Iabichino: 'Esempio di crowdsourcing usato male'

E' stato presentato ieri, 10 marzo, il nuovo brand del capoluogo toscano, scelto attraverso un concorso, tra le 5.000 proposte inviate. Un meccanismo di selezione che non ha convinto alcuni esponenti del mondo della creatività italiana. L'Art Directors Club Italiano, rappresentato dal presidente Massimo Guastini, ha puntato l'attenzione sul fatto che agli autori non sia stato corrisposto alcun compenso. D'accordo anche Paolo Iabichino, executive creative director di OgilvyOne OgilvyAction Italia, dispiaciuto del fatto che vi sia ancora inconsapevolezza nei confronti dei più elementari principi della cultura di marca.
La parola 'Firenze' scritta in diverse lingue (latino, inglese, tedesco e spagnolo), sia in bianco su sfondo rosso-arancione sia in rosso-arancione su campo bianco, oppure in bianco su sfondo nero, con evidenziate in maiuscolo le lettere che compongono il nome della città in italiano.

E' il nuovo logo della città di Firenze, realizzato dal grafico fiorentino Fabio Chiantin e scelto attraverso un concorso, che è stato presentato ufficialmente ieri, 10 marzo. 

5.000 le proposte arrivate da 2.451 progettisti di numerosi Paesi del mondo, tra le quali una giuria ad hoc ha selezionato il logo vincitore. Ancora una volta dunque è stato utilizzato il meccanismo del crowdsourcing, che però non ha convinto alcuni importanti rappresentanti del mondo della creatività italiana.

Alcuni esponenti dell'Art Directors Club Italiano, presenti alla conferenza stampa durante la quale è stato svelato il nuovo logo, hanno mosso delle critiche in proposito, raccolte dal presidente Massimo Guastini nella mailing list dell’Associazione. Uno in particolare l'argomento su cui si sono concentrate le obiezioni: 5.000 mila proposte richiedono un impegno minimo di 83 ore di lavoro. Valorizzare la creatività  - puntualizzano i rappresentanti dell'ADCI - non significa dedicarle la giusta attenzione? 

Torna alla ribalta il tema caldo del valore economico: invece di far arrivare così tante proposte senza retribuire il lavoro degli autori, non sarebbe stato meglio farsi aiutare nella selezione di 4 strutture competenti, riconoscere un rimborso minimo a tutti per partecipare e poi far scegliere a una commissione che avesse  tempo e competenze giuste per valutare le proposte?

Senza contare il fatto che il concorso è stato gestito senza accogliere i suggerimenti delle varie associazioni, come lo stesso ADCI a Aiap, che avrebbero potuto invece dare un contributo prezioso. D'accordo anche Paolo Iabichino, executive creative director di OgilvyOne e OgilvyAction Italia, che lamenta soprattutto la superficialità con cui è stato gestito l'intero processo. Se il turismo rappresenta una delle risorse più importanti per il nostro Paese, infatti, stupisce che alla creazione del logo volto a rappresentare anche all'estero uno dei fiori all'occhiello dell'Italia, Firenze appunto, sia stata attribuita così poca importanza. 

"L’amarezza è per come sia stato gestito l’intero processo. Con una colpevole inconsapevolezza nei confronti dei più elementari principi della cultura di marca. Come se Firenze non meritasse un vero e proprio brand, ma potesse accontentarsi di un marchietto a caso. Senza amore per una delle città più belle del mondo", ha chiosato Iabichino in un articolo apparso sul web. 

Come dire, ancora una volta ci lasciamo scappare l'occasione di valorizzare le nostre meraviglie. Peccato.

SP