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La Tona (Sitcom): 'Voglio i sigilli sui meter Auditel'

In occasione della nuova udienza sulla causa Sitcom-Auditel, dopo aver raccolto le dichiarazioni del dg Auditel Walter Pancini (vedi notizia correlata), ADVexpress ha contattato il presidente e ad Sitcom Valter La Tona (nella foto). Sempre positivo il parere sul ddl Gentiloni, "Anche se, dopo aver letto attentamente il testo..."

In occasione della nuova udienza della Corte d'Appello di Milano sulla causa Sitcom-Auditel, dopo aver raccolto le dichiarazioni del direttore generale di Auditel Walter Pancini (vedi notizia correlata), ADVexpress ha contattato il presidente e ad Sitcom Valter La Tona, il quale ha annunciato la nuova iniziativa del gruppo, che punta all' "Inibizione dei dati Auditel anche per quanto riguarda le tv analogiche". Per quanto riguarda un secondo tema di stretta attualità, ovvero il ddl Gentiloni , il parere di La Tona rimane positivo, "Anche se, dopo aver letto attentamente il testo..."

Presidente, ha qualche dichiarazione da rilasciare in merito all'udienza di oggi sulla causa con Auditel?

Oggi, davanti al magistrato, abbiamo discusso un nostro nuovo ricorso nel quale chiediamo il blocco totale dei dati Auditel, visto che l'evoluzione del mercato è tale per cui Sky non è più un soggetto 'non qualificabile', cosa evidente considerando che nel pomeriggio di domenica scorsa, le 'altre satellitari' hanno toccato il 15% di share.

Questo significa che lo scenario attuale è composto da Mediaset, Rai, Telecom e Sky. A questo punto l'ordinanza che ha vietato la pubblicazione dei dati disaggregati delle emittenti satellitari, è diventata un motivo di 'svantaggio' per le stesse emittenti. Quindi, per ridare senso a quella ordinanza, bisogna inibire la rilevazione anche per le emittenti analogiche.

In sintesi, voglio i sigilli ai meter di Auditel, fino a quando non ci sarà un sistema di rilevazione trasparente nella definizione dell'universo, dal campione e del panel, oltre che nella modalità di elaborazione e calcolo dei dati. Il dato grezzo, infatti, viene elaborato secondo una metodologia che deve essere resa nota, ed eventualmente discussa. Tutto il percorso di elaborazione, in sostanza, è da rivedere.

Del disegno di legge Gentiloni, invece, cosa ne pensa?

Come è noto, subito dopo l'annuncio del nuovo disegno di legge ho diffuso una nota in cui ho lodato apertamente il lavoro di Gentiloni. Dopo aver letto attentamente il testo, però, pur mantenendo un giudizio positivo, rimprovero al Ministro di essere stato poco coraggioso, e aver sostanzialmente avvallato il duopolio.

Una certa apertura al pluralismo c'è, soprattutto in prospettiva, nel 'potenziale' scenario del digitale terrestre. Il mercato, però, di fatto è costituito e determinato dai dati economici. Da questo punto di vista, concedere il 45% delle risorse ad un singolo operatore, significa certificare concretamente il duopolio. Se il 45% va a Mediaset, una cifra simile alla Rai, siamo all'80, 90% del mercato. E il pluralismo dovremmo farlo col 10%?

Visti i dati di mercato, e quelli d'ascolto, non pensa che la televisione generalista stia comunque imboccando la via del declino?

Credo che ciò a cui stiamo assistendo, e mi riferisco a modifiche di palinsesti o cencellazione di alcuni programmi, non sia la crisi di un sistema, ma semplicemente la crisi di un genere, per esempio il reality, fenomeno ciclico che è sempre esistito.

Una volta andavano di moda, e facevano ascolti, gli sceneggiati italiani. Poi si è passati alle serie americane, al varietà, fino ai reality. Ora anche questo genere comincia a scricchiolare, mentre stanno crescendo le fiction di produzione nostrana, che poi non sono altro che una nuova versione degli sceneggiati di cui sopra.

Il problema è che quelli che siedono sulla cassa di dobloni sono sempre gli stessi soggetti, i quali non si preoccupano di innovare e sperimentare, ma, nel migliore dei casi, si limitano 'seguire' il mercato.

Matteo Vitali