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Grandori (Deap): 'In cantiere la prima brand extension di Autocar'
Come comunicato da De Agostini Periodici, in seguito
all'accordo con l'editore inglese Haymarket il 4 novembre
uscirà il primo numero 'italiano' della rivista automobilistica
Autocar. L'evento sarà promosso da una campagna da 2,5
milioni di euro firmata Catullo&Sylvan (vedi
notizia correlata).
Per l'occasione ADVexpress ha contattato il direttore Luca Grandori, che oltre a dirci perchè Autocar sarà un successo anche nel nostro paese, annuncia, già il prossimo mese, l'arrivo della brand extension 'Autocar-Tempo Libero'.
Direttore, perchè pubblicare Autocar anche in Italia?
Le edicole del nostro paese sono piene di giornali di auto, tutti tra loro molto simili, molto tecnici, fatti per chi ha un approccio razionale all'automobile. L'Italia, però, è un paese di 'cicale', dove un mare di persone ha un rapporto emozionale con la propria auto. Autocar è per tutti loro, una rivista 'emozionante', ma nello stesso tempo seria e 'competente'. Non dimentichiamo, infatti, che questa testata è stata indicata dalle stesse case automobilistiche come la più autorevole del settore.
In cosa consiste l'accordo con Haymarket?
Da Autocar, oltre che da altre otto riviste di settore pubblicate dall'editore britannico, arrivano i dati e le informazioni tecniche. Noi ci mettiamo sale, pepe e parmigiano. Questa sinergia ci risparmia il fatto di dover allestire un oneroso centro prove.
Quali sono le caratteristiche vincenti della nuova rivista?
Esistono quattro punti differenzianti fondamentali. Innanzitutto Autocar non è scritto da 'giornalisti', ma da opinion leader, o meglio opinion driver, appassionati di macchine. A loro lasciamo il commento a vetture, prestazioni e quant'altro. Contemporaneamente, professionisti del mondo dei motori saranno chiamati a parlare d'altro. Per esempio Jarno Trulli proporrà le sue ricette, Piero Ferrari si occuperà di orologi da collezione, Ivan Capelli di viaggi e ristoranti, Luigi Macaluso di arte contemporanea. E qui viene la seconda caratteristica fondamentale. Autocar, pur rimanendo una rivista automobilistica, sarà aperta anche ad altri temi, con contenuti 'life style' che arriveranno ad occupare anche il 50% del giornale. Terza caratteristica è il linguaggio, aspetto su cui abbiamo svolto il lavoro più impegnativo. Mutuando atteggiamento e stile anche da trasmissioni televisive, come Le Iene, Quelli che il calcio o Che tempo che fa, ci rivolgeremo al lettore in maniera ironica, colloquiale, ma insieme competente e pungente. Di certo non saliremo 'in cattedra', con la presunzione di dover 'spiegare' chissà cosa a degli incompetenti. Detto questo, penso che Autocar non abbia concorrenti diretti sul mercato. Sarebbe impensabile, d'altronde, voler confrontarsi con un Quattroruote o altri 'classici' del settore. I nostri competitor, al massimo, possono essere alcuni generalisti maschili.
Come definirebbe il vostro target, e quali sono gli obiettivi.
Il target è prettamente maschile, di età compresa tra i 25 e i 40 anni, alto dal punto di vista socio-culturale e trasversale dal punto di vista economico. Autocar non vuole essere un giornale popolare, ma nemmeno di nicchia. A regime l'obiettivo sono 150 mila copie, cifra sotto la quale la rivista non avrebbe ragion d'essere. Per quanto riguarda la pubblicità, il primo numero avrà un inserito di circa 106 pagine, mentre a regime ci aspettiamo una media di 70, 80 pagine.
Novità per il prossimo futuro?
Direi che il 'progetto Autocar' non finisce qui. La nostra intenzione è quella di realizzare nuovi prodotti editoriali che si presentino come 'brand extension' della nuova testata, tutti dedicati a temi 'satelliti' che rientrano nella macro area 'life style'. Il primo prodotto, in fase di ideazione, è dedicato al tempo libero e sarà probabilmente pronto il mese prossimo.
Matteo Vitali