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Dotti (JWT): No alla gara FS, difendiamo il nostro mestiere

Tempi troppo brevi, remunerazione non adeguata, richiesta di una strategia media alle agenzie e briefing troppo sintetico sono i motivi che hanno portato alla decisione dell'agenzia di non partecipare alla gara indetta dalle Ferrovie dello Stato .

Da Pietro Dotti, presidente e amministratore delegato JWT , riceviamo e pubblichiamo:

In un momento di totale "deregulation" del nostro settore, penso sia molto importante rispondere con atti concreti a problemi concreti, con coerenza e trasparenza. Abbiamo parlato a lungo del problema delle gare; già in passato mi sono permesso di contestare qualche gara perlomeno discutibile. Ora ci troviamo di nuovo ad un caso controverso: la gara indetta dalla Ferrovie dello Stato. Tutti sappiamo quanto esse siano importanti per il paese; tutti sappiamo quanti e quali problemi abbiano. Tutti sappiamo che per la riuscita di una campagna di comunicazione sarebbe meglio prima mettere a posto il "prodotto" e poi comunicarlo. Se no, si rischia un effetto boomerang. Una campagna di tal importanza richiederebbe a maggior ragione quindi un'analisi approfondita, ricerche accurate per capire i veri problemi e le attese del consumatore e una strategia di comunicazione a largo raggio, che non implichi solo l'advertising. Tutto questo non si fa in pochissimi giorni. E vengo ai motivi per cui JWT Italia non parteciperà alla gara delle Ferrovie:

1) Tempi troppo brevi: 11 giorni lavorativi, divenuti poi 15 a seguito della richiesta delle agenzie.

2) Una remunerazione non adeguata al lavoro richiesto: 400.000 euro ( ma con offerta a scendere...) per 20 campagne, inclusi i costi di produzione per stampa e affissione a carico dell'agenzia, significano meno di 20.000 euro a campagna. Difficile immaginare un'agenzia che stia dentro a tali costi.

3) La richiesta di una strategia media alle agenzie e una contemporanea gara tra 5 centri media.

4) Infine un briefing ipersintetico con obiettivi ambiziosissimi. La sintesi normalmente sarebbe un bene. In questo caso si traduce in incompletezza di informazioni.

So che altri illustrissimi colleghi di altre agenzie invitate la pensano come me e stanno assumendo analoghi atteggiamenti. Questo è un bel segnale per il mercato: sapere che ci sono ancora agenzie pronte a difendere il loro mestiere, la loro serietà e la loro professionalità, anche a costo di dire no ad un cliente così importante. Ed è altrettanto positivo sapere che il neopresidente di Assocomunicazione condivida questa posizione e che anzi si stia attivando per porvi rimedio.