Ricerche

Finzi, "eventi col segno più, ma ci sono troppi ciarlatani in giro"

Il presidente di Astra Ricerche ha anticipato a e20express i risultati della ricerca 'Il futuro della pubblicità', presentata oggi al summit romano 'Tutto cambia. Cambiamo tutto?'. Il risultato è un mercato che tiene nonostante la crisi, ma con tre elementi negativi: un sovraffollamento dell'offerta e un incremento della platea non qualificata di investitori che abbassano qualità e originalità delle proposte. Tra i settori che tengono l'ICT, internet, il wellness e i viaggi. Giù i comparti automotive, finance, detergenza per la casa e lusso.

finzi_enrico.JPGEnrico Finzi ha presentato oggi, mercoledì 11 marzo, nell'ambito del summit Tutto cambia. Cambiamo tutto? organizzato da Upa e Assocomunicazione la ricerca su Il futuro della pubblicità. I dati ufficiali verranno diffusi tra un mese, ma e20express ha contattato telefonicamente il presidente di Astra Ricerche e ha raccolto alcune anticipazioni sui risultati dell'overview in merito agli eventi.

Emerge innanzitutto che il mercato degli eventi sta resistendo, mentre assistiamo al tracollo degli altri media. La crescita dello strumento evento ha subito un rallentamento, ma rimane uno dei comparti più forti che può vantare ancora un segno positivo. Salta all'occhio invece un ridimensionamento della 'taglia media' di un evento, in gergo tecnico un 'downgrading', con l'obiettivo di risparmiare denaro. Gli eventi 'grandissimi' diventano 'grandi', quelli 'grandi' passano a 'medio-grandi', quelli 'medio-grandi' a 'medii' e così via.

Dalla ricerca tra gli operatori intervistati emergono tre fattori di preoccupazione che sono, forse, una diretta conseguenza della crisi. Si assiste a un affollamento sul mercato di agenzie e/o consulenti privi di competenze specifiche che si improvvisano organizzatori di eventi. È il caso, ad esempio, delle agenzie di pubblicità, che per far fronte alla grossa crisi che le attraversa aprono nuove divisioni, o addirittura nuove srl, dedicate agli eventi.
Il risultato è un calo della professionalità e di conseguenza della qualità degli eventi, dal momento che l'organizzazione di questi ultimi prevede moltissime variabili che sono da tenere sotto controllo: questioni legali, catering, accordi commerciali, pr, creatività... L'evento è un 'unicum', irripetibile per definizione, e "se qualcosa va storto - chiosa Finzi - è una catastrofe, il danno all'immagine è molto grave".

Come conseguenza si assiste, in seconda battuta, a una caduta dell'originalità degli eventi proposti. "Negli eventi la normalità uccide - spiega Finzi: un evento mediocre è un pessimo evento", e naturalmente la ripetitività danneggia non solo l'immagine dell'azienda che lancia il suo prodotto, ma anche lo sviluppo del comparto.

In terzo luogo, prallelamente all'offerta, cresce anche la platea di investitori non censiti, che portano sul mercato una domanda non qualificata di eventi. Si perde così l'arte della committenza e il risultato, ancora una volta, è un cattivo prodotto.

Alla domanda se l'aumento delle strutture che fanno eventi non possa generare una competitività positiva, Finzi nega in modo deciso e motiva così: "Nell'affollamento si può anche trovare l'eccezione, ma per il futuro del settore conta la media. Inoltre, quando c'è ipercompetitività non si combatte sulla qualità ma sulla quantità: si gioca al ribasso, con le evidenti conseguenze illustrate poc'anzi".

Finzi ha fornito a e20express anche un borsino dettagliato dei 'big spender'. Cadono a picco i settori automotive, banking, finance, assicurazioni, e la detergenza per la casa, mentre sono più forti i segmenti salute, wellness e viaggi. Anche il lusso subisce un arresto, poiché la linea di comportamento è ora quella della prudenza, della non ostentazione della ricchezza. A loro volta anche le fiere pagano dazio: gli utenti riducono la propria presenza, addirittura alcune non vengono fatte per mancanza di espositori mentre nelle grosse manifestazioni internazionali sono mancati, negli ultimi tempi, molti big del settore.

Per quanto riguarda le tipologie di eventi, subiscono un arresto i lanci di prodotto, fatta eccezione per l'ICT e internet, poiché mancano le risorse per sostenerli (la pubblicità classica), i retailer non seguono l'onda perchè stanno in difesa e optano per il prodotto 'sicuro' e tradizionale, e i consumatori seguono un modello retrocessivo. A questa flessione corrisponde un crollo di altri settori collegati ai lanci di prodotto, come per esempio le ricerche di mercato. Le società di ricerca che effettuano test pre e post lancio hanno subito un crollo del 70% della domanda da parte delle aziende.

Per concludere, Finzi non si è sbilanciato su previsioni per l'anno in corso, seguendo ormai un trend comune a tutti gli stakeholder, ma sicuramente ha mostrato come l'evento sia forse uno dei pochi mezzi, se usato con competenza e professionalità, che possono garantire una certa stabilità all'interno del mercato della comunicazione.

Viola Venturelli