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Marco Ferri, una trilogia per 'liberare l'attenzione'

Pubblichiamo in questo articolo la 'nota dell'autore' presente nel volume 'Sono ancora vivo' di Marco Ferri, edito da ADC-Agenzia della Comunicazione nella collana 'I quaderni della comunicazione'. "Dopo 'Il naso fuori' e 'Beh, buona giornata', ecco 'Sono ancora vivo', il mio terzo libricino, come si compisse una trilogia, il cui scopo è semplice: liberare la vostra attenzione".

Durante i bombardamenti della 2 Guerra Mondiale, le incursioni aeree erano annunciate da un sirena. Oggi i bombardamenti della comunicazione vengono preannunciati da altri suoni allarmanti: lo squillo del telefonino, l'avvisatore acustico delle e-mail, la sigla del tg, il jingle dello spot pubblicitario. Una volta si correva nei rifugi antiaerei e lì si riusciva addirittura a socializzare. Oggi, bene che vada socializziamo attraverso il telefonino, tra un "ti disturbo?" e un "posso richiamarti?"

Oggi di fronte ai segnali di allarme del bombardamento della comunicazione, siamo soli, soli come cani: rispondo o non rispondo? Scrivo o non scrivo? Cambio canale o no? Mi perdo un'occasione? Rinuncio a una opportunità? E se poi non mi richiama, non mi riscrive, e se poi non vedo quel programma, che mi succede? Rimango indietro? La polemica contro i mezzi di comunicazione di massa è vecchia, ha la stessa data di nascita dei mezzi di comunicazione di massa. Però, nel primo lustro del Terzo millennio, il mezzo ha preso il totale sopravvento sul messaggio. La menzogna, il trucchetto retorico, la propaganda, la bufala hanno preso il loro vantaggio tecnologico sulla quella cosa piccola, ingenua e indifesa che è sempre stata la verità. Al confronto di quello che sta succedendo nel mondo della comunicazione, la pubblicità è una mammola. Le sue bugie, esagerazioni, rovesciamenti, iperbole sono puerili, dunque, innocue. Il metodo si è spostato nella comunicazione in genere, nell'informazione in particolare.

C'è una forma nuova di comando che si è insediato nella comunicazione. Ha aggiunto la capacità di comunicare ai classici strumenti di potere economico e militare. È successo negli anni della globalizzazione. Grazie alla capacità di comunicare nel pianeta, questo nuovo comando ha convinto le opinioni pubbliche della necessità della guerra. Questo comando nella comunicazione ha inventato un format globale: lo scontro di civiltà e di religione. Il comando della comunicazione ha convinto milioni di persone subalterne della bontà del neo liberismo, della necessità di tagliare la spesa sociale, li ha convinti della necessità di produrre di più e di guadagnare di meno, li ha convinti che lavoro precario fosse giusto.

Il comando nella comunicazione ha rimesso al centro delle vite la sicurezza, per cui essere controllati, perquisiti e spiati non significa violazione della privacy, ma una necessità della sicurezza, che proprio attraverso le nuove tecnologie della comunicazione, diventa una condizione per la salvaguardia del benessere occidentale. Il comando nella comunicazione ha deciso che ci sono uomini e donne sconfitti fin dalla nascita e per questo esclusi per sempre dalla storia e dallo sviluppo dell'umanità. Essi sono milioni e milioni di persone a cui si negano diritti politici e sociali, istruzione, salute, cibo e addirittura acqua potabile. A loro viene negato in definitiva il diritto alla esistenza in vita, il diritto di camminare come esseri viventi sulle vie del pianeta: vengono catalogati nella sottospecie dei migranti, da cacciare, rinchiudere, respingere. Essi non hanno neppure il diritto di fuggire da una catastrofe certa. Il comando nella comunicazione promuove caste, lobby, ceti sociali intoccabili e satrapie corporative.

Il comando nella comunicazione ha messo a valore la stragrande maggioranza del tempo della vita dei singoli: produciamo valore quando lavoriamo, produciamo valore quando consumiamo, produciamo valore quando siamo lettori di libri o giornali, spettatori, telespettatori o navigatori su internet. Anche quando telefoniamo o semplicemente scriviamo sms, i nostri gusti, le nostre preferenze, i nostri atteggiamenti, i nostri stili di vita e di pensiero diventano un valore economico, un valore d'uso, ma anche un valore di scambio, utile alle reti televisive, alle testate giornalistiche, alle compagnie telefoniche, ai browser per produrre ricchezza, espropriandola sfacciatamente ai singoli, ai consumatori, ai cittadini. Le grandi concentrazioni dei media sono avvenute in tutto il mondo occidentale, sono quotate nelle Borse, attirano investimenti, costruiscono fortune finanziarie immense, paragonabili alle plusvalenze del ciclo dell'automobile o del petrolio: influiscono, forzano, manipolano le democrazie, le elezioni, scelgono i potenti, accompagnano le ascese dei potentati, li tengono in vita.

Oggi non si censura, negando la parola, oggi si censura parlano con parole grosse di altro, di altri. L'importante non è confutare una tesi, ma distrarre l'attenzione, indirizzare l'emotività verso altri stimoli. L'obiettivo è uno e categorico: tenere vivo l'interesse, per distoglierlo, manipolarlo, indirizzarlo verso una direzione prestabilita. La parola d'ordine è perentoria: catturare l'attenzione. Dopo "Il naso fuori" e "Beh, buona giornata", ecco "Sono ancora vivo", il mio terzo libricino, come si compisse una trilogia, il cui scopo è semplice: liberare la vostra attenzione. Almeno per un po', giusto il tempo che vorrete dedicargli. Così, tanto per sentirsi vivi. Che ogni tanto fa bene. Beh, buona lettura.