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Ucraina. Da P&G a Unilever, da McDonald's a Starbucks, Coca-Cola e Pepsi: i grandi brand escono dal mercato russo. Stop all’operatività e agli investimenti adv
Nonostante la minacciata ritorsione di nazionalizzare gli impianti produttivi e le fabbriche dove le attività sono state temporaneamente sospese da parte del governo russo, sembra non fermarsi la grande onda che vede i principali brand globali prendere posizione, non solo a parole ma nei fatti, sull’assurda invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ecco alcune delle più recenti.
Procter &Gamble / Unilever
Tutte le operazioni sul mercato russo sono state sospese: pur offrendo supporto ai 2.500 addetti sul territorio russo, P&G ha sospeso tutti i piani di sviluppo di nuovi centri di distribuzione e nuove sedi produttive, ha cessato ogni attività promozionale e significativamente ridotto il proprio portfolio di prodotti riducendolo ai beni ‘basici’ nelle aree della salute, dell’igiene e del personal care.
Allo stesso tempo ha momentaneamente sospeso le sue attività in Ucraina, offrendo alle 500 persone del suo staff assistenza finanziaria e logistica in caso di necessità di evacuazione, oltre a un pacchetto multi-milionario di aiuti alla popolazione locale attraverso la Croce Rossa e altre organizzazioni.
Una posizione simile è quella assunta da Unilever, il cui Ceo Alan Jope (nella foto) ha rilasciato una dichiarazione in cui annuncia lo stop immediato delle business operation in Ucraina e in Russia: “Continuiamo a condannare laguerra in Ucraina come un atto brutale e dissennato da parte dello stato russo. Abbiamo cessato ogni operazione in Ucraina dove ci stiamo concentrando sul garantire la sicurezza dei nostri dipendenti e delle loro famiglie, anche nell’evacuazione dove necessario, fornendo loro supporto finanziario. Abbiamo inoltre donato 5 milioni di dollari di prodotti essenziali alle organizzazione che si occupano di soccorsi umanitari”.
E prosegue: “Abbiamo interrotto qualsiasi attività di import-export in Russia, bloccando ogni investimento pubblicitario. Non investiremo più capitali e non trarremo alcun profitto dalla nostra presenza in Russia. Continueremo tuttavia a fornire ai cittadini russi i prodotti essenziali – generi alimentari e prodotti per l’igiene – fabbricati all’interno del paese”.
McDonald’s / Burger King
Presente in territorio sovietico da oltre 30 anni con circa 850 ristoranti, anche McDonald’s ha reagito al conflitto decidendo di chiudere temporaneamente tutti i suoi punti vendita, impegnandosi in questa fase a proseguire nel pagamento degli stipendi a tutto il suo staff in entrambe le nazioni.
La catena ha deciso invece di mantenere operative le iniziative delle Ronald McDonald House Charities in Russia e in Ucraina per assistere gli ospedali locali nel fornire aiuti umanitari, e ha inoltre donato 5 milioni di dollari al Fondo di Assistenza dei suoi dipendenti e alla Croce Rossa per i loro interventi in zone belliche.
Al contrario, Burger King ha deciso invece di mantiere al momento aperti i suoi 800 ristoranti sul territorio russo motivandolo con le difficoltà legate ai contratti con i franchisor che li gestiscono: tutti i profitti generati da Restaurant Brands International – proprietaria del marchio – saranno però dirottati verso aiuti umanitari, insieme a una donazione di 3 milioni di dollari per supportare i profughi ucraini.
Coca-Cola / PepsiCo
Fra gli ultimi brand a cedere alle pressioni dell’opinione pubblica, ambedue i colossi dei soft drink hanno sospeso a tempo indeterminato tutte le loro attività in Russia.
Se per Coca-Cola il valore del mercato dove è entrata nel 1990 dopo la caduta del Muro di Berlino è tutto sommato limitato – fra l’1% e il 2% delle sue revenue totali – diverso è il caso di PepsiCo, presente in Russia da oltre 60 anni diventando una vera e propria icona del ‘disgelo’ fra i blocchi contrapposti negli anni della Guerra Fredda.
“Sospendiamo la produzione e la vendita di Pepsi, 7Up e altre bevande e ogni attività media e promozionale – ha spiegato il Ceo di PepsiCo Ramon Laguarta –. Ma come food and beverage company dobbiamo restare fedeli algli aspetti umanitari del nostro business, e continueremo a fornire alle persone i nostri prodotti essenziali come latte e latticini, latte in polvere e alimenti per neonati”.
Anche la World Federation of Advertisers invita le multinazionali a rivedere e possibilmente fermare ogni tipo di di investimento marketing e media sul territorio russo (leggi news).