
Scenari
FCP-AssoTV. La tv emoziona e genera attenzione e valore per i brand. Tra il 70% e il 99% del pubblico resta davanti allo schermo durante gli spot, con picchi fino al 95% per serie e film se il messaggio è mirato e rilevante
Ieri, Martedì 30 settembre, il Teatro Alcione di Milano ha ospitato la terza edizione di THE NEW TV AD-AGE, l’evento promosso da FCP-AssoTV dedicato al presente e al futuro della televisione. Un incontro che ha messo al centro il ruolo della TV, che con resilienza, è ancora capace di generare attenzione, emozioni e valore per i brand, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento anche nell’attuale scenario di trasformazione digitale.
I conduttori Massimo Scaglioni e Anna Sfardini, esperti di televisione di CerTA UniCatt, hanno presentato i risultati di due ricerche inedite di FCP con Human Highway ed Emotiva, andando oltre i tradizionali dati Auditel per analizzare le emozioni, le motivazioni e i comportamenti nella fruizione dei contenuti video.
La prima indagine, sviluppata da Human Highway, ha coinvolto 2.000 persone in un diario digitale di una settimana –– raccogliendo oltre 42.000 esperienze di visione su TV, app e piattaforme. I diari hanno permesso di tracciare cosa si guarda, per quanto tempo, con chi, e con quale attenzione e soddisfazione, rivelando un quadro vivido della giornata tipo dello spettatore.

«BENCHMARK» – Le modalità di visione e le motivazioni della media di tutte le categorie. Indicatori medi di tutte le
categorie di contenuti che costituiscono il riferimento per gli indici di ciascuna categoria (Idx=100)
Per gli spettatori, la giornata comincia con il telegiornale e l’informazione, spesso condivisa con altre persone, diventando un momento di co-visione e di discussione.
Durante i pasti, prevalgono i programmi di informazione e approfondimenti, come i telegiornali, poiché sono trasmissioni che con serietà, chiarezza e imparzialità spiegano le notizie del giorno, spingendo l’utente alla riflessione.
La sera è dedicata al relax e all’evasione, con film, serie e grandi show. Grazie alla disponibilità di più schermi – TV tradizionale, tablet, PC e dispositivi mobili – ogni membro della famiglia può scegliere contemporaneamente cosa guardare. Secondo dati Auditel Censis, in media ogni casa dispone di 4-5 schermi, permettendo una fruizione personalizzata e condivisa dei contenuti. La visione multi-device consente, infatti, di seguire il proprio contenuto preferito, tra documentari, programmi di cucina, intrattenimento tematico, sport e grandi eventi live.

«CONTENUTI FORMATIVI» – Modalità di visione e motivazioni. Indicatori sull’esperienza di visione del contenuto della Categoria a confronto con il Benchmark

«CONTENUTI TEMATICI» – Modalità di visione e motivazioni. Indicatori sull’esperienza di visione del contenuto della Categoria a confronto con il Benchmark
I programmi che riuniscono e mettono d’accordo tutta la famiglia sono quelli dell’intrattenimento poiché trasmettono allegria, relax e condivisione. In questo caso, l’indice di soddisfazione dei telespettatori cresce fino al 40%.

«INTRATTENIMENTO» – Modalità di visione e motivazioni. Tre parole per definire l’esperienza di visione di «INTRATTENIMENTO»
Infine, gli eventi sportivi e musicali dal vivo offrono picchi di coinvolgimento emotivo e condivisione sociale.
Un dato chiave per il mercato media: la pubblicità non allontana lo spettatore. Tra il 70% e il 99% del pubblico resta davanti allo schermo durante gli spot, con picchi fino al 95% per serie e film quando il messaggio è mirato e rilevante. Se il break è introdotto direttamente dai conduttori, l’attenzione resta alta e l’80-90% degli spettatori continua a seguire il programma.
Per dare ulteriore forza ai risultati della prima ricerca, FCP insieme a Emotiva, hanno condotto un secondo esperimento con tecniche di neuromarketing e con il supporto dell’intelligenza artificiale. La ricerca ha coinvolto 2.000 persone, analizzando le espressioni del loro volto di fronte a decine di contenuti di fruizione – informazione, intrattenimento, fiction, serie e sport – e interpretandole tramite strumenti di AI.
La sperimentazione ha integrato metriche qualitative (Soft) e quantitative (Hard), offrendo una doppia chiave di lettura: l’analisi delle reazioni emotive spontanee e un’analisi cognitiva che mappa le emozioni in base ai bisogni chiave del pubblico. In questo modo, non si è valutato solo cosa si guarda, ma soprattutto perché si sceglie un contenuto, identificando la capacità di soddisfare un bisogno umano: relax, evasione, tensione, divertimento o riflessione.
Ne emerge una mappatura delle emozioni che spiega non solo cosa viene guardato, ma soprattutto perché:
- Lo sport dimostra un elevato potenziale di engagement, ma con fedeltà emotiva variabile (emotional retention).
- Film e Serie TV presentano un profilo più versatile, con un’ampia capacità di rispondere ai bisogni emotivi del pubblico.
- Contesto di visione: l’“Effetto Fiducia” valorizza le esperienze degli streamcaster, mentre il mobile emerge come catalizzatore di intensità e d’attenzione.
La ricerca conferma che la lealtà del pubblico si è spostata dal brand o dal palinsesto verso la capacità del contenuto di soddisfare un bisogno emotivo specifico nel momento giusto. L’audience, per esempio, non sceglie semplicemente una commedia, ma cerca divertimento e relax; non sceglie un thriller, ma l’esperienza di tensione ed emozioni forti. In questa prospettiva, ogni video, film, serie o evento sportivo diventa una “funzione emotiva”, un servizio che l’utente sceglie per soddisfare specifici bisogni. Comprendere il profilo e la firma emotiva dei contenuti (gioia, interesse, ammirazione) permette di ottimizzare l’intera catena del valore: dalla produzione alla distribuzione, fino alla personalizzazione dell’esperienza utente.

In questo scenario, le ricerche confermano la resilienza della televisione e la sua efficacia come mezzo per i brand. Tra il 70% e il 99% degli spettatori resta davanti allo schermo anche durante gli spot, mentre una qualità editoriale elevata può aumentare il ricordo pubblicitario fino al 40%. I contenuti vengono seguiti su più device senza perdere episodi di serie o eventi dal vivo, e l’attenzione media raggiunge il 60%, trasformandosi in coinvolgimento emotivo fino al 97% nei programmi di intrattenimento. La soddisfazione dei contenuti, ovvero la capacità di mantenere la promessa emotiva ricercata dal pubblico, supera il 50%, traducendosi in un tempo di fruizione significativo: ogni spettatore dedica mediamente da 1 a 2 ore ai contenuti visionati.

In conclusione, i dati presentati a THE NEW TV AD-AGE 2025 confermano che la televisione non è solo un mezzo di intrattenimento, ma una vera e propria piattaforma emozionale capace di coinvolgere, unire e fidelizzare il pubblico. La sua capacità di generare attenzione, emozione e soddisfazione la rende oggi uno strumento imprescindibile per i brand che vogliono entrare in contatto con gli spettatori nel momento giusto, offrendo contenuti rilevanti e memorabili.
Gli stessi contenuti che caratterizzano i principali generi televisivi, al centro di un racconto live che ha visto protagonisti alcuni tra i talent più amati della televisione italiana: Carlo Conti, Gerry Scotti, Enrico Mentana, Aldo Cazzullo, Ida Di Filippo, Paola Iezzi, Veronica Gentili e Guido Meda, intervistati da Massimo Scaglioni e Anna Sfardini, esperti di televisione di CerTA UniCatt.
Enrico Mentana. L'INFORMAZIONE NELL'ERA DELLA CONDIVISIONE E DELLE FAKE NEWS

In un contesto in cui siamo circondati da notizie su ogni schermo, in ogni momento della giornata, e in cui l’informazione sembra 'inseguirci', quali il senso e la forza del telegiornale condiviso in famiglia? Come può un TG restare interessante, credibile, centrale?
"Viviamo in un’epoca in cui la notizia arriva ovunque e da chiunque. Eppure, il TG delle 20 continua a essere un punto fermo per ragioni demografiche e culturali. Il pubblico televisivo è composto in larga parte da persone che hanno vissuto l’epoca del monopolio televisivo e che hanno costruito un’abitudine solida al rito serale del telegiornale. Il TG delle 20 – che sia su Rai 1, Canale 5 o La7 – resta il baricentro della serata, l’appuntamento che apre la TV della sera e chiude il tempo del lavoro" ha spiegato Mentana, direttore del TG5 per oltre 12 anni e da oltre 15 alla guida del TG di La7.
"Finché l’informazione televisiva continuerà a occupare quel posto centrale nello share, continuerà a essere un pilastro dell’offerta informativa. Cambiano i linguaggi, cambiano i mezzi, ma resta intatta la funzione: dare un quadro chiaro di quello che è successo, aiutare le persone a orientarsi nella complessità del mondo. Quello che un tempo facevano i giornali, quando si andava in edicola al mattino, oggi lo fa il TG delle 20. I più giovani, certo, scelgono altri strumenti, ma la funzione resta" ha sottolineato il giornalista.
In uno scenario così frammentato, pieno di strumenti, piattaforme, fonti diverse – molte non verificate – come cambia il ruolo della televisione nell’informare?
"L’informazione è uno dei generi più floridi, anche perché è meno costoso di altri - riflette Mentana - . Il cittadino, con il suo smartphone, può immortalare eventi improvvisi, e persino anticipare i media tradizionali. Oggi non servono decine di corrispondenti sparsi nel mondo, tra l'altro molto costosi, per mostrare cosa succede: possiamo farlo in tempo reale, a costi molto più contenuti. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: chiunque può fare informazione, anche senza competenze, senza verifica. Per questo serve una convergenza: dobbiamo trovare il modo di usare tutti questi strumenti per raggiungere chiunque, ovunque, ma con un criterio, con una guida" fa notare il giornalista. "La sfida è duplice: da un lato, il pubblico ha meno pazienza, vuole decidere quando e come informarsi. Dall’altro, resta la necessità di un filtro autorevole, di una figura che dica: “Ti dico io cos’è successo oggi. Ti spiego cosa conta davvero. È quello che succedeva secoli fa alle fiere, dove qualcuno raccontava cosa era successo nel mondo. Oggi lo fanno lo smartphone, i siti e i grandi giornali che, non a caso, investono nel digitale molto più che nella carta. Ma la TV ha un vantaggio unico: la tempestività".
Le fake news sembrano mettere in crisi il sistema informativo. Le persone si fidano ancora della TV, dei giornali, dell’informazione "ufficiale"? C’è ancora un rapporto di fiducia?
"Le fake news ci sono sempre state. La differenza è che oggi abbiamo gli strumenti per riconoscerle e difenderci. Non è vero che la gente non si fida più: lo abbiamo visto con la mobilitazione su Gaza, ad esempio. C’è una coscienza sociale forte, che si esprime, si confronta, cerca risposte. Le persone si informano da fonti diverse, incrociano, verificano. E lo fanno a patto che l’informazione arrivi tempestivamente. Il pericolo non sono le fake news: il vero problema, nel futuro prossimo, sarà l’intelligenza artificiale. Se costruiremo un “Golem” che produce contenuti, che fa informazione, che decide per noi cosa vedere e cosa sapere, dovremo essere pronti. La vera sfida non è più solo quella giornalistica, ma etica e culturale. Perché se a parlare di noi saranno solo le AI, se i grandi pubblicitari saranno loro, e noi solo fruitori passivi, allora dovremo fare attenzione a non smettere di pensare con la nostra testa" conclude Mentana.
Gerry Scotti & Carlo Conti: i maestri dell’intrattenimento, che funziona quando non grida, ma parla. Quando unisce, non divide, e tiene insieme famiglie, generazioni, sogni

In un mondo televisivo in continuo mutamento, dove l’offerta si frammenta e le nuove generazioni costruiscono il proprio palinsesto personale sui social o in streaming, ci sono ancora volti che rappresentano un punto fermo. Volti familiari, riconoscibili, capaci di attraversare generazioni. Due tra questi sono Gerry Scotti e Carlo Conti, “maestri dell’intrattenimento”, protagonisti della televisione italiana che hanno vissuto tutte le stagioni della TV generalista, e che ancora oggi catalizzano milioni di telespettatori.
Una carriera parallela, una passione condivisa
Scotti e Conti hanno molto in comune. Entrambi partiti dalla radio, spinti da una passione autentica per la musica, il microfono e la comunicazione. Hanno fatto gavetta vera, attraversando tutti i generi: programmi per ragazzi, quiz, preserali, prime serate. Hanno costruito credibilità, pubblico, affetto.
“Ci differenzia forse solo il colore della pelle e qualche capello in meno,” scherza Carlo Conti.
“Ma sono molte di più le cose che ci uniscono,” aggiunge Gerry Scotti. “Siamo figli della stessa generazione, cresciuti con pane, famiglia e TV. Non abbiamo saltato tappe, e forse è questo che ci rende ancora riconoscibili.”
L’intrattenimento che unisce, non divide
Cosa cercano oggi gli spettatori dalla televisione d’intrattenimento? La risposta per entrambi è leggerezza, condivisione, compagnia.
“A me piace pensare che con 'Tale e Quale Show' riesco a tenere tutta la famiglia davanti allo schermo,” dice Conti.
Per Scotti, il valore sta nella compagnia, nel creare un momento di spensieratezza condivisa: “'La Ruota della Fortuna' ha compiuto 50 anni. In quell’orario, la guardano bambini, adulti, anziani. Quando sommiamo i picchi di ascolto delle 21.42, superiamo anche i 12 milioni di telespettatori. Quanti eventi, a parte una finale di calcio, riescono a fare lo stesso?”
E in un’Italia che invecchia, il game show resta uno dei pochi generi davvero trasversali. “È un genere che funzionerà sempre,” afferma Conti. “Tutti giocano da casa, si tengono la mente attiva, si sentono coinvolti. Funziona, perché unisce.”
Un palinsesto che non esiste più
Ma la TV è cambiata, e con lei anche le abitudini di fruizione.
“Una volta c’erano palinsesti unici,” spiega Conti. “Prima l’access, poi il film o la partita. Ora ciascuno si costruisce il suo.
Scotti osserva: “Oggi vincere la serata non significa più fare 5 milioni di spettatori e il blocco tra preserale, TG e access prime time resta il momento più solido della giornata.”
La responsabilità di chi è un volto riconoscibile.
“Noi siamo misurati, eleganti, educati – dice Conti –. Ma ci confrontiamo con una TV dove spesso si urla. Eppure il nostro stile funziona. Forse perché veniamo dalla radio, dove non si può gridare. Forse perché abbiamo sempre rispettato lo spettatore.”
Scotti aggiunge: “Mai sentirsi superiori. Siamo un gradino sotto, sempre. E il rispetto, oggi, paga. Nel frastuono della televisione “urlata”, lo stile sobrio, il rispetto, il garbo sono diventati quasi un valore rivoluzionario.
La conduzione è un mestiere serio
Entrambi rifiutano l’etichetta di "presentatori": “Siamo conduttori, è un mestiere. Come il pilota, dobbiamo guidare il programma, dettare i tempi, accompagnare ospiti e pubblico. Lo impari col tempo, con l’esperienza,” dice Conti.
Chi è il telespettatore ideale?
“Gli chiederei dove sbaglio,” dice Scotti. “Io qualche consiglio,” aggiunge Conti, “anche sapendo che non puoi piacere a tutti.” Scotti sogna una TV che torni a rispettare gli orari: “Access alle 20.30, prime time alle 21.00, e chiusura alle 23.30. Dopo, spazio agli approfondimenti. Ma oggi chi riesce a restare sveglio?”
E lavorare insieme? Difficile.
“Io sono la bandiera Mediaset, Carlo quella Rai,” sorride Scotti. “Più facile una vacanza insieme,” conclude Conti.
Ibridazione: il segreto della forza camaleontica della televisione
Una delle 'operazioni strutturali' che permette alla TV di restare forte e vitale, anche in un mondo in cui i media si moltiplicano, si contaminano, si trasformano ogni giorno è l'ibridazione " la parola-chiave per raccontare la televisione di oggi, una televisione che cambia pelle continuamente, capace di offrire al pubblico un ventaglio sempre più articolato di emozioni, linguaggi, modi di guardare e di vivere l’esperienza televisiva" sottolinea Anna Sfardini.
L’ibridazione non è un fenomeno unico, ma si manifesta su almeno tre livelli fondamentali:
In primis la contaminazione tra generi e linguaggi, come la commistione tra fiction e documentario, tra varietà e informazione, tra racconto e realtà. Un tipo di ibridazione creativa, narrativa, che coinvolge il tono, lo stile, le scelte di regia e scrittura. In secondo luogo, l’integrazione tra media e canali diversi. "Viviamo nella televisione convergente: non si guarda più la TV solo in salotto, ma ovunque – sul telefono, sul tablet, sul computer – e soprattutto in tempi diversi. Le esperienze di visione sono fluide, personali, dislocate. È un nuovo ecosistema dove la TV non scompare, ma si adatta, abita tutti i device e cambia forma per incontrare il pubblico ovunque esso sia" osserva l'esperta. Il terzo livello di ibridazione è la lettura integrata dei dati di successo. "Oggi non si misura più il successo di un programma solo con i dati Auditel del giorno dopo. Entra in gioco la Total Audience, che somma, confronta, incrocia le visualizzazioni on demand, lo streaming, i contenuti social. L’ibridazione diventa uno strumento per capire davvero cosa funziona e perché, combinando numeri e comportamenti".
Spazio quindi ai protagonisti della tv, definiti maestri dell’ibridazione, che, in modi diversi, attraverso generi diversi, sono riusciti a raccontare il presente e il passato con forme nuove. Perché non solo fanno televisione: la reinventano.
Come Aldo Cazzullo, autore e giornalista che ha saputo trasformare un programma di approfondimento storico, Una giornata particolare, spesso percepito come “di nicchia”, in un caso di successo trasversale. Il giornalista, in un contributo video, ha mostrato che anche i contenuti impegnati possono parlare un linguaggio accessibile, coinvolgente, popolare, senza perdere in profondità.
L’ibridazione come motore dell’autenticità: la lezione di Paola Iezzi e Ida Di Filippo

L’ibridazione non riguarda soltanto linguaggi, stili o piattaforme, ma anche le relazioni professionali e le forme di narrazione. In particolare, emerge con forza come la televisione sia sempre più un luogo di contaminazione positiva, dove mondi esterni — apparentemente lontani — contribuiscono a costruire contenuti autentici, capaci di parlare davvero al pubblico.
Paola Iezzi e Ida Di Filippo sono due figure di conduttrici che rappresentano questa nuova ibridazione culturale e professionale grazie alla loro capacità di rinnovare linguaggi e modalità espressive, portando autenticità e verità in un contesto mediatico in continua evoluzione come sottolineato da Sfardini.
Paola Iezzi: la musica come faro, la televisione come estensione
Cantautrice di successo e artista musicale capace di rinnovarsi costantemente, ha scelto di esplorare nuovi territori, portando la propria voce e sensibilità anche nel mondo televisivo. Da “Nord sud ovest est – Tormentoni on the road” con Max Pezzali e Jake La Furia, fino a PrimaFestival e al tavolo di X Factor, il filo rosso resta sempre la musica.
“La TV oggi è contaminata dal web, e viceversa. Viviamo in un’epoca ibridata, dove le figure professionali si intrecciano”, sottolinea. In questo contesto, Paola incarna il modello di un’artista contemporanea: capace di creare, raccontare, riflettere, con responsabilità e autenticità.
Ida Di Filippo: la quotidianità diventa racconto, l’agente immobiliare diventa protagonista
Se Paola Iezzi arriva alla TV partendo dalla musica, Ida Di Filippo arriva dalla professione di agente immobiliare. Proprio questa “normalità” è diventata la chiave del suo successo televisivo della professionista, protagonista di Casa a Prima Vista, in onda su Real Time, in cui ha saputo trasformare la sua figura in un punto di riferimento per milioni di spettatori.
“In un mondo che vuole tutti perfetti, forse è arrivato il momento di raccontare le persone normali, quelle vere”, dice Ida con un sorriso. Il suo approccio empatico, il tono genuino, il legame con il pubblico – dai bambini che giocano a “Casa a prima vista”, ai follower che le chiedono quale pasta cucinare – sono la dimostrazione che l’autenticità è il vero linguaggio vincente della TV di oggi.
Guido Meda: Il linguaggio sportivo: un’alchimia complessa

Un'altra forma di ibridazione è quella tra televisione e sport, raccontata dal giornalista Guido Meda. "È un’ibridazione potentissima, spiega perché non si limita a trasmettere un evento, ma crea un racconto. Mette in scena un mondo fatto di ambientazioni, personaggi, tensione narrativa e linguaggi che arrivano dritti al cuore dello spettatore. Quando riesce davvero, la cronaca sportiva non si limita a descrivere l’azione ma ne fa fare esperienza" sottolinea Sfardini.
Curiosità, ascolto, apertura sono le parole chiave del “Metodo Meda”. Il giornalista sa che " il racconto sportivo è una materia viva, fatta di equilibri sottili: tra epica e tecnicismo, tra coinvolgimento emotivo e precisione informativa, tra spettacolo e rigore".
“Lo sport è probabilmente la forma più sublime di ibridazione tra informazione e intrattenimento. Serve la sacralità del giornalismo, ma anche la leggerezza del racconto che sia aderente allo spirito dello sport.”
È una sfida continua, in cui ogni parola va pesata. Ma quando si trova il tono giusto, quando si sa parlare con il cuore mantenendo la testa lucida, allora lo sport in televisione diventa un racconto universale. Uno specchio della vita.
Alla fine, Guido Meda individua due elementi fondamentali per restare efficaci, autentici e longevi in questo mestiere: Rimanere aperti sul mondo, Sapere chi c’è dall’altra parte.
Una lezione che vale per tutti, non solo per chi racconta lo sport. È un invito a coltivare l’empatia, la consapevolezza, la capacità di osservare prima ancora che di raccontare. Perché ogni telecronaca, ogni commento diventa parte di un’esperienza condivisa, collettiva.