Marketing
Interbrand: lusso e tecnologia resistono alla crisi
La classifica 2009 dei 100 brand globali a maggior valore economico riflette l’andamento della situazione finanziaria mondiale: il crollo della finanza, le difficoltà dell’auto, la tenuta del lusso, la crescita del low-cost e movimenti in high-tech. Confermato il podio (Coca-cola, IBM e Microsoft), quattro italiane (Gucci, Prada, Ferrari e Armani) e la crescita di Google, Zara ed Apple. Crollano i brand finanziari, UBS del 50% e Citi del 49%.

Sostanzialmente stabili i brand italiani: Gucci, Prada, Ferrari e Armani.
La classifica 2009 dei brand globali a maggior valore economico stilata da Interbrand, la maggiore brand consultancy a livello internazionale, riflette l’andamento della situazione finanziaria mondiale: il crollo della finanza, le difficoltà dell’auto, la tenuta del lusso, la crescita del low-cost e vari movimenti nei settori high-tech.
Si confermano le prime tre posizioni, nell’ordine Coca-Cola (valore del brand: 68,73 miliardi di dollari; +3% rispetto a 2008); IBM (valore del brand: 60,21 miliardi di dollari; +2% rispetto a 2008) e Microsoft (valore del brand: 56,64 miliardi di dollari; -4% rispetto a 2008).
Google (+25%, 31,98 miliardi di dollari), Amazon (+22%, 7,85 miliardi di dollari) e Zara (+14%, 6,78 miliardi di dollari) sono i brand con la crescita più considerevole nella classifica annuale 'Best Global Brands' di Interbrand. Le peggiori performance si registrano nel settore finanziario, UBS decresce del 50% e scivola drammaticamente lungo la graduatoria fino al n.72 perdendo 31 posizioni, mentre Citi perde il 49% del valore del brand e scende di 17 posizioni.
Entrano 7 nuovi brand, principalmente nel comparto lusso/abbigliamento: Lancome (n.91) Burger King (n.93), Adobe (n. 95), Puma (n.97), Burberry (n. 98), Polo Ralph Lauren (n. 99), Campbell’s (n. 100)
"L’edizione di quest’anno testimonia ancora una volta come, se ben gestiti, i brand creino valore economico e attenuino il livello di rischio, generando domanda e conservandola in qualsiasi fase del ciclo macroeconomico" afferma Manfredi Ricca, Business Director di Interbrand "Lo dimostra il fatto che il valore aggregato dei brand della classifica si è ridotto solo di pochi punti percentuali rispetto allo scorso anno, una variazione esigua se la si rapporta con la caduta libera di molte delle maggiori economie mondiali".
Best Global Brands: zoom sull’Italia
L’Italia si riconferma come centro di eccellenza nel lusso con 4 brand in classifica: Gucci, Prada, Ferrari, Armani. I primi tre mantengono sostanzialmente stabile il valore dei propri brand, pur in un contesto difficile.
"L’Italia è rappresentata da brand del settore della moda e/o del lusso, e questo è una fotografia di ciò che il nostro Paese rappresenta, e non rappresenta, all’estero", osserva Ricca. "Gucci e Prada hanno investito nel canale di proprietà: dalle materie prime all’esperienza d’acquisto, questi brand puntano ad allineare tutto al DNA del brand. Ferrari ha ottenuto eccellenti risultati in tutti i mercati; Armani resta un’icona globale, ma l’offerta stratificata combina le opportunità di una clientela più ampia con i rischi di una diluizione del brand",
Per Gucci (n.41; sale di 4 posizioni; valore del brand: 8,18 miliardi di dollari; -1% rispetto a 2008), primo brand italiano in classifica, la focalizzazione sulla tradizione e la storia del brand, la ricerca di una qualità senza compromessi e un completo controllo del retail si rivelano determinanti per attenuare l’impatto della crisi globale;
Prada (n. 87, sale di 4 posizioni; valore del brand: 3,53 miliardi di dollari, -2% rispetto a 2008) ha fortemente investito sul numero e sull’impatto dei propri negozi in tutto il mondo e ha inoltre rafforzato la propria connotazione artistica e cosmopolita con iniziative come il Transformer Center di Seul.
Ferrari (n.88; sale di 5 posizioni; valore del brand: 3,52 miliardi di dollari, identico al 2008) si distingue come l’unico brand automobilistico in classifica a non perdere valore.
Armani (n.89; sale di 5 posizioni; valore del brand: 3,30 miliardi di dollari) perde il 6% rispetto al 2008. Forti investimenti in nuovi store, tra cui il flagship a New York.
I numerosi sub-brand e l’offerta a diversi livelli di prezzo permettono indubbiamente di raggiungere un pubblico più ampio, dall’altro rischiano di diluire nel tempo lo status del brand.
Le principali evidenze per settore merceologico
Finanziario.
Oltre al calo delle revenue, i brand del settore finanziario devono combattere con una forte perdita della fiducia da parte dei propri clienti. Dei cinque brand con la performance peggiore in termini di variazione di valore, quattro appartengono all’ambito dei servizi finanziari: UBS (n.72; perde 31 posizioni; valore del brand: 4,37 miliardi di dollari; -50% rispetto a 2008); Citi (n.36; perde 17 posizioni; valore del brand: 10,25 miliardi di dollari; -49% rispetto a 2008); American Express (n.22; perde 7 posizioni; valore del brand: 14,97 miliardi di dollari; -32% rispetto a 2008) e Morgan Stanley (n.57; perde 15 posizioni; valore del brand: 6,39 miliardi di dollari; -26% rispetto a 2008).
Automotive
L’altro settore che sconta gli effetti della crisi è quello automobilistico, per il quale il 2008 è stato l’anno peggiore dal 1992. Il valore del brand Toyota (n.8) registra una riduzione dell’8%, anche per effetto dei primi conti in perdita in settant’anni; cali anche nel segmento premium con Mercedes (n.12), BMW (n. 15), Audi (n.65), ognuna con un valore ridotto del 7%, e Lexus (n.96, -12%).
Tecnologia
I brand del mercato ICT hanno dato prova di una maggiore resistenza ai mutamenti economici e hanno registrato flessioni sostanzialmente contenute del proprio valore: IBM (n.2), HP (n.11), Cisco (n.14), Xerox (n.56) crescono di qualche punto percentuale, confermando la loro solidità. Microsoft, Intel, Sap, Oracle, Samsung invece, perdono pochi punti percentuale, dimostrando la capacità di superare momenti difficili. Diversa la situazione per Yahoo!, Sony e Siemens i cui brand hanno, per diversi motivi, perso valore in modo significativo.
Lusso
Il valore aggregato dei brand di questo comparto cresce del 7% rispetto allo scorso anno. E’ un’ulteriore dimostrazione del tramonto dell’era del 'lusso accessibile': brand di grande tradizione come Gucci, Vuitton ed Hermès ottengono infatti i migliori risultati all’interno del settore, seppur segnando un lievissimo calo, nell’ordine dell’1-2%, logica conseguenza della crisi economica.
(In allegato il pdf)
EC