Scenari

Deloitte. Nella Top 100 del lusso mondiale il 22% delle aziende è italiano, ma sono i super-gruppi internazionali a guidare la crescita. Essilor Luxottica (7°), Prada (19°) e Giorgio Armani (26°) i tre principali player tricolore in classifica

Con 22 aziende nella Top 100, l’Italia è ancora il primo Paese del settore a livello di presenza, ma contribuisce solo al 12,4% del valore delle vendite totali dei primi cento player. Il fatturato generato nel 2019 dalle vendite dei beni di lusso dei primi 100 gruppi al mondo è pari a 281 miliardi di dollari – in crescita di 15 mld sul 2018. Per la prima volta, le prime 10 società hanno contribuito a più della metà delle vendite totali dei beni di lusso delle prime 100 società. Moncler l’azienda con le performance complessive più costanti, registrando per tre anni consecutivi una crescita a doppia cifra per vendite e net profit margin. Euroitalia è tra le 10 aziende a crescita più rapida nel periodo 2016- 2019 (+16.6%).

Le 100 più grandi aziende di beni di lusso al mondo hanno generato vendite per 281 miliardi di dollari nel 2019, con una crescita di 15 miliardi di dollari rispetto all’anno passato.
A tassi di cambio costanti, il tasso di crescita per i primi 100 player è stato del 8,5%, una lieve flessione di 1,1 punti percentuali rispetto al picco di 9,6% raggiunto nel 2018.
È quanto emerge dalla settima edizione del Global Powers of Luxury Goods, lo studio annuale di Deloitte, che esamina e classifica i 100 Top Player del settore Fashion & Luxury a livello globale, sulla base delle vendite consolidate nell'anno fiscale 2019 (che definiamo come l’esercizio di 12 mesi relativo all’anno solare 2019) .

Per il terzo anno consecutivo, il quartetto dei migliori player del lusso è composto dai colossi LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton SE, Kering SA, The Estée Lauder Companies Inc. e Compagnie Financière Richemont SA. Nel 2019, il gruppo L’Oréal Luxe sostituisce Chanel al quinto posto in classifica; EssilorLuxottica rimane stabile al settimo posto. The Swatch Group perde due posizioni, scendendo al decimo posto.
È nel 2019 che per la prima volta le vendite aggregate delle aziende della Top 10 costituiscono più della metà delle vendite di tutte le aziende nella classifica di Deloitte: il 51,2%.
Inoltre, i net profit delle 9 aziende su 10 che hanno reso pubblico il dato, rappresentano a valore il 71,7% dei net profit totali delle Top 100.

 

Deloitte Luxury Goods

 

Il Made in Italy torna a crescere nel 2019
In generale, come negli anni precedenti, l'Italia con il suo Made in Italy si conferma Paese leader nel settore, posizionando ben 22 aziende tra le 100 che costituiscono la graduatoria . Di queste, circa due terzi operano nel comparto dell’abbigliamento e calzature, mentre il 23% appartiene alla categoria borse e accessori – costituendo più della metà delle aziende nella categoria stessa. La crescita delle vendite di beni di lusso delle nostre aziende su base annua per il 2019 è stato del 4,7%, una buona ripresa rispetto alla crescita delle vendite pari a zero nel 2018.

EssilorLuxottica, che rimane stabile al settimo posto, è anche quest’anno, l’unica azienda italiana presente in Top Ten. EssilorLuxottica, il gruppo Prada e Giorgio Armani risultano essere i tre principali player italiani in classifica e, in forma aggregata, rappresentano quasi la metà delle vendite di beni di lusso realizzate nel FY19 dalle aziende italiane presenti nel ranking.
Complessivamente, è Moncler il brand con la performance migliore nel corso degli anni: non solo è rientrato tra i Fastest 20 per cinque anni consecutivi, ma nel FY2019 ha registrato anche il terzo net profit margin più alto della Top 100, al 22,0%, dopo Vivara (azienda brasiliana) ed Hermès.

Anche Ermenegildo Zegna ed Euroitalia hanno registrato una crescita delle vendite a doppia cifra, tanto che quest’ultima è rientrata tra le 10 aziende a crescita più rapida dello scorso anno.
Il 2019 è stato anche l’anno in cui sei dei grandi marchi del lusso italiano sono tornati a registrare una crescita positiva: Giorgio Armani, OTB, Dolce & Gabbana, Ferragamo, Ermenegildo Zegna e Twinset.

 

Verso una concentrazione del settore fashion and luxury
Pur essendo le più numerose, le aziende italiane della Top 100 realizzano solo il 12,4% dei ricavi
totali globali,
collocandosi in quarta posizione dopo Francia (28,3%), Stati Uniti (18,3%) e Svizzera
(13,2%).
E sempre la Francia, con solo nove aziende in classifica, ha anche conseguito la migliore crescita nelle vendite di prodotti di lusso nel 2019, pari a 15,7%, quasi il doppio della crescita dell’intera Top 100. Ricordiamo che alcune delle più grandi società di beni di lusso del mondo hanno sede in Francia, in primis LVMH, Kering e L'Oréal Luxe – e tutte si collocano nella Top 5.
Quando si parla di net profit margin, è la Svizzera che con il 16,2% registra il risultato migliore rispetto agli altri paesi rappresentati in classifica, seguita dalla Francia con il 15%. L’Italia, con 5,6%, si colloca all’ultimo posto.

“Il percorso che si sta delineando negli ultimi anni è una forte concentrazione del mercato dettata dalle strategie espansive delle aziende, focalizzate su acquisizioni per differenziare i propri portfolio, entrare in nuovi segmenti di mercato e diversificare la produzione. Per quanto riguarda il nostro paese, ancora una volta le aziende italiane presenti nella Top 100 sono le più numerose, a riconferma del peso dell’Italia nel mondo del lusso.” commenta Patrizia Arienti, Deloitte EMEA Fashion & Luxury Leader, “Guardando al futuro, la maggiore sfida che le aziende del lusso italiane saranno chiamate ad affrontare nel post-Covid sarà quella di essere pronte a fronteggiare il cambiamento. Tradizione e reattività, due elementi che da sempre caratterizzano le aziende Made
in Italy, coniugati con modelli di business innovativi e sostenibili, saranno elementi necessari per affrontare le grandi sfide nell’era post-COVID.”

Infine, guardando alle categorie di prodotto delle 100 aziende analizzate da Deloitte, il FY2019 si attesta come un anno positivo per tutti i settori.
La crescita delle vendite di beni di lusso tra i settori merceologici è diventata meno polarizzata nel 2019. Il tasso di crescita è stato inferiore nel 2019 tra i settori che hanno mostrato maggiore crescita nel FY2018 e, viceversa, è stato maggiore tra quelli con tassi di crescita più bassi nel 2018 – abbigliamento e calzature, borse e accessori.

È il settore della cosmetica che registra la crescita più alta (8,5%), seguito da gioielleria ed orologi
(6,1%), abbigliamento e calzature (5,8%) e dal settore delle borse e degli accessori (4%). Anche la categoria delle multiple luxury goods cresce del 12,8%, 1,8 punti percentuali in meno rispetto al 2018.

“Il settore dell'abbigliamento e delle calzature continua a fornire il contributo maggiore in termini di numero di aziende nella Top 100, tuttavia sono quelle con la dimensione media più piccola: soli 1,212 miliardi di dollari. Si tratta inoltre del settore più tradizionale: più della metà di queste 37 società sono ancora caratterizzate da una conduzione familiare e più di un terzo sono italiane. Le aziende italiane costituiscono anche il 56% della categoria borse e accessori. Queste due categorie di prodotto, marcatamente all’insegna dell’italianità, hanno visto un anno di crescita positiva rispetto al 2018, rispettivamente di +3.4 e +1.8 punti percentuali.” commenta Giovanni Faccioli, Deloitte Fashion and Luxury Leader Italia.

La pandemia come acceleratore dell’adozione di nuovi paradigmi di value creation “Sebbene le aziende di beni di lusso siano state inizialmente lente nell'adottare le tecnologie digitali, la pandemia ha accelerato l’uso di applicazioni di intelligenza artificiale (AI) e realtà aumentata (AR) per potere elaborare risposte rapide alle esigenze manifestate dal proprio segmento di riferimento in un momento di emergenza. Con il passare dei mesi, la crescita dell’uso del canale online e di strumenti digitali per interagire con i propri brand si stanno confermando come trend duraturi per i consumatori, anche nello scenario post-Covid. Diventa dunque sempre più importante per le aziende avere a disposizione le giuste tecnologie che consentano una raccolta ed analisi dei dati accurata e rapida, per implementare nuove strategie volte ad incrementare la customer loyalty non solo online ma anche negli store fisici. Questi infatti grazie all’ unicità dell’esperienza d’acquisto, restano il vero punto di riferimento per i customer della fascia lusso” – commenta Giovanni Faccioli, Deloitte Fashion and Luxury Leader Italia.

“Insieme alle strategie ominichannel e alla multicanalità, la sostenibilità sarà un altro elemento che giocherà un ruolo chiave nei prossimi mesi, attestandosi come un altro trend che crescerà nel post-Covid. I brand del lusso stanno investendo in modo significativo in soluzioni e misure per ridurre il proprio impatto sull’ambiente. Le stesse tecnologie digitali implementate per l’analisi dei dati forniscono un supporto chiave nel perseguire l’obiettivo green, consentendo di agire su ordini, scorte e gestione dei magazzini. Essere sostenibili tuttavia non significa limitarsi alle innovazioni in ambito supply chain. Implica abbracciare nuovi valori e farli propri, come risposta alle esigenze dei consumatori in continua evoluzione. Per questo motivo, molti brand del lusso non solo sono entrati a far parte di iniziative gestite da organi ed enti sovra-nazionali, ma stanno adottando sostenibilità, inclusività e responsabilità sociale come propri core value aziendali. Ora più che mai, le aziende del mondo del lusso sono alla ricerca di nuovi modi per essere vicine ai propri consumatori e per raggiungere questo obiettivo stanno reinventando sé stesse con modalità impensabili solo fino a un anno fa” conclude Patrizia Arienti, Deloitte EMEA Fashion & Luxury Leader