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IAB Forum 2018. Floridi: "AI, tecnologia, diritti e doveri in rete? Le nuove generazioni sapranno gestire tutto meglio di noi"
A causa della tecnologia ci stiamo disabituando al pensiero critico? Come si fa oggi a difenere la propria libertà individuale? A queste e a molte altre domande ha provato a rispondere sul palco della prima giornata di IAB Forum Luciano Floridi, Ph.D, Oxford Internet Institute and Digital Ethics Lab, University of Oxford, and the Alan Turing Institute, stimolato da Ferruccio De Bortoli, giornalista e presidente dell'Advisory Board di IAB Italia.
"La tecnologia in effetti tende a prenderci per mano e a guidarci verso scelte e linee di pensiero che non è detto che ci appartengano - ha affermato Floridi - . Amazon ci suggerisce cosa comprare in base agli ultimi acquisti, Netflix cosa vedere, Google di cosa abbiamo bisogno e seguendo pedissequamente i loro consigli rischiamo di lasciarci guidare senza pensare di testa nostra".
"Tuttavia dobbiamo tenere presente che l'Intelligenza artificiale e i device tecnologici ad essa connessi non sono di fatto necessariamente intelligenti - ha tenuto a precisare Floridi - . Un computer sa giocare a scacchi meglio di un essere umano perché ha sviluppato la capacità di saperlo fare pur non essendo intelligente, così come una lavastoviglie può lavare i piatti in modo senza dubbio più efficiente e non deve essere dotata di intelligenza per svolgere bene questo tipo di attività".
In rete, come ha ftto notare De Bortoli, tutti hanno ben chiari i propri diritti, mentre l'impressione è che i doveri siano ancora avvolti da una nebulosa. "E' vero - ha commentato Floridi - , ma confido che le nuove generazioni sapranno gestire questi aspetti molto meglio di noi che siamo stati travolti da un cambiamento di portata epocale".
Tanto per cominciare, sarebbe buona regola imparare a considerare il web e i social media come un 'ambiente' in cui dunque vigono delle regole da rispettare. "Se quando parlo al mio cellulare privato posso dire ciò che voglio, non posso fare lo stesso quando scrivo su Facebook, perchè si tratta di un ambiente condiviso con altre persone", ha affermato Floridi. La possibilità di nascondersi dietro l'anonimato certamente non aiuta il rispetto delle regole. "Dove la democrazia appare un po' 'sfilacciata' l'anonimato può rivelarsi pericoloso - ha spiegato Floridi -. Per questo motivo bisognerebbe che fosse presente un 'soggetto terzo' in grado di visionare, tutelare le informazioni e vigilare sui comportamenti degli utenti, pronto a intervenire in caso di necessità. Un po' come accade quando si ci si rvolge a un medico o a un avvocato, che conoscono tutti i dati necessari ma sono obbligati a mantenerli riservati. Già con il GDPR l'Europa ha fatto un enorme passo avanti, dunque mi aspetto che ci arriveremo, prima o poi".
Certamente, la nostra è un'età piena di paradossi. "Uno per tutti: negli anni l'uomo ha lavorato alacramente per mettere a punto strategie di memorazzazione sempre più efficaci e ora che tutto si può archiviare e conservare, si trova a dover ricorrere a quelle che potremmo definire 'strategie dell'oblio': siamo sommersi di informazioni che continuano ad accumularsi, dunque il problema oggi diventa che cosa eliminare e come eliminarlo", ha affermato Floridi.
Serena Piazzi

