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Interact/3. Dupasquier (Tradelab): “Un modello di business centrato sul tempo di esposizione (Cost per Hour) per massimizzare efficacia ed efficienza delle campagne display”

L’offerta di Tradelab prevede che ogni passaggio – raccolta dei dati, segmentazione dei target, personalizzazione della piattaforma e degli algoritmi – sia cucito su misura del cliente: una consulenza sartoriale che si accompagna a un nuovo standard per la misurazione dell’esposizione degli utenti alla pubblicità, introducendo una metrica basata sul tempo – il Cost Per Hour – al posto del classico CPM.

"Nell'era della verticalizzazione, le piattaforme costruite secondo modelli 'taglia unica' che vadano bene per tutti, non riescono a coprire più del 70% del target che le aziende vogliono raggiungere. Per arrivare al 100% occorre piuttosto cucire sugli inserzionisti abiti – cioè piattaforme – su misura". Questo il punto di partenza del keynote tenuto a Interact, il congresso annuale di IAB Europe in svolgimento oggi, 23 maggio, e domani al Superstudio di Milano, da Yohann Dupasquier (nella foto), Chief Executive Officer & Co-Founder Tradelab.

"Non solo piattaforme – ha proseguito – ma algoritmi personalizzati e su misura, costruiti in funzione del target e degli obiettivi di ogni singolo cliente":

Citando la case history Ubisoft, azienda produttrice di videogiochi, Dupasquier ha spiegato come la prima esigenza del cliente fosse quella di conoscere molto di più e molto meglio gli utenti dei suoi prodotti: “Per questo siamo andati più a fondo possibile sul piano tecnologico, costruendo per loro dei segmenti di target
ad hoc e algoritmi proprietari che ottimizzassero prima la raccolta dei dati e poi l’esecuzione delle campagne”.

Dal punto di vista del planning, ha aggiunto Dupasquier, “Sappiamo che il ‘capping’, il controllo della frequenza di esposizione è importante. Ma non basta. Perché ciò che rende memorabile l’advertising non è tanto il numero di volte in cui l’utente vede un il messaggio prima di ritenerlo irritante, quanto piuttosto la quantità totale di tempo cui vi è esposto. Il problema è quello di identificare quale sia la soglia oltre la quale l’utente in target non veda più l’annuncio pubblicitario come un servizio ma come un fastidio: per farlo
abbiamo messo a punto un algoritmo di controllo della durata di esposizione al messaggio che si è rivelato fondamentale nel massimizzare i risultati della pianificazione”.

Brand Impact, questo il nome dell’algoritmo messo a punto da Tradelab, introduce sul mercato un nuovo parametro di misurazione, il Cost per Hour, passando così da un criterio di visibilità, dominato dal CPM, a un
criterio di durata di esposizione dove gli inserzionisti pagano solo per quegli annunci che sono realmente visti e sulla base dei secondi di visibilità.

“Applicato a Ubisoft – ha concluso Dupasquier –, Brand Impact ha permesso di aumentare il tasso di visita del 28% e di ridurre il CPH del 44%”.

 

TR