
News
Branded Content con vista di Emanuele Landi. Credibilità, ROI e contenuti AI: la nuova equazione del Branded Content
Ultimamente scrollando i social e leggendo molti post mi pare nata una nuova diatriba fra apocalittici ed integrati per usare una citazione accademica. I puristi dell’artigianato dei contenuti scritti di proprio pugno e quelli fanatici della realizzazione con software di intelligenza artificiale che vantano i portenti di una frequenza e volumi maggiori e quindi risultati migliori.
In questa arena social dove i nuovi gladiatori sono i brand e i creator mentre i followers sono i nuovi consoli e le piattaforme i nuovi imperatori, tutto si svolge per ottenere il sacro graal: l’attenzione efficace, il coinvolgimento e la conversione, che sia una vendita di un servizio o un prodotto.
Ma allora mi sono chiesto cosa distinguerà veramente un buon branded content da uno che non lo è? Che ruolo avrà la credibilità quando troviamo la famigerata frase “una verità scomoda” prima di un concetto che non è scomodo manco per niente?
Allora ho fatto un po' di ricerche ed analisi ovviamente con l’intelligenza artificiale per dare un po' di contesto alla mia riflessione.
Quanto vale la Creator Economy italiana? Nel 2024, il valore stimato della Creator Economy in Italia ha superato i 500 milioni di euro. Di questi, oltre 352 milioni sono legati all’influencer marketing puro, in crescita del +9% rispetto al 2023, con una previsione di raggiungere i 385 milioni nel 2025.
Secondo le stime più affidabili:
- I creator attivi in Italia sono oltre 350.000, ma solo circa 15.000 lavorano come professionisti a tempo pieno.
-Il 30% dei contenuti pubblicati da questi creator ha natura brandizzata o sponsorizzata.
-Tra questi, si stima che il 20–25% sia stato generato o supportato da strumenti di intelligenza artificiale: copy, caption, grafiche, immagini, contenuti social o podcast.
In pratica: 1 contenuto su 12 sponsorizzati in Italia è ormai frutto dell’AI. E la curva è in forte ascesa.
ROI e risparmio medio: AI vs contenuti umani
Le aziende che adottano sistemi AI per la produzione di contenuti stanno sperimentando risparmi medi fino all’80% rispetto a una produzione interamente “umana”. In particolare:
Tempo di realizzazione: da 6-8 settimane a 3-4 giorni
Costo medio per contenuto: -70%
ROI medio: +20% rispetto a campagne tradizionali
CTR aumentato fino al +32% in settori come l’healthcare advertising
Sono numeri strabilianti sinceramente e mi domando come si possano confutare o come si possa rifiutare il mezzo. Semplicemente non si può.
L’intelligenza artificiale è credibile?
Non si capisce perché oggi conta cosa è plausibile e non vero al 100%. L’AI eccelle nel generare contenuti funzionali (caption, metadescrizioni, gemelli digitali, grafiche) e può essere efficace in logica di performance, ma non sostituisce ancora la voce narrativa autentica di un brand o di un autore oppure rappresentare quel prodotto nella sua realtà condivisibile.
Chi usa gli strumenti di intelligenza artificiale lo sa che non basta schiacciare un bottone.
Per generare contenuti, grafiche e video decenti servono due tre passaggi almeno con vari
strumenti. Stiamo assistendo ultimamente al fenomeno “brain-rot” sui social: video demenziali e spesso volgari che usano nonsense, turpiloquio e tormentoni per attirare attenzione sistemica e basta.
Ho assistito personalmente alla presentazione della prima influencer-testimonial completamente virtuale e il lavoro per renderla credibile è ancora molto importante e però l’impatto che avranno queste cose nella realizzazione di branded content per le aziende sarà impressionante e aprirà molti interrogativi: in chi si identificherà il pubblico? Cosa proietteremo su un essere umano che non esiste? Cambieremo le nostre abitudini sulla base di consigli di una persona che non esiste? Una influencer virtuale potrà essere un modello socio-culturale? E mi fermo qui per ora per non aprire un nuovo capitolo di Black Mirror.
Influencer virtuali: quando la credibilità è sintetica

Il pubblico interagisce con questi profili come se fossero reali, a patto che la narrazione sia coerente, visivamente curata e culturalmente aggiornata.
Credibilità + AI: la nuova combinazione vincente?
La credibilità, il crafting creativo, il senso stesso sono concetti che cambieranno profondamente. Generalmente chi protesta e chi ha paura è chi è cresciuto con modelli mentali dove il senso è fortemente ancorato a schemi forti: fatica-conoscenza-senso.
L’intelligenza artificiale sta sviluppando un nuovo paradigma di cosa importa alle persone e cosa ha senso e cosa no. Non possiamo davvero prevedere né controllare molto cosa sarà ma certo costruirlo si. Per quello che mi riguarda quando leggo un post e vedo “una verità scomoda” mi sa di fasullo e cringe e lo scarto. Lo leggo magari ma lo declassifico.
L’attenzione efficace sarà la nuova moneta sempre più rara. Sempre meno creator forti avranno in mano la credibilità sufficiente per monetizzarla.
E i marchi, le aziende dovranno trovare la loro credibilità scavando nel proprio senso e non basterà più “noleggiare” un testimonial perché pochi saranno quelli forti. Il bisogno di nuove storie sarà sempre più importante e servirà qualcuno che le trovi e non sarà chat gpt.
Se vogliamo che l’intelligenza artificiale elevi il content marketing, dobbiamo smettere di chiederle di imitare l’uomo e iniziare a usarla per potenziare ciò che di umano resta essenziale: la fiducia, la visione e la relazione.
Segui il mio Podcast Branded Content con Vista per restare informato sugli ultimi trend del branded content e sugli scenari media
https://open.spotify.com/show/0PPX6YUu7bYvxxVVDqf7oY?si=b7a060ab4fb94c5f