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E' in libreria 'Bill Bernbach e la rivoluzione creativa' di Mara Mancina
A 25 anni dalla morte esce in Italia la prima monografia su Bill
Bernbach: "Bill Bernbach e la rivoluzione creativa" di
Mara Mancina.
Bill Bernbach è il principe indiscusso della pubblicità. L'artefice di una rivoluzione creativa che ne ha reinventato il linguaggio, immettendo nei commercials una dose di ironia, intelligenza, undestatement, concretezza mai viste prima. Ha creato testi che non erano più un semplice accessorio dell'immagine, ma il suo metanolo. Testo e immagine assieme facevano una molotov.
Ebreo del Bronx - una specie di Woody Allen dell'advertising, figlio dalla stessa cultura ebraica - ha innalzato per la prima volta i creativi al rango di star delle agenzie di pubblicità, andando a scovare i suoi tra gli immigrati più talentosi, fossero ebrei, neri, greci o italiani.
Laddove la pubblicità ha sempre sposato la retorica del think big, dell'iperbole, dell'apparenza, del pallonismo; laddove ha sempre e solo creduto alla idolatria del prodotto, fosse anche una bottiglia di shampoo o un dado da brodo, Bill Bernbach ha opposto una pubblicità quasi spartana, con pochi effetti speciali, ma dove irrompeva per la prima volta ciò che le era sempre mancato: il linguaggio quotidiano, l'esperienza mentale plausibile, l'autenticità dei desideri e dei sentimenti. Insomma: l'antipubblicità. A 25 anni dalla morte si può fare un bilancio dell'estensione e della profondità della sua lezione.
Scrive Pasquale Barbella in una delle testimonianze raccolte nel volume: "Estensione planetaria, profondità - ahinoi - misurabile in millimetri. L'uomo che tutti i pubblicitari dicono di aver eletto a proprio maestro continua ad essere il più amato, ma anche il più tradito". Dopo la sua 'rivoluzione creativa' la pubblicità occidentale ha restaurato i vecchi cliché. Oggi siamo tornati all'antico regime.
Maria Ferrucci