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In Iran, Paese dei paradossi, molte le opportunità per le aziende italiane. Ma bisogna trovare i partner giusti e creare relazioni durature

In Iran più della metà della popolazione ha meno di 35 anni, il Pil è in crescita del +5,6% e 40 milioni di persone possiedono uno smartphone. La classe media è ampia, ma ha un basso potere d'acquisto, Facebook e Twitter vengono 'filtrati' dal Governo, ma Instagram impazza. Le potenzialità di sviluppo sono enormi. L'Italia, già partner privilegiato nei rapporti con l'Iran, ha tutti gli strumenti per cogliere questa opportunità. Si è parlato di questo al meeting 'Comunicazione, marketing e distribuzione in Iran', organizzato da The Story Group. Media partner ADC Group
Risale a novembre 2015 l'accordo tra The Story Group, il gruppo di comunicazione integrata di cui fanno parte Lifonti & Company, Cabiria BrandUniverse e Social Content Factory, e Mana Payam, la principale e a oggi unica società iraniana specializzata in media relations e comunicazione integrata (leggi news). 

Grazie all’elevato standing del partner iraniano, le imprese interessate potranno usufruire anche di servizi di business development nel Paese.

Si colloca proprio sulla scia di questa partnership l'incontro 'Comunicazione, marketing e distibuzione in Iran', tenutosi ieri, 5 maggio, a Milano, e organizzato da The Story Group. 

Al meeting hanno partecipato, oltre a Diego Lifonti (foto 1), presidente di The Story Group, Arash Vafadari (foto 2), Ceo di Mana Payam Public Relations Tehran, Baha Sadat Tehrani, managing director di Saziba Group of Companies Tehran, e Marina Mira d'Ercole (foto 3), responsabile progetti internazionali di TEH - Ambrosetti. 

A moderare i lavori Salvatore Sagone, presidente di ADC Group.

Gli interventi sono stati tesi a mettere in luce le tante opportunità che l'Iran può offrire alle aziende italiane che decidono di investire in questo Paese. Un Paese, come hanno messo in luce Vafadari e Mira d'Ercole, caratterizzato da grandi contraddizioni. Perché se da un lato c'è un Governo che, ad esempio, 'filtra' Facebook e Twitter, dall'altro ci sono 7,5 milioni di persone tra i 16 e i 35 anni che usano Instagram, su cui è presente anche la quasi totalità delle aziende; se la classe media è ampia e rappresenta il 45% della popolazione (contro il 13% della Cina, ndr.), il reddito pro capite non va oltre i 5000 dollari l'anno e dunque non consente ai consumatori di acquistare i prodotti di importazione che ben conoscono, soprattutto grazie ai media digitali, perché vengono loro proposti a un prezzo troppo alto. 

Già, perchè gli iraniani sono consumatori evoluti. Basti pensare che oltre il 50% della popolazione ha meno di 35 anni, che il 73% degli iraniani vive in città e che il livello medio di istruzione è molto elevato, soprattutto tra le donne. Gli Internet users sono 47 milioni e sono ben 40 milioni i possessori di smartphone (su una popolazione totale di 80 milioni di individui, ndr.).

"Lo scenario mediale è variegato - ha spiegato Vafadari -. Tv e radio sono controllate dallo Stato: ci sono 15 canali televisivi nazionali e 35 provinciali, 11 emittenti radio nazionali e 37 provinciali. Circa 80 i quotidiani presenti nel Paese e ben 5000 riviste, di cui però 1000 effettivamente circolanti".

Internet e le app vengono utilizzate molto: sono 64mila i blog e ben 15/20 milioni gli utenti che utilizzano Telegram. D'altra parte, il web e i social media sono perfettamente in linea con l'abitudine degli iraniani a fare affidamento sul passaparola, anche in tema di prodotti, servizi e brand. Un aspetto da considerare se si vuole approcciare questo mercato. "La comunicazione deve essere localizzata nel modo più corretto, tenendo presente che in Iran la credibilità è un valore fondamentale", ha sottolineato Vafadari. 

Dal punto di vista economico, i vantaggi che potrebbe avere il debutto in Iran di una marca italiana saltano subito all'occhio. "Il Pil del Paese sta crescendo del +5,6% e la crescita attesa del retail è pari al +8%. Se la crescita dovesse diventare ancora più consistente, potremmo trovarci davanti a un fenomeno molto simile a quello cinese - ha spiegato Mira d'Ercole - . L'Italia è già un partner privilegiato nei rapporti con l'Iran (è seconda in Europa dopo la Germania e nono partner commerciale del Paese a livello mondiale, ndr.) ma può fare di più, e deve impegnarsi a battere l'agguerrita concorrenza che si sta già facendo avanti". 

Proprio per far incontrare imprenditori italiani e iraniani e stimolare il networking The European House-Ambrosetti, avvalendosi della collaborazione di The Story Group e Mana Payam (leggi news), organizzerà il 16 e il 17 maggio presso il nuovo Espinas Palace Hotel di Tehran il primo Summit Italia-Iran. 

Ma quali sono i fattori-chiave per avere successo in questo Paese? "Avere una visione di lungo termine, capire la cultura locale, poter contare su un business model flessibile e puntare su modalità di comunicazione avanzate, che tengano conto delle peculiarità degli iraniani e facciano leva sull'omnicanalità", ha affermato Mira d'Ercole. 

Non solo. "Per le aziende italiane e straniere in generale, è indispensabile identificare in loco i partner giusti, affidabili, credibili, che sappiano supportare nella crescita", ha aggiunto Sadat Tehrani, che dell'argomento se ne intende, dal momento che il gruppo di cui è managing director (2500 dipendenti per 200 milioni di dollari l'anno di turnover, ndr.), attivo nei settori Food ed Healthcare, lavora con alcuni importanti brand italiani, occupandosi della loro distribuzione in Iran. Come illy, ad esempio. E tra le marche italiane che hanno già deciso di presidiare il mercato italiano figura anche Benetton, che vi è approdato circa 15 anni fa. 

"L'Iran purtroppo in Occidente non è ancora abbastanza conosciuto - ha affermato Sadat Tehrani - . Ci sono molti pregiudizi che frenano gli imprenditori esteri dall'investire in questo Paese. Eppure le nostre aziende, grandi e piccole, hanno bisogno di partner stranieri che offrano know-how. Il mercato è in movimento e ci sono molte occasioni da cogliere. Certo, non nego che possano esserci delle difficoltà nell'intraprendere questo cammino, ma creando relazioni durature, con partner di valore, i problemi possono essere superati per lasciare spazio alle soddisfazioni".

Serena Piazzi