Carlo Noseda
Digital

IAB Italia lancia una campagna per chiedere una nuova web tax che assicuri maggiore equità nel nostro mercato

La campagna, come spiega al Sole 24 Ore Carlo Noseda, presidente dell'associazione, sensibilizza il Governo e le Istituzioni a intervenire il prima possible per introdurre una diversa normativa, rispetto a quella attuale che penalizza le imprese, comprese le PMI, che possa consentire una maggiore equità fiscale rispetto ai giganti del web come Google e Facebook. “L’intervento va limitato alle imprese che generano almeno 20milioni di fatturato inteso come ricavi espressi sul territorio italiano” afferma Noseda. “E’ chiaro che così si eviterebbe di colpire realtà di dimensioni ridotte". La Web Tax sarà uno degli argomenti di dibattito all'interno della Plenaria dello IAB Forum in programma a Milano Congressi il 12 e 13 novembre.

Fari accesi sulla WEB Tax da parte di IAB Italia. L'Associazione presieduta da Carlo Noseda (nella foto), infatti, lo scorso venerdì 2 novembre ha pubblicato sul Sole 24 Ore, sui maggiori quotidiani nazionali e sul web una campagna per chiedere una nuova legge fiscale che possa portare maggiore equità nel mercato della comunicazione.

L'associazione che riunisce le aziende della comunicazione e dell'advertising digitale, ricordiamo, è impegnata in prima linea per convincere le Istituzioni e il Governo a intervenire il prima possible per introdurre una diversa normativa che possa consentire una maggiore equità fiscale rispetto ai giganti del web come Google e Facebook.

“Senza troppo sforzo c’è almeno mezzo miliardo di euro recuperabile solo con questa web tax che stiamo proponendo" spiega Carlo Noseda al Sole 24 Ore. “Senza interventi, nel giro di cinque anni rimarranno solo loro, Google e Facebook. Di sicuro il mondo delle aziende dell’advertising digitale non potranno che sparire o lavorare per questi colossi”.

Del resto, come osserva sempre Noseda sul Sole 24 Ore "basta guardare alla dinamica della raccolta pubblicitaria negli ultirni tempi. Google e Facebook sono accreditate, i dati non si conoscono e quindi non possono essere considerati ufficiali, ma i rumors puntano nella direzione di una raccolta che si avvicina ai 3 miliardi di euro. Ordine di grandezza che accomuna l'universo del digital a quello della televisione".

Da qui è nata l'idea di lanciare una campagna di comunicazione per sensibilizzare rispetto a questo squilibrio, con messaggi che , commenta Noseda "hanno il tono della provocazione, ma nei quali  mettiamo in evidenza le storture di una situazione che porta, ad esempio, un pastificio emiliano a pagare più tasse dei giganti del web".

Un altro soggetto della campagna sottolinea come lo stesso principio valga per un mobilificio brianzolo come per un caseificio pugliese, per le quali IAB chiede un sistema di tassazione «equo e trasparente» per il quale la risposta giusta non la fornisce "l'attuale formulazione della Digital Tax Italiana che, si legge nel payoff della campagna  'determinerebbe uno svantaggio per le imprese digitali italiane, perché si aggiunge alla tassazione ordinaria, penalizzando le imprese locali nei confronti dei competitor esterilocalizzati in Paesi a bassa tassazione'.

L'equità fiscale è il punto sul quale secondo lab si gioca il futuro di un settore "in cui lavorano almeno 200 mila persone a vario titolo. "Consideriamo anche che per ogni euro investito in digitale ce ne sono 25 in indotto secondo un'indagine che abbiamo di recente presentato con EY" ricorda Noseda.

IAB Italia sollecita il Governo affinchè modifichi la web tax introdotta dall'ultima legge di Bilancio, che dovrebbe entrare in vigore a gennaio 2019.

L'associazione in particolare propone al Governo di "é circoscrivere l'ambito della Web Tax alla sola pubblicità online, perché si tratta della fattispecie più idonea a sviluppare un business digitale da remoto senza alcuna struttura a livello locale». Noseda, nell'intervista al Sole 24 Ore, indica inoltre che "l'intervento va limitato alle imprese che generano almeno 20 milioni di fatturato inteso come ricavi espressi sul territorio italiano. È chiaro che così si eviterebbe di colpire realtà di dimensioni ridotte". Infine, il manager propone un meccanismo di premialità. "Alle imprese che dimostrino di agire correttamente, rispettando requisiti di trasparenza, andrebbe data la possibilità di ottenere un credito d'imposta". Applicando queste idee, «ci sarebbe mezzo miliardo almeno a disposizione" conclude Noseda. 

La questione, sarà fra i temi centrali allo Iab Forum,  che si terrà a  MiCoMilano Congressi il 12 e 13 novembre.