Poltrone

Ferrauto: Team e menti aperte, lo scudo anticrisi

Il consulente di comunicazione relazionale e comportamentale, interviene su ADVexpress in merito allo stato attuale della crisi che sta attraversando il mondo della comunicazione, a 8 mesi dalla sua prima riflessione sulla difficile congiuntura economica: “Reagire alla crisi significa superare i pregiudizi, ma in team. Le squadre vincenti sono eterogenee e competenti ma soprattutto fatte da mentalità aperte. Da qui il coraggio per uscire dagli schemi”.
ADVexpress, dopo quasi 8 mesi dall’intervento di Gianluca Ferrauto (nella foto) a proposito della crisi, pubblicato a febbraio (vedi notizia correlata), ospita oggi una nuova riflessione del consulente per la comunicazione relazionale e comportamentale, che in merito allo stato attuale dei fatti, afferma: “A febbraio sostenevo quanto fosse necessario reagire con più coraggio, maggiore coinvolgimento e rinnovata passione al pesante periodo di crisi che il mondo della comunicazione, come tutti, stava attraversando. “Ripresina”, “luce in fondo al tunnel” ed altre espressioni del genere stanno facendosi largo nei TG, nei talk show e nelle interviste a politici del centro destra mentre il centro sinistra continua a dire che tutto va male anzi peggio. Non volendo esprimere alcun parere politico mi limiterò a dire che in comunicazione non è cambiato molto, ma ci sono i primi segnali positivi. Il Summit di Roma, oltre alle belle parole e alle buone intenzioni per il futuro, non ha convinto pienamente le aziende, in molte hanno continuato “tattiche” attività di saving, mentre altre, approfittando della crisi, hanno ripensato e riorganizzato le loro strutture e il portafoglio prodotti con decisi interventi.

Gli investimenti, sempre molto sproporzionati tra i media e con forti tagli al ribasso, evidenziano molta prudenza, coloro che destinano nuovi budget per nuove iniziative magari modificando il media mix o testando nuovi partner con nuove idee sono rari e spesso fuori dai settori storici della comunicazione.
I turn over, cioè il numero di unità di personale, clientela o materiali sostituite in rapporto alla disponibilità totale non hanno registrato significative variazioni se non per difetto, tanti escono e pochi entrano. Purtroppo, tra chi esce e chi entra il saldo è negativo e condizionato quasi sempre dalla sola variabile prezzo che esaspera relazioni e comportamenti. Questa corsa al ribasso non è sana, immaginate se cercassimo continuamente il cibo che costa meno o l’abbigliamento sempre più conveniente, rischieremmo indigestioni girando seminudi tra i supermercati.

Pubblicità e formazione, utili se non addirittura indispensabili, sono state tagliate con l’accetta e il domino tra le poltrone di comando di alcune strutture deve ancora manifestare il suo effetto positivo. Bello sarebbe risolvere il problema con meno teste = meno costi, ma senza sforzarsi di realizzare nuovi e migliori prodotti grazie a nuove idee e soprattutto nuovi atteggiamenti, si rischia di non offrire valide alternative e di non razionalizzare correttamente nemmeno l’esistente.

Dunque, i casi sono due, o prima erano tutti sovrastaffati sprecando energie e risorse a danno della redditività oppure adesso dovremo caricare di responsabilità coloro che potrebbero non avere tutte le competenze necessarie. Un carico eccessivo di lavoro potrebbe mandare in tilt anche i più volenterosi a scapito della qualità del servizio/prodotto o di meccanismi rodati da tempo. Ho sentito dire “adesso bisogna correre per restare dove si è”, non è bello, non è motivante ma in compenso molto dispendioso.

Reagire alla crisi non significa solo tagliare, occorre alzare lo sguardo e trovare il coraggio di cambiare sostanzialmente molte delle convinzioni che, per loro stessa natura, possono o devono essere modificate. Le convinzioni ci bloccano portando pregiudizi, sono solo nostre, le scegliamo e quindi possiamo cambiarle. Nella mappa dei livelli logici di G. Bateson, i Valori e le Convinzioni incidono fortemente sui Comportamenti. Ascoltare gli altri e mantenere la calma sono, oggi più che mai, comportamenti virtuosi, tuttavia, per mancanza di tempo o arroganza non si ascolta e nervosamente continuiamo a svolgere il nostro lavoro scaricando sulla crisi anche quelle situazioni dove potremmo essere attori protagonisti.

I giovani brillanti e positivi, sebbene abbiano visioni innovative e atteggiamenti coerenti con la loro età, mancano di esperienza e di competenza nel fare, doti che, viceversa, troviamo in persone più mature. Allo stesso modo, i più maturi, che non sempre hanno l’entusiasmo e l’energia dei giovani, dovrebbero essere un ottimo esempio se non fossero, in gran parte, paghi della posizione acquisita o convinti di sapere già tutto. Si rifugiano in frasi del tipo “già fatto, già visto, già sentito…”, così facendo non aiutano il cambiamento. Entrambi gli approcci “largo ai giovani” o “l’esperienza è insostituibile” sono validi ma nessuno vince da solo.

Vorrei fare un altro esempio, il Milan ha venduto Kakà, non ha trovato il coraggio di inserire i giovani e non cambia i senatori al comando del gioco, sebbene sia presto per parlare di risultati registro che sono a metà classifica, hanno perso il derby e chissà cosa succederà in Champions… ah dimenticavo, non so quanto si siano messi a posto i conti della società. Il talento di pochi non basta (bastava quello di Kakà ?), serve una visione d’insieme corretta, serve il coraggio e la capacità di sommare la voglia di fare alla capacità di riflessione, l’entusiasmo al pragmatismo, l’ambizione alla consapevolezza dei propri limiti. Siamo certi di conoscere e condividere pienamente i valori unici e distintivi delle aziende nelle quali operiamo e di agire di conseguenza ?

Le squadre vincenti sono eterogenee, competenti e aggiungerei “sorridenti”. Vedo troppe facce tristi e seriose in giro e a coloro che potrebbero dire <<ovvio, non c’è nulla ridere >> risponde Giacomo Leopardi che ha scritto : CHI SA RIDERE E' PADRONE DEL MONDO ! Generalizzare è un errore grave e non vorrei commetterlo, anche perché ho incontrato manager straordinari e ottimi imprenditori che mi hanno colpito soprattutto per la loro disponibilità e la loro semplicità. Realizzano ottime performance, lavorano in un clima aziendale sereno ma allo stesso tempo dinamico e competitivo, affiancano il cliente e lo curano a dovere, modificano il loro approccio ai problemi e cioè vivono la crisi come un’opportunità per migliorare, per nuovi business e sostanziali innovazioni. Hanno sapientemente e misuratamente coinvolto i collaboratori ascoltando e rispettando differenti pareri per poi prendere, come è giusto che sia, la decisione finale, e poi, ottenuto il risultato, hanno riconosciuto i meriti e condiviso il successo. Il sistema è complicato e la competizione accesa, la paura di sbagliare e gli stress procurati da obiettivi di breve termine inibiscono le caratteristiche positive di molti, come mai siamo così diversi tra lavoro e vita privata ?

Infine, vorrei citare l’articolo dal titolo “Il gregge e la mente aperta” di Francesco Alberoni, pubblicato lunedì 28 settembre dal Corriere della Sera. Alberoni esamina i comportamenti delle persone con la mente chiusa e propone la soluzione ai pregiudizi grazie ad una menta aperta in grado di darti il coraggio di fare scelte diverse dalle tue convinzioni, fuori dai tuoi schemi abituali. Magari così fosse, assisteremmo a nuovi e virtuosi comportamenti anche di quei personaggi (fortunatamente pochi) che non rispondono al telefono, non leggono le mail e vivono con distacco ogni nuova iniziativa protetti dalle alte mura delle aziende nelle quali occupano persino posizioni di rilievo.

Alcuni amici mi hanno confermato che si sta tornando a parlare di comunicazione nel senso più puro del termine, splendido, farà bene a tutti. Le buone idee ci sono, alcune davvero ottime e aggiungo, non solo su Internet, anche se, grazie a questo nuovo media si sono modificate gran parte delle convinzioni e delle abitudini di chi operava in comunicazione. L’interazione, la presenza costante e gli aggiornamenti continui impongono nuove regole comportamentali, nuovi ritmi e nuovi atteggiamenti. Reagire, trovare il coraggio e una rinnovata passione nel fare il nostro lavoro, tornano ad essere stimoli prioritari, ovviamente questo è il mio parere.